Guillermo Del toro & co: tra inconscio, incubi e fantasmi.

Parlare di new horror e di autori emergenti ci fa inevitabilmente fare tappa nella penisola iberica, dove l’humus artistico e il genere come massima espressione cinefila ci permette di presentarvi film e autori che stanno rivoluzionando l’horror riportandolo alle origini, un’involuzione dagli inaspettati benefici, il thriller, il gotico, il fantastico che si miscelano all’ horror più tradizionale supportato dalle nuove tecnologie, dov’è allora la novità vi chiederete voi, semplice nella rilettura dei clichè del genere e nella scelta di storie calate in periodi storici riconoscibili, ben radicate nella realtà, cosi in profondità da poter rendere credibili gli sconfinamenti e le incursioni in dimensioni alternative popolate dagli altri, che siano anime in pena, mostri o virus mutanti.

Il cinema ispanico ha cominciato lentamente la scalata, sia in termini di botteghino,sia in termini di Status quo, si perchè la sensazione è che il cinema dai toni gotici dei vari Amenabar e Balaguerò, a cui aggiungeremmo per impronta visiva anche anche il messicano Guillermo del Toro, stia cambiando le regole del gioco, influenzando il panorama internazionale con piccoli ma continui ritocchi al genere, un pò come succede con l’horror orientale, piccoli grandi film che stupiscono per la freschezza visiva e per il ritorno alle atmosfere del cinema delle case infestate e dei vetusti manieri, per dirla alla Bram Stoker, o continuamente citato da registi che ne hanno l’anima ormai irrimediabilmente contaminata, come Tim Burton, un cinema che ha l’infanzia e lo sguardo dei bambini come perno su cui ruotano ingranaggi che rappresentano gli adulti, la crescita, la perdita dell’innocenza e il meccanismo che fin da piccoli ci attira, la curiosità per l’inspiegabile, i piccoli segreti custoditi in vecchie scatole di metallo, i giochi, il giardino che diventa paurosa foresta stregata, la fantasia dell’innocenza.

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Horror made in Italy: la nuova generazione Horror

Inauguriamo questa nuova rubrica parlando del cinema Horror nostrano, non di quello classico, rappresentato dai grandi maestri che del genere hanno fatto arte e del low-budget virtù, ma dei giovani registi emergenti che militano nell’ambiente da anni, armati di passione ed entusiasmo sfornando pellicole su pellicole, partecipando a concorsi, vincendo premi e guadagnandosi estimatori. utilizzando i pochi mezzi a loro disposizione, e aiutati, si fa per dire, dall’avvento di internet e del digitale, perennemente in cerca di una visibilità che tarda a venire.

L’aria che tira nell’ambiente, tra appassionati e cultori, è di profonda e viscerale frustrazione, nata dall’idea che solo grazie al cinema americano, a cui si è aggiunto recentemente il cinema orientale, la fame di horror viene in parte placata, poi qualche festival, molti promettenti scrittori e l’editoria che rappresenta, a livello di riviste, un grosso tallone d’Achille, riuscendo con fatica e per breve tempo a sopravvivere con magazine specializzati che poi subiscono un inevitabile ridimensionamento se non proprio la chiusura.

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