The Uninvited: recensione in anteprima

Anna (Emily Browning) ha assistito alla morte della madre gravemente malata in un incendio, dopo un tentativo di suicidio viene internata in un ospedale psichiatrico dove comincia un lungo percorso di guarigione e di elaborazione del lutto, poi finalmente viene dimessa pronta a tornare in famiglia e riabbracciare il padre e la sorella Alex (Arielle Kebbel).

Al ritorno però una spiacevole sorpresa attende la ragazza, Rachel (Elizabeth Banks), l’infermiera che si è occupata a suo tempo della madre, si è trasferita in casa e vive con il padre e la sorella, ad aggiungere benzina sul fuoco una serie di inquietanti incubi notturni gli mostrano l’inquieto fantasma della madre deciso a non riposare in pace,

Gli incubi aumenteranno con l’aumentare della tensione in casa e il rapporto con la matrigna sembra proprio non consolidarsi, anzi gli incubi nel frattempo diventano allucinazioni diurne sempre più terrificanti e realistiche ed un atroce dubbio si fa strada nella mente di Anna, che la prematura morte della madre non sia stata un incidente?

Confidato il sospetto alla sorella, le due inizieranno ad investigare sull’oscuro passato della matrigna che si rivelerà più che sorprendente, nel frattempo nelle visioni di Anna compaiono anche tre misteriosi bambini…

I registi e fratelli Charles e Thomas Guard hanno decisamente l’intenzione di diventare i primi cloni americani dei fratelli Pang, talentuosi registi thailandesi specialisti in ghost stories da poco entrati nella grande famiglia hollywoodiana.

The Uninvited, che aspira ad essere il remake dello splendido Two sisters del coreano Kim Ji-Woon, li vede miscelare lo stile dei suddetti registi orientali con dinoccolate apparizioni ectoplasmatiche dal sapore decisamente J-horror con l’aggiunta di tutti i clichè tipici del thriller sovrannaturale e non, così ben rappresentati da molto buon cinema di genere americano negli ultimi vent’anni.

L’incipit ci regala un fantasma in cerca di vendetta che ricorda quello de Le verità nascoste di Robert Zemeckis e se l’inizio è intrigante col passar del tempo tutto scivola nella prevedibilità più assoluta, le sparute scene adibite al canonico spavento non riescono a fare fino in fondo il loro dovere e anche se alla fine i fratelli Guard cercano di sparigliare le carte, a visione conclusa si ha la fastidiosa sensazione di aver appena consumato un bel piatto precotto.