Evil Dead Trilogy: cronaca di una metamorfosi artistica

Se le famiglie che affollano le proiezioni del cinefumetto Spiderman, del regista Sam Raimi dessero un’occhiata alla trilogia di Evil Dead gli si drizzerebbro i capelli in testa, alla vista della follia e dell’eccesso che i tre piccoli cult, ognuno in maniera completamente diversa, riservano allo sprovveduto spettatore che si inoltra nel folle mondo splatter del geniale regista.

Tutti i fan dell’horror più viscerale e dissacrante sono consapevoli, chi più chi meno, come il primo Evil Dead, distribuito in Italia con il titolo La casa, conquistò una’intera generazione di horrormaniaci con quella nottata fatta di demoni e libri in pelle umana, zombi ed amputazioni, foreste viventi e follia visiva allo stato puro.

La vera forza di Hollywood, che tutti tacciano di essere troppo commerciale e poco lungimirante, è di investire ed avere l’esperienza e l’intelligenza di scoprire dei talenti in erba pronti ad esplodere, che magari vengono da mondi estremi e visionari come l’horror ed affidargli dei blockbuster e non stupirsi nel riscontrare una incredibile padronanza ed istintivo talento di questi ultimi. nel gestire mostruosità produttive, come è accaduto per Peter Jackson con la trilogia de Il signore degli anelli e allo stesso Sam Raimi con il suo terzetto di Spiderman.

Il primo Evil Dead narrava di giovani studenti in vacanza in una baita isolata, di evocazioni e mostruosità lovecraftiane che possedevano devastandoli inermi corpi umani, girato in 16 mm, poi pompato in 35 e prodotto raccogliendo soldi in giro per vicini di casa e amici di famiglia, Evil Dead e’ puro e creativo artigianato, figlio di passione e sacrificio, solo l’entusiasmo di Raimi e della sua troupe di amici avrebbe potuto sfornare un piccolo e deforme cult come questo che ha trasformato, almeno per il sottoscritto, l’horror in una vera passione.

Di lì in poi Raimi decise che il suo humor e la sua passione per i cartoon come i folli Looney Tunes avrebbero prepotentemente segnato il sequel/remake Evil Dead 2. Il giovane Raimi trasforma il  terrificante e disgustoso primo capitolo in un esilarante e scioccante viaggio su montagne russe che alternano spassose sequenze da commedia slapstick a iniezioni, stavolta più contenute, di gore e splatter, tra animazione a passo uno, la motosega di Ash che diventerà oggetto di culto e tante citazioni ed omaggi al cinema fantastico di sempre.

Questo secondo capitolo ha la follia di un sadico cartoon, in sala si ride della grossa, ma se per un horror in qualunque altra occasione sarebbe stata la rovina, Evil Dead 2 conquista e usa il ridicolo e l’insostenibile come arma per non fossilizzarsi in un genere unico. Questo sequel è solo l’ennesimo passo per Raimi verso una trasformazione che lo porterà a spingersi e a consolidarsi nel genere fantastico nel senso più ampio del termine.

Certo il costo sarà artisticamente alto, ma con L’armata delle tenebre, terzo capitolo di Evil Dead il regista si dimostra pronto ad accontentare una platea più vasta, omaggiando il fantasy e l’horror in uno strepitoso e viscerale pastiche, omaggio a tutto il cinema che ne ha nutrito la fantasia e influenzato la crescita artistica.