Recensione: Rambo

John James Rambo è uno dei tanti reduci del Vietnam, figli reietti di un America che dopo averli usati non ne vuole più sapere di loro, solo e in cerca di se stesso,  l’uomo si mette alla ricerca dei suoi commilitoni, quelli che hanno condiviso in Vietnam con lui l’odore della paura e della morte, la sua unica famiglia.

Arrivato in una piccola e sonnnolenta cittadina americana, viene a sapere che anche l’ultimo membro della sua squadra è morto, ucciso dal cancro, rassegnato Rambo riprende il suo cammino  senza meta.

Purtroppo Rambo ha uno scontro con la polizia locale, in particolare con lo sceriffo Will Teasle (Brian Dennehy), che prima lo invita, senza alcun motivo, a lasciare la città e dopo, vista la sua resistenza, lo arresta. Portato in carcere Rambo viene fatto oggetto di scherno ed abusi.

La rabbia repressa e la mente sconvolta dalla guerra trasformano Rambo in una furia inarrestabile e così, dopo aver pestato gli uomini dello sceriffo, e rubato una moto, Rambo si rifugia tra le montagne, e lo sceriffo mette in moto una vera e propria caccia l’uomo, con un solo ordine: sparare a vista.

Purtroppo lo zelante sceriffo non ha fatto i conti con l’addestramento militare e l’istinto di sopravvivenza dell’ ex-soldato che uno ad uno, tra ingegnose trappole e fugaci imboscate , inizia a mettere fuori gioco l’intera squadra dello sceriffo, e Teasle è costtretto suo malgrado a far intervenire la guardia nazionale.

Durante l’ennesimo tentivo di stanare Rambo, in città arriva il colonnello Samuel Trautman (Richard Crenna), che ha avuto sotto il suo comando Rambo durante la guerra, l’uomo cerca di mettere in guardia  lo sceriffo sulla pericolosità della situazione, ma lo sceriffo ormai acceccato dalla rabbia continua la sua guerra personale contro il reduce.

Dopo aver messo a ferro e fuoco la cittadina, Rambo si rifugia in un negozio d’armi dove rimarrà sotto assedio fino a che Trautman riuscirà a convincerlo a consegnarsi alle autorità.

Il regista Ted Kotcheff gira con mano sicura questo mitico action, che fa ormai parte, con la sua icona reaganiana John Rambo, della storia del cinema e degli anni ’80 che hanno visto Hollywood, nel periodo post-rambo, sfornare una miriade di cloni da guerra ipermuscolarizzati in cerca di facili guadagni, ma che ci hanno comunque fatto divertire non poco.

Stallone dopo il successo di Rocky e qualche interpretazione poco memorabile si cuce addosso un altro personaggio di poche parole e molti fatti, lanciandosi in un’operazione in cui, grazie anche all’ottima regia, si riesce a parlare anche di vietnam e reduci, problemi che l’America negli anni ha cercato di seppellire con i suoi scomodi protagonisti.

Il cast è ricco di grandi caratteristi, tra cui l’accoppiata vincente Brian Dennehy e Richard Crenna, due facce della stessa medaglia. Infine un paio di  curiosità nel romanzo da cui è tratto lo script e nel finale alternativo del film, Rambo muore per mano di Trautman mentre tenta la fuga.