Quentin Tarantino annuncia il suo ritiro

Una notizia che stupirà tanti, e che lascerà nell’indifferenza una nutrita fetta di pubblico e fan: Quentin Tarantino ha annunciato il suo ritiro. Avverrà non appena avrà terminato di girare i prossimi due film.

Django Unchained featurette con Leonardo DiCaprio e premio a Quentin Tarantino

Qualcuno è già triste. Altri, dicevamo, no: perché? Perché Quentin ci ha abituato a colpi di scena e capovolgimenti di fronte improvvisi. A imprevisti e peripezie, nella vita come sul grande schermo.

Ma la notizia di queste ore, in fondo, è quella che conta. Arriva dal Jerusalem Film Festival, dove il cineasta era ospite d’onore. Da lì ha annunciato che pensa di fermarsi a dieci film. Ne mancano dunque ancora due. Ma attenzione a dare tutto per scontato perché “Se a 75 anni” avesse “un’altra storia da raccontare” potrebbe “tornare a lavorare”.

Durante il suo viaggio in Israele Tarantino si è soffermato anche su quelli che sono i personaggi dei suoi film che preferisce. Chi crede che possano essere gli ‘incredibili’ Vincent Vega (John Travolta in “Pulp Fiction”), Beatrix Kiddo (Uma Thurman in “Kill Bill”), Django (Jamie Foxx in “Django Unchained”) o Mr. White (Harvey Keitel in “Le iene”), si sbaglia. Tarantino è “innamorato” di Hans Landa, il colonnello nazista di “Bastardi senza gloria”, ruolo che è valso all’attore Christoph Waltz il Premio Oscar per il migliore attore non protagonista nell’ormai lontano 2010 e il premio per il Miglior attore al Festival del Cinema di Cannes. Tarantino non ha dubbi:

Landa è il miglior personaggio che abbia mai creato. Mentre scrivevo la sceneggiatura non mi rendevo conto del suo genio linguistico. È probabilmente l’unico nazista della storia in grado di parlare un perfetto Yiddish.

Conquista la folla, stupisce, fa riflettere e sa divertire. Quentin non è certo un regista da mezze misure. O lo ami o lo odii, insomma. Il cineasta nato a Knoxville, Tennessee, il 27 marzo del 1963 è un acclamato myth maker che nel corso degli anni ha dato vita a icone sanguinarie e borderline.

Visto sempre con un certo sospetto dalla critica, il re del pulp è un ibridatore di generi e di forme della cultura di massa, fautore di un cinema “cannibale” che si ciba di classici d’autore e b-movie. Solo all’apparenza ludico e plagiatorio, il cinema di Tarantino è capace di dosare con efficacia contemplazione e azione, polvere (da sparo) e sangue, pallottole e lame affilate.

Ancora per altri due film. Forse.