Spike Lee, un regista indipendente

Contestato e osannato, pieno di ammiratori ed accompagnato da altrettanti detrattori, Spike Lee si presenta come uno dei maggiori registi contemporanei. E’ nato ad Atlanta, in Georgia ed è figlio di è un musicista jazz, responsabile delle musiche di molti suoi film.

Fratello di tre maschietti e una femminuccia, Spike da piccolo voleva fare il giocatore di baseball di professione, ma il suo fisico esile glie lo impedì; lo stesso fisico grazie al quale la madre lo soprannominò Spike, magro e allo stesso tempo resistente. Il suo vero nome era infatti Shelton Jackson Lee.

Ben presto l’intera famiglia si spostò verso Chicago, e poi New York, nel quartiere di Brooklyn. Fin da piccolo la madre lo accompagnava a vedere spettacoli e musical. Ci si chiede quale possa essere la formazione di un regista come lui.

A scuola, le sue materie erano decisamente quelle umanistiche, in cima alle quali si trovavav la letteratura inglese era la sua materia preferita. Già allora rimase molto colpito dopo la lettura delll’Autobiografia di Malcolm X, e a posteriori ci siamo resi ocnto realmente di quanto.

Frequenta, dopo le superiori, il prestigioso Morehouse College di Atlanta, un college requentato per lo più da afroamericani. Si sta da parlando dello stesso college frequentato da Martin Luther King , e il luogo di incontro dei suoi stessi genitori.

Doveva essere un college che favoriva gli incontri propizi, dato che propriò lì conosce Monty Ross, che diventerà il suo produttore di fiducia e suo miglior amico. Ross e Lee scrissero e girarono un cortometraggio, Black College: The Talented Tenth.

In quello stesso periodo scrive una sceneggiatura, The Homecoming, che verrà realizzata ben dieci anni dopo, col titolo Aule turbolente. Al momento della morte della madre, nel 1976, Zimmie Shelton, divenne un punto di riferimento per la famiglia Lee.

Nella prima parte della sua vita artistica vera e propria Spike si dedico fondamentalmente ai cortometraggi, producendo opere come Last Hustle in Brooklyn, She Wore Black Shoes e The Answer, in cui critica aspramente La nascita di una nazione, di David W. Griffith, considerato strumento di reclutamento per il Ku Klux Klan.

Era il periodo in cui aveva scelto come indirizzo di laurea le Comunicazioni di massa, quindi cinema, radio, televisione e stampa,e si era quindi iscritto al Clark College; era il periodo in cui i fervori e le posizioni sulle questioni sociali e razziali iniziavano a stabilizzarsi.

Non è strano che quando si laurea, nel 1982, portando come tesi di laurea il suo primo lungometraggio, Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads, la pellicola riscosse un certo consenso da parte del pubblico; pensate, infatti, a quanto aveva già lavorato, e a quanta esperienza si era fatto durante il percorso di studi.

Scrive poi la sceneggiatura di The Messenger che, per motivi di budget, viene annullato. Per questo Lee pensa che i film debbano essere autoprodotti, in modo da fronteggiare le amare sorprese del destino. Di conseguenza. Nel 1986, Lee produsse Lola Darling, il suo vero lungometraggio di esordio, una sofisticata commedia sexy.

Il 6 dicembre 1984 fonda la 40 Acres & A Mule Filmworks, allo scopo di non dipendere più dagli altri per produrre i propri film. La fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta rappresentanola consacrazione per il regista: Nel 1989 il gira Fa’ la cosa giusta, interpretato da Danny Aiello, Rosie Perez, John Turturro e se stesso.

Nel 1990 Lee dirige Mo’ Better Blues, imperniato su un musicista afroamericano. Il protagonista è Denzel Washington, che iniziò con questo film la sua collaborazione col regista.

Nel 1992 Spike riesce finalmente a dirigere Malcolm X, realizzando il suo sogno; il regista, per l’occasione, ottiene (primo regista occidentale ad esserci riuscito) ad avere il permesso per girare alla Mecca.

Durante la sua carriera, Spike Lee ha incontrato anche il fenomeno del flop: pensate a Clockers e Girl 6 – Sesso in linea, dopo i quali si riprende con il successo di He Got Game e di S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York: la calda estate di Sam.

Nel 2003, Lee dirige il belissimo La 25ª ora, con Edward Norton, per poi andare incontro ai fallimenti di Sucker Free City e Lei mi odia. La parabola risale immediatamente con Inside Man, sicuramente uno dei suoi più grandi successi.

Domani, il regista, promotore del primo Festival on-line, il Babelgum, sarà nelle sale italiane con Miracolo a Sant’Anna, il film, che narra dell’apporto dei soldati afroamericani durante la Seconda guerra mondiale e su una strage, realmente avvenuta, da parte delle SS, che uccisero 560 persone, in maggior parte donne e bambini.