30 days of night: Dark days, recensione in anteprima

Dieci mesi sono passati dal massacro della cittadina di Barrow che ha visto un centinaio di persone trucidate da una tribù di vampiri che approfittando della lunga notte che ogni anno avvolge l’Alaska, ha messo sotto assedio un manipolo di superstiti guidati dallo sceriffo Eben Oleson e da sua moglie Stella.

Stella (Kiele Sanchez) dopo il sacrificio del marito che trasformatosi in vampiro ha permesso alla moglie di salvarsi, per poi lasciarsi morire tra le braccia di quest’ultima di fronte ad una liberatoria alba, non  ha preferito dimenticare  come hanno fatto in molti ed ha girato per gli States tenendo conferenze e provando a raccontare la sua verità.

Derisa da molti e considerata una pazza farneticante dalle autorità Stella incontrerà un gruppo di sopravvissuti come lei che hanno perso i propri familiari a causa dei vampiri, ed è in questo manipolo di cacciatori che Stella troverà un motivo per continuare la propria lotta passando dalla teoria ai fatti, pronta ad affrontare Lilith (Mia Kirshner) la regina-vampiro a capo della tribù che ha assalito la sua cittadina e causato la morte del marito, che è di nuovo pronta a salpare con una nave per altri trenta giorni di efferata baldoria.

Sequel direct-to-video dopo il successo di 30 giorni di buio, trasposizione dell’omonima graphic-novel di Steve Niles e Ben Templesmith portata sullo schermo dalla Ghosthouse Pictures casa di produzione del regista Sam Raimi e diretta da David Slade, ottima prova che permetterà a Slade di cimentarsi in seguito ancora con il filone stavolta in salsa romance, dirigendo Eclipse terzo capitolo della saga di Twilight.

Per questo sequel si riduce considerevolmente il budget, cambio nel cast, fuori Melissa George dentro nei panni della protagonista Stella Oleson l’efficace Kiele Sanchez, quest’ultima già vista nel serial Lost e che in questo caso si dimostra una tormentata eroina action oltremodo credibile.

Lo script a cui ha collaborato ancora Steve Niles co-autore del fumetto originale si dimostra decisamente solido, il regista designato Ben Kelai utilizza al meglio il budget a disposizione, la storia abbandona suggestioni da cinema d’assedio care a registi come Carpenter e Romero per abbracciare l’action-metropolitano che ha fatto la fortuna di serie come Blade.

30 days of night: Dark days nonostante la limitazione imposta dal formato direct-to-video non si rivela come spesso accade l’ennesimo sequel tirato via, la mitologia dell’originale è rispettata, gli effetti gore sono ben dosati e nonostante l’uso della CGI in un paio di casi di notevole impatto visivo, il cast funziona e anche se di certo il film non è paragonabile per ovvi motivi all’originale, vale senza dubbio il costo di un noleggio.