Robot, 90 anni di fantascienza al cinema e non solo

Nonostante sia trascorso quasi un secolo il termine robot, che proprio in questi giorni compie 90 anni, è ancora uno dei termini più rappresentativi dell’universo fantascientifico, dalla notte dei tempi si è contribuito a creare un vero e proprio immaginario popolato da versioni meccanizzate e antropomorfe dell’essere umano che con il passare dei decenni hanno subito fisiologiche ed inevitabili mutazioni, vedi allora coniare termini come cyborg, androide o replicante adattandoli di volta in volta al concetto di umanità e coscienza di se, all’essere in quanto esistere con tutti i dilemmi che ne possono conseguire.

Il cinema dal canto suo ha saccheggiato l’immaginario dei piu grandi scrittori di fantascienza per dare corpo ad un esercito di automi in celluloide dalle più svariate fogge e dalle diverse personalità, lo scrittore Isaac Asimov va oltre immaginando una società il cui i robot rappresentano il quotidiano e coniando le Tre leggi fondamentali della robotica che ritroveremo applicate ne L’uomo Bicentenario e violate nel thriller-fantascientifico Io, Robot, oltre che citate dall’androide Bishop nel sequel Aliens-Scontro finale.

L’universo dei robot su grande schermo è vasto e popoloso, Fritz Lang ne concepì un archetipo al femminile in Metropolis che poi ispirò Lucas per il suo C3-PO, quest’ultimo fa parte di una schiera di robot lavoranti concepiti per servire ed assistere vedi l’R2-D2 di Star Wars, il Robby del classico Il pianeta proibito, il Gort di Ultimatum alla terra o il Numero 5 di Corto circuito, quest’ultimo fonte d’ispirazione per il memorabile Wall-E della Pixar.

Citiamo doverosamente anche l’universo dei B-movies che di robot killer e macchine ribelli ha fatto senz’altro virtù, tanto per fare qualche eclatante esempio citiamo il tecno-thriller tratto da Michael Crichton Runaway in cui uno psicopatico utilizza le sue conoscenze in robotica per trasformare robot di uso quotidiano in killer, Screamers tratto da Philip K. Dick e Virus di John Bruno in entrambi i casi i robot si autoriparano, modificano e riproducono evolvendo a mo’ di pandemia tecnologica e infine Hardware-Metallo letale di Richard Stanley, in un cupo futuro post-apocalittico un letale robot militare in disarmo torna in azione.

Naturalmente per concludere degnamente non possiamo non citare i mecha dell’universo degli anime giapponesi dove giganteschi robot preservano l’esistenza della razza umana, vedi anche la versione a stelle e strisce rappresentata dai robottoni mutaforma Transformers o in qualche caso diventano letali strumenti di morte, come appunto accadeva nel futuro post-apocalittico creato da James Cameron con i suoi letali Terminator, all’esterno umani sintetici all’interno avanzatissimi endoscheletri robotizzati.

Vi lasciamo a due video che danno il giusto spazio ad altri robot cinematografici che per ovvi motivi di spazio non siamo riusciti ad inserire. Buona visione.