Immaturi, recensione

Assistiamo alle melanconiche vicissitudini di sei perenni maturandi e non solo in senso scolastico, perchè questi sei ex-compagni di liceo si ritrovano dopo 20 anni con vite incasinate, responsabilità latitanti e un diploma tanto sudato che viene invalidato costringendoli a tornare sui libri per ridare un esame che ha rappresentato, nonostante alti e bassi emotivi, il periodo più bello e spensierato della loro vita.

Giorgio (Raoul Bova) è uno psicologo infantile che sembra vivere un’intesa di coppia sin troppo perfetta con la sua compagna (Luisa Ranieri), almeno sino a che lei non gli comunica un’inaspettata gravidanza e a lui non manca il terreno sotto ai piedi.

Lorenzo (Ricky Memphis) agente immobiliare è un mammone e bamboccione di quelli temerari, vive ancora con i genitori e dorme nella sua cameretta con tanto di letto a castello, ma mentre il padre (Maurizio Mattioli) lo vorrebbe fuori di casa, la madre (Giovanna Ralli) continua a trattarlo come un tredicenne evitando di recidere un cordone ombelicale che ha dell’inquietante.

Virgilio (Paolo Kessisoglu) e Piero (Luca Bizzarri) vivono entrambi una relazione extra-coniugale, ma mentre il primo la moglie da tradire c’è l’ha veramente,  il secondo per paura di imbastire una relazione seria con la sua partner (Giulia Michelini) se ne è inventata una di sana pianta con tanto di fede nuziale falsa e prole immaginaria.

Infine ci sono la mamma single Luisa (Barbara Bobulova), pubblicitaria in carriera con più di qualche delusione sentimentale alle spalle e la chef  Francesca (Ambra Angiolini), in analisi perchè ossessionata in maniera compulsiva dal sesso e che sta affrontando una lunga e difficoltosa astinenza terapeutica.

Il regista Paolo Genovese dopo il sorprendente esordio con Incantesimo napoletano co-diretto con il Luca Miniero di Benvenuti al sud e la convincente prova da cinepanettone de La banda dei babbi natale, si cimenta con un film corale che purtroppo, nonostante il cast di grande richiamo, mette in mostra una palese debolezza in fase di caratterizzazione dei personaggi e un’ingenuità che sfocia a più riprese in una imbarazzante retorica, c’è da dire a suo favore che al contrario del partner Miniero con il suo ammiccante e furbissimo remake, Genovese rischia di più cimentandosi con commedie e autori, vedi il Verdone di Compagni di scuola piuttosto che l’Ozpetek di Saturno contro,  di una certa caratura e con un occhio sopraffino per il casting e la direzione degli attori che in operazioni come queste sono elementi vitali.

Lode al mix di nostalgia canaglia, anni ’80/’90 e tematiche come il nonnismo casalingo dei nuovi bamboccioni e l’immaturità latente di un’intera generazione cresciuta a cartoon giapponesi, calcio e film di Cicciolina, ma non si può portare al cinema una fiction televisiva formato deluxe spacciandola per  una commedia da grande schermo, Memphis si lancia in evoluzioni cabarettistiche che strappano senza dubbio la risata, ma dietro lasciano il vuoto, Bova rischia a più riprese il tracollo con i suoi monologhi fuori campo, il talento dell’accoppiata Luca e Paolo sprecato in maniera indecorosa, senza parlare del volenteroso comparto femminile che fa quello che può con il materiale a disposizione.

Immaturi siamo certi non dispiacerà a gran parte del pubblico, ma al suo interno presenta sin troppe imbarazzanti derive che puntano ad un’inquietante mix tra l’ultimo Muccino, il Moccia da teen-movie e il trivio da cinepanettone, troppe ingenuità nel cercare di rendere credibili un Ricky Memphis secchione piuttosto che un gruppo di attori che manca di omogeneità, con un passato appena accennato e una scrittura che avrebbe fatto senza dubbio la sua figura in una fiction da prima serata televisiva.