Vallanzasca-Gli angeli del male, recensione in anteprima

Renato Vallanzasca (Kim Rossi Stuart) conosciuto come il bel Renè sta scontando una lunga pena detentiva e con un altrettanto lungo flashback ricorda la prima adolescenza, gli amici d’infanzia e la prima esperienza in un carcere minorile, dove comincerà a percepire il suo destino malavitoso che lo porterà dai furtarelli alle rapine, dai sequestri di persona agli omicidi, tappe che segneranno la sua criminosa escalation e la sua elezione a boss della Comasina.

Gli anni ’70 sono il punto nevralgico della carriera e delle gesta di Vallanzasca, Milano diventa il suo territorio, l’iniziale rivalità con il boss Francis Turatello (Francesco Scianna) che si sentirà minacciato dall’ambizione del nuovo arrivato che sta vivendo il suo periodo d’oro, ma mentre la sua banda si amplia Vallanzasca finisce in carcere accusato di rapina, seguirà a qualche anno di distanza un’evasione e una sanguinosa faida tra bande che trasformerà la città in un campo di battaglia.

Nel frattempo l’escalation criminale della banda raggiunge il suo apice, i crimini assumono i connotati della violenza gratuita, in special modo quelli dello stesso Vallanzasca che inanella una serie di omicidi che lo porteranno inevitabilmente verso un prevedibile epilogo, che però non lo vedrà come spesso capita vittima dell’ennesimo scontro a fuoco, ma ad invecchiare in un carcere contemplando anno dopo anno lo sbiadirsi della maschera del Bel Renè.

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B-cult, Distretto 13: le brigate della morte

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Torniamo ad occuparci di John Carpenter e dei suoi primi lavori low-budget. Dopo aver terminato nel 1974 Dark Star, il regista si trova a disposizione un piccolo budget e completa libertà per realizzare il western metropolitano Distretto 13- le brigate della morte, un’ottima soluzione che permise al regista di mediare il suo desiderio di realizzare un western classico con i pochi mezzi a disposizione.

Un isolato distretto di polizia situato in una pericolosa zona di Los Angeles presidiata da gang giovanili  viene assediato da una banda di teppisti determinata a massacrarne tutti gli occupanti, per il manipolo di assediati all’orizzonte un’interminabile nottata di terrore.

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Nemico Pubblico N.1-L’ora della fuga: recensione

Seconda ed ultima puntata della biografia crime sul bandito Jacques Mesrine (Vincent Cassel), vero incubo per le autorità francesi e idolo mediatico per stampa e tv. Dopo la rocambolesca evasione da un carcere canadese ed il seguente tentativo d’assalto fallito per liberare altri detenuti, Mesrine  braccato torna a Parigi dove diventa il terrore delle banche della capitale francese, è un escalation di furti, inseguimenti con la polizia, sfide aperte, prigionia e di nuovo spettacolari fughe degne di Houdini.

La sfida tra Mesrine e la polizia è pane per i media che alimentano il conflitto e danno voce ad un Mesrine sempre più eccessivo, sopra le righe e grottesco, ormai in preda ad una sorta di delirio d’onnipotenza. Il criminale ha nel tempo instaurato un ambiguo rapporto con la stampa che porterà come effetto collaterale inaspettato l’esecuzione di un giornalista reo di averlo diffamato. Ormai totalmente fuori controllo, tra deliranti annunci e ormai schiavo della sua stessa immagine mediatica, Mesrine verrà ucciso dalla polizia in mezzo al traffico parigino con un’imboscata in piena regola culminata una vera e propria esecuzione.

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Recensione: Nemico Pubblico N.1 – L’istinto di morte

Come ogni biopic che si rispetti il prologo coincide con l’epilogo, siamo nel 1979, nel bel mezzo del traffico parigino assistiamo all’esecuzione in piena regola del gangster Jacques Mesrine (Vincent Cassel), che ci accompagnerà in un lunghissimo flashback indietro nel tempo fino al 1959, Mesrine è in Algeria, arruolato e per la prima volta uccide un prigioniero a sangue freddo durante un interrogatorio, sarà la scoperta di un naturale istinto per l’omicidio.

Tornato in patria Mesrine non riesce ad adattarsi alla vita fatta di piccole quoridianità, lavoro e famiglia, ben presto verrà trascinato dalle sue amicizie nella malavita francese, fatta di bar malfamati, prostitute, omicidi e la conoscenza di un boss che lo prenderà sotto la sua ala, Guido (Gerard Depardieu), nel frattempo Mesrine si sposa e diventa padre.

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Jean-Francois Richet: biopic e crime-movie

Jean-Francois Richet nasce a Parigi il 4 Luglio 1966, l’esordio è folgorante, la sua opera prima Inner city (Eta des lieux) nel 1995, viene nominata ai Cesar, gli Oscar francesi, come miglior opera prima, il regista traspone su schermo alcune esperienze vissute e cenni autobiografici.

Nel 1997 altro successo con il drammatico Ma-6T va crack-er, critiche entusiastiche e ottimi incassi per il regista che nel 2001 replica con About love (De l’amour), l’amore e le sue conseguenze con la sensibilità ed il tocco squisitamente francese.

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Cesar 2009, trionfa Seraphine, bene Nemico pubblico n.1, sconfitto ancora Gomorra

I trentaquattresimi Cesar, i riconoscimenti del cinema francese hanno un vincitore assoluto, il film Seraphine, di Martin Provost, che si è aggiudicato ben sette statuette tra cui quello per miglior film e quello per la migliore attrice protagonista (Yolande Moreau). Bene anche Nemico pubblico N.1, che vince tre premi (tra cui quello come miglior regista, assegnato a Jean Francois Richet, e quello per il migliore attore protagonista, finito a Vincent Cassel) e Le premier jour du reste de ta vie, che trionfa nelle categorie degli attori esordienti e nel montaggio.

Nella serata che vedeva un parterre ricco di stelle, da Monica Bellucci a Sean Penn, da Emma Thompson a Diane Kruger, ennesima amarezza per il cinema italiano: il film di Matteo Garrone, Gomorra, candidato come miglior film straniero, è stato battuto nuovamente dal film isreaeliano Valzer con Bashir, che si consola così dalla beffa ricevuta agli ultimi Oscar.

Andiamo a vedere tutti i vincitori divisi per categorie. Vi ricordo che se volete vedere chi erano i candidati ai Cesar 2009 non dovete fare altro che cliccare sul link.

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