B-cult, Distretto 13: le brigate della morte

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Torniamo ad occuparci di John Carpenter e dei suoi primi lavori low-budget. Dopo aver terminato nel 1974 Dark Star, il regista si trova a disposizione un piccolo budget e completa libertà per realizzare il western metropolitano Distretto 13- le brigate della morte, un’ottima soluzione che permise al regista di mediare il suo desiderio di realizzare un western classico con i pochi mezzi a disposizione.

Un isolato distretto di polizia situato in una pericolosa zona di Los Angeles presidiata da gang giovanili  viene assediato da una banda di teppisti determinata a massacrarne tutti gli occupanti, per il manipolo di assediati all’orizzonte un’interminabile nottata di terrore.

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Carpenter ammicca al cinema di Romero, trasforma gli zombie in teppisti e cita il western di Hawks Un dollaro d’onore per mettere su schermo tensione, violenza  e claustrofobia all’ennesima potenza, lasciando la lettura politica e sociale ai margini e dedicandosi anima e corpo a coinvolgere lo spettatore in una spirale di tensione di rara efficacia.

In Distretto 13 c’è la summa di tutto il cinema futuro di Carpenter, a partire dalla coinvolgente colonna sonora da lui stesso composta, sino al tema dell’assedio che rivedremo amplificato nei successivi La cosaIl signore del male, poi la violenza ed il gore portati all’estremo, altro marchio di fabbrica del regista.

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Distretto 13 è il B-cult per eccellenza, girato in 20 giorni con un budget di circa centomila dollari, negli States ne incassò il doppio, mentre in Italia il film non approdò mai nele sale, almeno sino al 1999 in cui una versione restaurata venne proiettata durante il festival di Torino. Il film ha avuto recentemente un dignitoso remake Assault on precinct 13 ad opera del regista francese Jean-Francois Richet.

Da rivalutare perchè: per riscoprire le origini e le suggestioni di un regista che ha fatto della connotazione B-movie un’inconfondibile marchio di fabbrica.