Fanta-horror: terrore dallo spazio profondo

Per fanta-horror si intende convenzionalmente un film horror con una dimensione fortemente fantastica, non ancorata alla realtà, dove il fantasy o la fantascienza ne contaminino la veste originale, nel caso di questo articolo vorrei porre l’accento su quando la fantascienza classica si nutre dell’horror ibridandosi in maniera piacevolmente terrificante ed ansiogena.

Il primo titolo che viene in mente quando si descrive questo mix di generi è  sicuramente Alien (1979), non si può non usare come punto di  riferimento il capolavoro di Ridley Scott che con il suo alieno contaminante e mostruoso che utilizza corpi umani per depositare i propri zannuti cuccioli alieni, ha generato l’incubo fanta-horror per eccellenza.

Questo film è stato il capostipite del genere che poi ha figliato centinaia di titoli nel corso degli anni passati, anche se le atmosfere claustrofobiche del cult di Scott, aiutate dalle indimenticabili fattezze dell’alieno disegnato dall’artista svizzero H.R. Giger rimangono pressochè irraggiungibili.

Solo un’altro regista ha saputo trasporre su pellicola quella dimensione ansiogena che tanto ci aveva colpiti nel primo Alien, John Carpenter con la sua rilettura in chiave splatter, intimista e claustrofobica del probabile capostipite del genere di cui ci occupiamo La cosa da un altro mondo cult-movie del 1951 diretto da Chrstian Nyby ed Howard Hawks.

L’originale aveva più nella fantascienza il suo punto di riferimento, ma gettava le basi per un ammiccamento ad atmosfere tipiche dell’horror che poi Carpenter con il suo remake del 1982 esaspererà con l’utilizzo di effetti speciali volutamente eccessivi, tanto da essere accusato dalla critica di fare pornografia della violenza.

Il punto su cui noi vorremmo insistere in questo breve viaggio nel genere è la contaminazione fisica e la paura dell’ignoto, si perchè entrambi i film citati esprimono una paura forte dell’alieno, la paura atavica di diventare il gradino più basso della catena alimentare, e di essere contaminati irrimediabilmente e perdere la propria umanità, paure che già il film di Don Siegel L’invasione degli Ultracorpi (1956) aveva ben espresso.

Quindi il fanta-horror ben si presta a risvegliare questa serie di paure insite nell’uomo e trarne linfa vitale per poi spettacolarizzarne il significato, come il remake di un altro classico della sci-fi anni ’50, Blob, il fluido che uccide (1988), in cui una sorta di sostanza gelatinosa fuoriuscita da un meteorite attacca una piccola cittadina americana liquefacendone gli abitanti per cibarsene, anche qui si spinge l’acceleratore sulle scene dove è il gore a farla da padrone, e la commistione è perfettamente equilibrata.

Negli anni ’80 un altro piccolo cult faceva capolino tra i tanti sequel e remake, ancora l’organismo alieno contaminante, ancora i corpi umani come involucri, il film è L’alieno (1987) e vede una caccia all’uomo in piena regola in una metropoli americana ignara del duello all’ultimo tentacolo in atto.

I titoli sono molti, ma quelli che si contraddistinguono dalla massa, pochi, segnaliamo un altro film che usufruisce del macabro genio di H.R. Giger, Species: specie mortale (1995), qui abbiamo DNA alieno, una sensuale Natasha Herstridge, aliena in cerca di maschi per riprodursi ed invadere il pianeta, un ottimo cast e addirittura due sequel.

In questi ultimi anni il fanta-horror ha preso un’indipendenza immaginifica propria, diventando genere a sè, ben miscelando anche atmosfere tipiche dell’horror più classico, come ha fatto il regista Paul W.S. Anderson sfornando il primo fanta-horror gotico con l’ottimo e poco conosciuto Punto di non ritorno (1997), tra atmosfere lovecraftiane e ammicamenti a classici come Linea mortale (1990), il regista confeziona un ottimo esempio del genere aggiungedovi la connotazione della casa infestata trasponendola nello spazio profondo, veramente originale e sottovalutato.

Naturalmente anche i videogames, che hanno saccheggiato il cinema, sono a loro volta cannibalizzati, in una sorta di scambio di DNA cinefilo, che sfocia in ibridi che spingono molto sul versante action, ma sempre nella cornice sci-fi che gli permette di appropriarsi di atmosfere suggestive tipiche del genere fanta-horror, è il caso di Doom (2005) che gioca, non poco, con trent’anni di cinema di genere, ma ci offre comunque un prodotto godibile.

In ultimo segnalo per dovere di completezza, il College-movie a tinte horror The faculty (1998), Robert Rodriguez strizza l’occhio agli Ultracorpi di Siegel, Slither (2006) , divertentissimo splatterone omaggio agli anni ’80 e L’acchiappasogni (2003) tratto da Stephen King, anche qui gore, fantascienza e l’immaginario dello scrittore del maine in un sorta di E.T. da incubo.