Addio a Lina Wertmuller, un pezzo della storia del cinema italiano

Lina Wertmuller
E’ morta la regista italiana Lina Wertmuller

Oggi, nella Chiesa degli Artisti, a Roma, si sono svolti i funerali di Lina Wertmuller: la regista, si è spenta nella notte dello scorso nove dicembre. La sua vita, è stata completa e piena. Una carriera brillante, ricca di picchi altissimi, in cui la regista ha mostrato la sua capacità di guardare oltre la macchina da presa. Una vita bella, in cui è riuscita a superare le barriere architettoniche imposte dalla società. Lei stessa raccontò in un’intervista, di aver picchiato duro, sempre, per raggiungere il successo. Lina Wertmuller, era figlia di un avvocato lucano con lontane origini svizzere, e madre romana. Cresciuta nella capitale, ha lavorato come burattinaia, durante il periodo in cui studiava cinema, per poi trasferirsi a Cinecittà. Attraverso l’amicizia con Flora Carabella, moglie di Mastroianni, conosce Fellini, e collabora alla regia del fil “La Dolce Vita”.

 

La sua determinazione e la sua intraprendenza le hanno aperto le porte di lavori importanti, come il format Di Canzonissima dove crea il personaggio maschile di Giamburrasca per Rita Pavone, e di diversi altri lavori cinematografici per il piccolo ed il grande schermo. Collabora con Mastroianni, con Dino Risi, con Visconti e Zeffirelli; ruba dai maestri i più piccoli segreti, riformulando le tecniche registiche con sapienza e intelligenza, quelle stesse che le hanno permesso di firmare la regia di grandi opere filmiche, come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” e “Mimi metallurgico ferito nell’onore”, “Pasqualino settebellezze”.

 

In particolare per quest’ultimo film, Lina Wertmuller è stata candidata a tre Oscar, per la regia, per la sceneggiatura e per il miglior film straniero. E’ stata la prima volta per una donna regista italiana, nessuno, prima di lei, aveva ricevuto una candidatura all’Oscar. Nel 2020, ha ricevuto l’Oscar alla carriera ed è stata acclamata in Senato, tra applausi scroscianti e profonda commozione.

Altri film importanti firmati dalla regista, sono stati: “Peperoni ripieni e pesci in faccia”, “Sotto sotto, strapazzato da anomala passione”, “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia”

“Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”.

 

Lina Wertmuller, è stata una donna d’avanguardia, una regista di spessore, che ha firmato capolavori che sono diventate pietre miliari della storia del cinema. La ricordano con affetto, Giancarlo Giannini e Rita Pavone, presenti ai funerali, che hanno salutato la loro regista e amica. Lina Wertmuller lascia il mondo terreno, ma lascia anche un mondo pieno delle sue opere che saranno ricordate per sempre.

Security è il nuovo film diretto da Peter Chelsom con Marco D’Amore

Marco D'amore
Il nuovo film di Peter Chelsom con Marco D’Amore

Ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amdon, “Security” è un film che racconta uno scenario che cambia e con esso le persone che lo abitano. Scritto e diretto da Peter Chelsom, -regista di “Serendipity” “Shall we dance” e “Hannah Montana”- in collaborazione con Tinker Lindsay, il film vanta un cast d’eccezione, interamente italiano: protagonista è Marco D’Amore, affiancato da Maya Sansa, Silvio Muccino, Ludovica Martino, Valeria Bilello, Tommaso Ragno, Beatrice Grannò Antonio Zavattieri, Giulio Pranno e con la partecipazione eccezionale di Fabrizio Bentivoglio. Il regista Peter Chelsom ha dichiarato che questo film, era un progetto che aspettava da diverso tempo, un progetto che sarebbe potuto diventare importante, con un cast come quello con cui ha lavorato.

 

In un’intervista Peter Chelsom ha dichiarato di aver vissuto con moltissimi attori hollywoodiani di importante calibro, ma il suo cast italiano, è stato assolutamente impeccabile. Nessuna scena è stata girata più di una o due volte, e questa cosa nel cinema accade assolutamente di rado, ha dichiarato il regista. Lo stesso figlio di Peter Chelsom, che ha assistito il padre nelle riprese di Security, è rimasto particolarmente colpito dalla professionalità del cast, dalla bravura degli attori e dal loro senso di cooperazione. Un particolare elogio da parte di Chelsom, va a Fabrizio Bentivoglio, che lui stesso descrive come un uomo elegante e composto e un attore preparato; Marco D’amore, protagonista del film, è per il regista non solo un attore competente, ma allo stesso tempo una persona estremamente disponibile e positiva. Tutti gli attori del cast di Security, hanno contribuito a rendere questa pellicola di spessore.

 

Il regista racconta di aver amato questo progetto cinematografico sin dall’inizio: Secutity era stato scritto dallo stesso romanziere di “Il capitale umano”, per cui, per Chelsom, era non solo un progetto di grande entusiasmo, ma anche una vera e propria sfida. L’ambientazione scelta per il film è la Toscana, in particolare la cittadina di Forte dei Marmi, che per prima si trasforma da città turistica a luogo silenzioso e oscuro. Forte dei Marmi, è una cittadina conosciuta da Peter Chelsom, che è da diverso tempo cittadino onorario di Fivizzano, un paesino nei pressi di  Forte dei Marmi. L’amore incondizionato per l’Italia, per i suoi paesaggi, la sua eterna bellezza, la sua struttura, la sua gente, resta assoluto per Peter Chelsom.

Security è un giallo, che racconta di come le vite dei protagonisti verranno sconvolte: si apre con un crimine e si muove in un crescendo di suspence. Andrà in prima assoluta su Sky, a giugno.

Maria Sole Sanasi d’Arpe: chi era Luigi Comencini regista

Maria Sole Sanasi d’Arpe Luigi Comencini

Maria Sole Sanasi d’Arpe accende i riflettori su Luigi Comencini, sulla sua professione di regista e sul suo talento di far parlare nei film “le facce dei bambini”.

In un appassionato articolo pubblicato su cinquantamila.it, dal titolo “Il regista-fanciullo che faceva parlare le facce dei bambini”, Maria Sole Sanasi d’Arpe racconta i passaggi più salienti raccchiusi nel libro “Davvero un bel mestiere!”, l’autobiografia – pubblicata postuma – di Luigi Comencini.

L’incipit dell’articolo svela già il legame tra Comencini e il cinema: «Le canzoni dei bassifondi, l’atmosfera di rabbia disperata, la sensualità torbida che mi aggredì…». Così Luigi Comencini descrive il proprio viscerale legame con il cinema, il suo «bisogno di farne parte» attraverso una sensibilità esasperata, le «folli fantasticherie» di una propensione naturale prestata al temperamento del suo Casanova: la sua vocazione.

Il cinema e la figura del famoso regista vanno collocati in un particolare momento storico. “Lui è un salodiano solitario – scrive Maria Sole – al quale i compagni strappavano le ghette e «che il giovedì non andava a scuola, andava al cinema», sua personale forma di trasgressione, che attenua finalmente le ansie monopolizzandone l’attenzione. È lo scenario principe nella costruzione minuziosa delle atmosfere fanciullesche di cui diviene maestro, nel quadro problematico e politicamente instabile dell’Europa del primo dopoguerra”.

Ed ecco le tappe più significative della sua attività di regista: i film, un lungo elenco, ognuno contestualizzato e ognuno con dei retroscena, alcuni noti altri meno.

Da Proibito rubare, figlio del fervido clima culturale bolognese, al lungometraggio Bambini in città, in cui tenta di «rompere quel muro di verità tradita, quel falso realismo che invadeva il cinema italiano, dalle risaie ai pescatori siciliani».

“È apprezzato all’estero – afferma Sanasi – grazie all’unica cosa vera: le facce dei ragazzini che parlavano da sole, ma non vuol fare un cinema di denuncia, piuttosto concretizzare sullo schermo «un’irrealtà che sembra vera», come definisce Mario Soldati il suo film Persiane chiuse del 1950”.

Arriva poi il successo con Pane, amore e fantasia, a seguire La finestra sul Luna Park, Tutti a casa che è stato «un film che funziona» e subito dopo La ragazza di Bube con Claudia Cardinale.

“Il regista stesso – si legge nell’articolo – evolve nella concezione di commedia in un “neorealismo rosa”: cinica, pungente, leggera ma densa di contenuti; uno spicchio di società che fa ridere e al contempo riflettere, che affronta la gravità con levità e ironia. La complessità non si tramuta bensì si traveste da semplicità, in un contrasto perpetuo tra crudezza e dolcezza. L’attenzione è sempre indirizzata al pubblico al quale egli si rivolge direttamente attraverso la cinepresa, con il fine di suscitare emozioni autentiche nello spettatore, quelle stesse emozioni da cui è ogni volta capace di attingere nuove idee”.

“Questa capacità – osserva Sanasi d’Arpe -, il dono innato della comunicazione, rende il suo modus operandi accessibile a ogni livello, seppur restando incompreso a lungo dalla maggioranza dei critici italiani, proprio come il suo bambino nel film omonimo. Film durante le cui riprese, egli avverte «una certa mescolanza tra la felicità domestica e quella che fioriva sul set» fiorentino”.

Gira Delitto d’amore con Stefania Sandrelli, Lo scopone scientifico con Sordi e Silvana Mangano, La donna della domenica con Mastroianni, con la paura di doversi fermare e la volontà sempre più forte di continuare nonostante l’avanzamento del Parkinson. “Realizza Cuore, l’adattamento del romanzo di De Amicis in sei puntate per la Rai – ci racconta Maria Sole -, ma non riesce a godere appieno del suo successo nei due anni successivi, «soffre troppo senza cinema»: ritrova energia e passione con La storia del 1984, lugubre scorcio su San Lorenzo a Roma negli anni Quaranta, tratto dal romanzo di Elsa Morante. Comencini ha settant’anni e con Gian Maria Volonté è la volta de Il ragazzo di Calabria, un successo per entrambi: «Volonté aveva corso per tutto il film e io avevo resistito alla mia malattia». Perché «forse la vita è bella anche quando è brutta»”.

L’autobiografia si chiude con l’esclamazione «Era proprio un bel mestiere!», invece il libro si chiude con l’intervista padre-figlia condotta dalla figlia Cristina, regista di fama internazionale, che ripercorre “con autenticità tutti gli aspetti inespressi della sua vita, dei suoi film, dei suoi progetti”.

Tarantino 50, 27: il cammino del regista mai timorato

Mezzo secolo di pulp, trovate straordinarie, citazioni d’autore e film di successo. Quentin Tarantino festeggia, fresco di Oscar per la miglior sceneggiatura in virtù del suo “Django” liberato. E noi, naturalmente, festeggiamo lui.

Tanti auguri, Tinto

Ottanta primavere e un sigaro simbolico ancora in bocca. Tinto Brass, uno dei cineasti più controversi cinema italiano, arriva oggi a un traguardo anagrafico importante. La sua è una vita divertita e divertente. All’insegna dell’eros, dello spettacolo che non perde di vista l’importanza dell’educazione e che non scade mai nella volgarità da retrobottega delle videoteche vietate ai minori.

E’ morto il regista Tony Scott

E’ morto stamane, a seguito di quello che le autorità ritengono un suicidio il regista, sceneggiatore e produttore sessantottenne Tony Scott, fratello minore di Ridley Scott e regista di diversi blockbuster tra cui Top Gun e Giorni di tuono, entrambi con protagonista Tom Cruise, il sequel Beverly Hills Cop 2 con Eddie Murphy e più recentemente Deja Vu e Unstoppable entrambi con Denzel Washington.

Sidney Lumet è morto

E’ morto ieri nella sua casa di Manhattan a New York, all’età di ottantasei anni, il regista e produttore americano Sidney Lumet. L’uomo da tempo aveva un linfoma. La notizia è stata data dalla figlia al New York Times.

Sidney, figlio d’arte (il padre era l’attore Baruch Lumet, la madre la ballerina Eugenia Wermus), nasce a Philadelphia il 25 giugno del 1924 e sin da piccolo si interessa al mondo dello spettacolo, recitando in numerosi spettacoli teatrali.

A trentatre anni, dopo numerose esperienze televisive (attività che sospenderà tra gli anni sessanta e il duemila), esordisce dietro la macchina da presa con La parola ai giurati (1957) con Henry Fonda, poi dirige Quel tipo di donna (1959) con Sophia Loren, Pelle di serpente (1960) con Anna Magnani e Marlon Brando, poi A prova d’errore (1964) con Henry Fonda e La collina del disonore (1965) con Sean Connery. Gli anni settanta lo consacrano nell’Olimpo dei cineasti grazie a pellicole come Serpico (1973) con il giovane Al Pacino, Assassinio sull’Orient-Express (1974) con Ingrid Bergman, Lauren Bacall, Anthony Perkins, Sean Connery, Vanessa Redgrave e Albert Finney, Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), nuovamente con Al Pacino, e Quinto Potere (1976) con Peter Finch e Faye Dunaway, che gli frutta quattro Oscar (anche se il riconoscimento personale dall’Academy arriverà soltanto nel 2005 con l’Oscar alla carriera).

Gary Winick è morto

Gary Winick è morto questa notte, poco prima della cerimonia degli Oscar 2011: il regista e produttore canadese aveva solo 49 anni. La causa del decesso non è ancora stata nota. La notizia è stata data da Matt Dentler su Twitter.

Winick, pioniere del digitale, ha contribuito nella sua carriera a incentivare la produzione di cinema indipendenti, tanto da aver prodotto dal 2001 al 2007 diciannove film, tra cui Tape di Linklater, Personal Velocity di Miller (con il quale nel 2003 ha vinto l’Independent Spirit John Cassavetes Awards), Pieces of April di Peter Hedges, Lonesome Jim di Steve Buscemi e Starting Out in the Evening di Andrew Wagner.

Eric Rohmer è morto

Eric Rohmer

Eric Rohmer, uno dei più grandi registi del cinema francese, protagonista della Nouvelle Vague, è morto oggi all’età di 89 anni. A dare la notizia è stata Margaret Menegoz, la produttrice della Films du Losange, la casa di produzione che lo stesso Rohmer fondò nel 1962.

Rohmer, il cui vero nome era Jean-Marie Maurice Sherer, nato il primo dicembre 1920 a Nancy, negli anni quaranta frequentò la Cinémathèque Français insieme a Godard, Chabrol e Truffaut e prese il nome di Eric Rohmer (Eric come Eric von Stroheim, Rohmer come lo scrittore Sax Rohmer).

La bocca del lupo, Pietro Marcello e la poesia di un cinema altro

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Si è conclusa con la vittoria di una pellicola italiana, la ventisettesima edizione del Torino Film Festival, e come da pronostici è stato La bocca del lupo di Pietro Marcello a conquistarsi l’ambito riconoscimento della rassaegna torinese, un film che racconta la vera storia d’amore tra due ex-detenuti in quel di Genova, l’emigrato Enzo e il travestito Mary, è la prima volta che un film italiano vince il Festival di Torino e Gianni Amelio neo-direttore non nasconde un certo orgoglio per il risultato raggiunto.

A La bocca del lupo è andato anche il premio FIPRESCI, la giuria ha così commentato l’assegnazione:

Rob Zombie: horror, metal e anni ’70

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Oggi dedichiamo lo spazio horror a Rob Zombie, regista e musicista classe 1965, conosciuto dai cultori dell’horror estremo per La casa dei 1000 corpi e il sequel la casa del diavolo, ma soprattutto per i due recenti remake/reboot del cult Halloween.

Zombie artisticamente nasce come musicista e frontman degli White Zombie, gruppo alternative metal scioltosi nel 1998, anno che ha visto Zombie intraprendere  la carriera di solista sfornando tre album.

Giorgio Diritti, cuore d’autore

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Il suo L’uomo che verrà ha emozionato e coinvolto la platea del Festival di Roma 2009, conquistando il podio d’onore con il Marc’Aurelio d’argento della giuria e convinto il pubblico che l’ha eletto miglior film dell’evento capitolino.

L’uomo che verrà scava nel doloroso passato della seconda guerra mondiale, risveglia la memoria collettiva attraverso gli occhi di una bambina di otto anni che vivrà l’eccido di Marzabotto, una delle stragi più cruente perpetrate ai danni di civili da parte delle truppe naziste.

Nicolo Donato: fotografia, moda e nazisti gay

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Bisogna dire che esordire con un’opera prima che parla di gay fieramente nazisti con tutte le contraddizioni e le nevrosi annesse, e presentarlo in una prestigiosa vetrina come quella del Festival di Roma, dimostra un indubbio coraggio da parte del regista Nicolo Donato, cineasta italo-danese classe 1974 con alle spalle studi artistici, fotografia, moda e cortometraggi.

Nicolo donato nasce a Copenaghen, nel 2001 frequenta il Copenaghen Media School Rampen dove approfondisce il suo background studiando arte e fotografia, nel 2002  il futuro regista scopre un’nclinazione per l’immagine in movimento grazie a due video promozionali girati per un’agenzia di moda.