Recensione: Ember – Il mistero della città di luce

Ember è una città sotterranea, creata dall’uomo per ospitare i terrestri (mentre la Terra si rigenera da una catastrofe) alimentata da un grande generatore, che può andare a pieno regime solo per 200 anni prima di spegnersi lentamente.

Sono passati 250 anni e gli abitanti di Ember non sanno più perché vivono nelle viscere della Terra (suppongono che la motivazione sia che fuori dalla loro città non ci sia altro che il buio), ma accettano i continui e sempre più lunghi blackout e che il sindaco Cole (Bill Murray) assegni loro i lavori, che dovranno svolgere per tutta la vita e gestisca a suo piacimento le risorse della comunità.

Due ragazzi, Lina (Saoirse Ronan) e Doon (Harry Treadaway), però, non ci stanno e, prima si scambiano le professioni (lui, che sogna di poter riparare il generatore, una volta designato messaggero, dà il suo lavoro a lei, che vuole recapitare messaggi, ma che è stata scelta come riparatore di tubature), poi, scoperto che il loro mondo è corrotto, decidono di lasciare Ember, con l’aiuto del padre di Doon (Tim Robbins) un inventore e di quello dell’anziano capo addetto alle tubature Sul (Martin Landau).

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Recensione: Natale a Rio

Piero (Ludovico Fremont) e Marco (Emanuele Propizio) sono due giovani dell’accademia militare in congedo per 14 giorni, che sognano di andare in vacanza a Rio, ma non hanno il coraggio di dirlo ai propri genitori, il palazzinaro Paolo Berni (Christian De Sica) e il professore di Etica Mario Patani (Massimo Ghini), con cui sono costretti a passare le vacanze. I ragazzi non sanno, però, che i due uomini divorziati non vogliono averli tra i piedi, perché hanno deciso di partire per il Brasile anche loro per il Brasile.

Dopo essersi raccontati un mucchio di bugie, i ragazzi sostengono di voler fare un viaggio culturale a Madrid, i genitori di dover rimanere a casa a fare la classica tombolata in famiglia, tutti e quattro partono per la meta predestinata, ma a causa di omonimia si scambiano le abitazioni: Piero e Marco finiscono in un residence extralusso e Paolo e Mario nell’ostello dei figli. Come se non bastasse nella città Carioca ci sono pure le ex mogli a rifarsi il seno.

Nell’altra storia, Linda (Michelle Hunziker) decide di presentare, a suo padre, Gianni (Paolo Conticini), il futuro sposo (traditore), ma prima di partire per il Sudamerica, pensando di chattare con lui su internet, finisce per illudere il povero Fabio (Fabio De Luigi), che da sempre la ama di nascosto e che decide di passare le vacanze con lei senza sapere di essere soltanto il terzo incomodo.

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Marty: oltre il recinto

Il salto oltre il recinto dello zoo che ci circonda ha un significato ambivalente per molti di noi; a volte si tratta della necessità violenta di liberarsi di qualcosa, a volte si tratta della voglia di aver qualcosa di cui lamentarsi; altre volte ancora è il bisogno protettivo di avere un limite da temere.

Vi ricordate The Truman Show? Io me lo ricordo. Se ci pensate un attimo, pensare a quel film e poi pensare a Marty ci riporta a considerare questo entusiasmo che caratterizza gli strati profondi della personalità, e che inevitabilmente, superate certe soglie, arriva a far compiere imprese grandiose.

Anche Marty non deve illudersi
: quando si è personaggi di una storia da raccontare, non c’è scampo: si è una parte, ed essere un tutto idempotente e attivo è solo una mera illusione; “giusto quello che basta per vivere”, direbbe qualcuno.

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Recensione: Il cosmo sul comò

Dopo Tu la conosci Claudia? tornano a farsi sentire Aldo, Giovanni e Giacomo. Sembra sia passata una vita, ed eccoli di nuovo sui nostri grandi schermi con un film a episodi fatti per far ridere e illuminati dalla voce del grande maestro orientale Tsu’ Nam.

Si inizia proprio dai modi serafici del maestro, accompagnato dai suoi sgangherati discepoli; sono loro l’inizio e la fine, e la ricerca dell’illuminazione diventa ricerca di quello che volete voi: le risate, una critica non molto velata alla specie umana e a quella italiana in particolare.

Il primo dei tre episodi mi è sembrato forse il più debole, dando al film un inizio abbastanaza pacato; vediamo le tre famiglie dei nostri eroi, stereotipate quanto basta, che cercano (invano) di allontanarsi da una fastidiosa Milano d’agosto. Ovviamente per un motivo o per un altro non vi riuscianno, e le loro strade sono destinate grottescamente a incrociarsi.

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Paz Vega: tra sensualità e talento

Paz vega nasce a Siviglia (Spagna) il 2 Gennaio 1976, esplosiva miscela di caliente fascino ispanico e talento per la recitazione, viene folgorata dal teatro e abbandona una promettente carriera sportiva nel nuoto, il suo debutto sarà proprio in teatro a soli quindici anni in una pièce di Federico Garcia Lorca “La casa de Bernarda Alba“.

Mentre continua gli studi di recitazione si iscrive anche a Scienze dell’informazione, per accontentare i genitori non convinti della strada intrapresa dalla giovane e per non perdere il loro sostegno economico. Una volta convinti i genitori e lasciati i corsi di giornalismo Paz Campos Trigo, questo il suo vero nome, si stabilisce a Madrid, si fa assumere come barista, cambia il suo cognome in Vega, adottando quello della nonna e inizia la caccia al successo, tra provini e delusioni in attesa della grande occasione.

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Recensione: Il bambino con il pigiama a righe

Anni ’40 Bruno, otto anni, al ritorno da scuola trova la sua casa in fermento, sembra dal gran movimento e dall’agitazione della madre che stiano per trasferirsi, in Bruno nascono le prime paure, l’allontanarsi da luoghi familiari e dagli amici lo preoccupa molto, e le sue paure si fanno reali quando parte e si ritrova in campagna in una grande ed inquietante casa isolata, senza nessun vicino con cui giocare. Ben presto la noia si farà strada nelle lunghe giornate del bambino e la curiosità lo porterà ad esplorare i dintorni, compresa quella “fattoria” circondata dal filo spinato oltre il bosco.

Le sue continue domande sulla strana fattoria che vede dalla finestra, abitata da delle persone che indossano dei pigiami a righe innervosisce non poco la famiglia di Bruno, la sorella Gretel sembra comunque non interessarsi molto del fratellino, la madre racconta storie su fantomatici campi di lavoro raccontategli dal marito ufficiale nazista, ma la curiosità di Bruno è forte e lo porta a fare la conoscenza di uno degli internati, un bambino della sua stessa età Shmuel, instaurera’ con lui una tenera amicizia che sfocierà in terribili conseguenze e nella scoperta di una crudele e sconcertante verità.

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Saul Dibb: uno sguardo realista sulla nobiltà inglese

Saul Dibb, regista inglese classe 1968, è un professionista dalle molteplici abilità, sceneggiatore regista e direttore della fotografia, questi sono alcuni dei ruoli che ha ricoperto nella sua carriera dagli esordi in tv fino alla sontuosa biopic in costume La Duchessa.

Gli esordi del regista sono con alcuni documentari e serie televisive, ricordiamo Easy money (2003), storia di una attrice porno, e alcuni episodi di The life is beauty (2006),The end of the street (2006) e The love chord (2006), ricordiamo anche la sua partecipazione come direttore della fotografia al documentario Tottenham Ayatollah (1997).

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Recensione: Madagascar 2

Alex, Marty, Gloria e Melman, gli irriducibili compagni dello zoo di New York, che nel primo capitolo della saga finiscono in Madagascar, vogliono tornare a casa: con loro si imbarcano sull’aereo della Air Penguin (pilotato e gestito dai pinguini), anche Re Julien con il suo fedele consigliere Maurice che, però, volano in prima classe con le scimmie.

A causa della scarsità del carburante, il viaggio di ritorno si conclude anzitempo nella savana ai piedi del Kilimangiaro: qui i nostri protagonisti, mentre i pinguini e le scimmie si danno da fare per ricostruire il velivolo, scoprono di non essere gli unici della loro specie, di avere una famiglia o un branco, che ha le loro stesse caratteristiche e con la quale bisogna imparare ad integrarsi.

Peccato, che sullo sfondo ci sia sempre l’uomo, che con i suoi turisti fai da te, guidati dalla vecchietta del metro, pensa di sopravvivere come si fa all’interno dei reality televisivi e di portare un po’ di civiltà in quei posti incontaminati.

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Crisi economica nel cinema: la soluzione francese e quella italiana

La crisi economica nel mondo del cinema non la sente solo Hollywood, ma anche il Vecchio continente. Per questo motivo, sia l’Italia che la Francia stanno cercando nuove strategie, ma mentre quelle italiane sono basate sulla richiesta di soldi alla Comunità Europea, quelle francesi sono a livello legislativo.

L’Italia ha ottenuto dalla Commissione europea 104 milioni di incentivi fiscali per la produzione cinematografica, a sostegno delle produzioni italiane di interesse culturale (già rabbrividisco al pensiero): gli incentivi, che si potranno usare fino al 31 dicembre 2010, potranno coprire fino al 50% delle tasse per le normali produzioni e fino all’80% dei film a basso costo.

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Aurelio De Laurentis annuncia Natale a Beverly Hills

Mentre da ieri in oltre 820 sale in Italia imperversa il Natale a Rio, Aurelio De Lauretiis ha annuncito, a margine dell’intervista rilasciata al Tg1, quale sarà il titolo del prossimo cinepanettone e di conseguenza anche la meta predestinata. Il produttore dice:

Il prossimo sarà Natale a Beverly Hills Obama Permettendo.

Nel 2009 sappiamo che la meta sarà nuovamente estera, ma è ancora troppo presto per sapere quali saranno i protagonisti e le storie raccontate.

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The Spirit, Up, Beverlu Hills Chihuahua, Una notte al museo 2, Harry Potter e il principe mezzosangue: video e trailer

Anche oggi deliziamo i vostri occhi con trailer e video di film di prossima uscita in Italia e negli States: oggi vi vogliamo mostrare Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Up, The Spirit, Beverly Hills Chihuahua e Una notte al museo 2.

Cominciamo da Night at the museum 2: Battle of the Smithsonian, il sequel di Una notte al museo, diretto da Shawn Levy, con Ben Stiller, Amy Adams, Dick Van Dyke, Owen Wilson, Robin Williams e Steve Coogan, che uscirà il 22 maggio 2009 negli Stati Uniti.

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Nothing but the truth: esce nelle sale americane il thriller politico con Kate Beckinsale

Dai tempi della fonte più famosa della storia del giornalismo, quel Gola profonda che collaborò all’esplosione dello scandalo Watergate, deontologia vuole, che ogni giornalista, anche a costo di beccarsi salate pene pecuniarie o peggio, finire dietro le sbarre, debba proteggere le proprie fonti, e in Nothing but the truth si vedono le conseguenze di questa coraggiosa linea di condotta.

Rachel Armstrong, giornalista politica, vive e lavora nella città di Washington, in seguito ad un suo articolo, un agente della CIA sotto copertura viene inquisito. Quando gli viene chiesto di rivelare il nome della sua fonte, Rachel rifiuta, innescando un meccanismo ben noto al mondo del giornalismo, scegliere tra il proprio credo lavorativo e professionale e un sistema giudiziario che punisce e si scontra con regole che da anni vengono applicate dai giornalisti a prescindere dalle leggi applicate nei tribunali americani.

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The puzzle: frammenti di un thriller

Interno, notte, un telefono squilla, una donna risponde urlando qualcosa all’interlocutore dall’altra parte dell’apparecchio, sembra essere il figlio con l’ennesima richiesta di soldi, lei stizzita riaggancia, di nuovo uno squillo. due…..la donna ignora il telefono e si siede in sala da pranzo intenta a terminare un puzzle iniziato ore prima, sembra tornata la tranquillità, ma la notte riserva ancora delle sorprese……..

Non fatevi ingannare dall’incipit in lingua inglese, The puzzle è un corto italiano, il regista è Davide Melini, giovane ma con alle spalle una lunga lista di collaborazioni ed esperienze sul campo, l’ultima con Dario Argento in cui ha ricoperto il ruolo di aiuto-regista ne La terza madre, appassionato di horror, in questo corto, di appena cinque minuti esplora tecniche e meccanismi del thriller, con una regia da manuale inanella una serie di inquadrature, che giocano con il genere aiutate da un’ottima colonna sonora e da una fotografia dalle notevoli suggestioni cromatiche.

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Le avventure del topino Despereaux: esce in Inghilterra e America il cartoon di natale

Dopo Stuart Little, il Topolino sotto sfratto di Verbinski e Ratatouille il ratto chef della Disney , ecco Despereaux un nuovo compagno d’avventure per i più piccoli, ma che strizza l’occhio anche ai papà e alle mamme che giocoforza dovranno accontentare la prole e tornare per un paio d’ore un pò bambini.

Despereaux è un grazioso topolino dotato di una spiccata intelligenza, che però invece che aiutarlo lo fa finire spesso e volentieri nei guai. Queste sue innate capacità intellettive vanno purtroppo, di pari passo con una certa audacia e spericolatezza che lo portano a vivere molte avventure/disavventure, una di queste lo porterà al cospetto nientemeno che di una principessa. La sfrontatezza del topino nel rivolgere la parola alla regal pulzella lo farà spedire in prigione e tra le grinfie di alcuni ratti poco raccomandabili, e il piccolino dovrà usare tutta la sua furbizia per sopravvivere e riguadagnare al libertà.

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