Tarantino 50, 27: il cammino del regista mai timorato

Mezzo secolo di pulp, trovate straordinarie, citazioni d’autore e film di successo. Quentin Tarantino festeggia, fresco di Oscar per la miglior sceneggiatura in virtù del suo “Django” liberato. E noi, naturalmente, festeggiamo lui.

Non ha frequentato scuole di cinema. A chi glielo chiede risponde come il migliore degli autodidatti: “No, sono semplicemente andato al cinema”. Viene da chiedersi se da ragazzo, Quentin Tarantino immaginasse che un giorno tanta gente sarebbe andata di riflesso al cinema per vedere i suoi film. Sono i film del figlio di un attore e musicista di origini italiane, Tony Tarantino. Tony, però, abbandonerà presto Quentin e costui sarà cresciuto da sua madre. Sarà lei a dargli il nome che porta con orgoglio. Lo ha fatto per omaggiare Quint, personaggio interpretato da Burt Reynolds in “Gunsmoke”, serie tv di successo negli Usa.

Un predestinato

Quentin Tarantino, che oggi compie mezzo secolo, è insomma un predestinato. Certo, è anche un autodidatta. Ma è comunque uno che è nato per fare il mestiere che fa, in virtù dei geni materni e paterni, d’aiuto per la sua formazione. Oggi, 27 marzo 2013, il mondo del cinema lo festeggia.

Il pulp diventa Cult

Qualcuno starà pensando all’esordio cinematografico, “Le Iene”, film del 1992 che Quentin pagò con i soldi delle prime apparizioni sul set. Il film divenne subito culto. Il pulp diventa cult, in altri termini.

“Ezechiele 25, 17”

“Le iene” diventano il ‘lasciapassare’ per una carriera di successo. Due anni dopo, Quentin Tarantino da Knoxville, consegnerà alla storia del cinema un capolavoro del calibro di “Pulp Fiction”. Il passo del vangelo “Ezechiele 25, 17” diventa leggenda. La coppia John Travolta -Samuel L. Jackson consacra Quentin Tarantino come regista in grado di scegliere meglio di chiunque altro il cast per le proprie pellicole. Proprio Travolta fu uno degli attori che Tarantino ebbe il coraggio (e l’astuzia) di rilanciare. Un fiuto incredibile, che il regista del Tennessee confermò anche riportando sullo schermo attori del calibro di Pam Grier, David Carradine e Robert Forster.

Il film prende tutto: Oscar, BAFTAGolden Globe per la migliore sceneggiatura e Palma d’Oro come miglior film. Con “Pulp Fiction” esce fuori il lato sensazionalistico di Tarantino. Il suo scavare tra i “B-Movies” e tra i libri che nessuno leggerebbe mai è pari al lavoro di quei Re Mida che trasformano in oro tutto ciò che toccano.

Ma per diventare Quentin Tarantino serve anche altro: occorre avere idee che nessuno accetterebbe di sviluppare e decidere di metterle in scena mettendoci anche la propria faccia per ribadirle. Succede in quasi tutti i suoi film: Quentin fa un cameo nel finale, un pò per divertirsi e un pò per legittimare ulteriormente la sua opera.

Lo ‘scalpo’ al regime nazista

Oggi, alla veneranda età di 50 anni, abbiamo visto Quentin Tarantino prendere in giro il nazismo. Un’operazione non facile, visto lo straordinario modo con il quale Benigni aveva ipotecato il titolo di ‘film più bello sull’argomento’ ne “La vita è bella”. La visione delle cose di Quentin Tarantino è ciò che ha permesso lui di ‘fare lo scalpo’ al regime, servendosi di attori come Brad Pitt per valorizzare “Bastardi senza gloria”.

Oggi, con ogni probabilità, Tarantino starà pensando anche al dopo “Django Unchained“. Spesso ha ribadito che il prossimo potrebbe essere il suo ultimo film. Una tappa importante come il compimento dei propri 50 anni è sicuramente motivo di riflessione. E noi, di cuore, speriamo che Quentin ci ripensi.