Sean Penn: into the Hollywood

Ormai consolidata icona del cinema americano, ottimo interprete e strabiliante regista, e non stiamo parlando di tecnica o virtuosismi con la macchina da presa, ma di talento nel raccontare persone e sentimenti con raffinato e impeccabile stile, che tocca il cuore e spinge a riflettere, e negli ultimi anni la sua impronta nel panorama cinematografico statunitense è ormai profonda ed indelebile.

Sean Penn nasce a Santa Monica (California) il 17 Agosto 1960, dall’attrice Eileen Ryan e dal regista Leo Penn, due fratelli Michael, musicista e il noto attore Chris Penn, morto prematuramente nel 2006. Adolescente si diverte a girare cortometraggi in Super 8 con i suoi amici e vicini di casa  Charlie Sheen ed Emilio Estevez.

Il debutto sul palcoscenico avviene nella veste di aiuto-regista e tecnico di scena perlopiù in spettacoli teatrali, dove tra i vari impegni continua ad affinare le sue doti di attore, fino al primo ruolo importante in uno spettacolo di Broadway, Heartland.

Gli esordi sul grande schemo invece risalgono al 1982 con Taps-squilli di rivolta dramma con un cast di giovanissime future star, tra le quali un esordiente Tom Cruise, seguiranno ruoli in Bad boys (1983), A distanza ravvicinata (1986) e Shanghai Surprise (1986), in questi ultimi due titoli Penn recita accanto a Madonna che l’attore sposerà nel 1985.

Relazione burrascosa quella con la Popstar e altrettanto difficile il rapporto con stampa e paparazzi, l’attore collezionerà svariati giorni di carcere e salatissime multe per averne pestati più d’uno, nel 1988 verrà diretto dal padre Leo in Berlino: opzione zero.

Nel 1989, divorzierà dalla moglie madonna e girerà il bellissimo Vittime di guerra nei panni di un soldato borderline durante la guerra del Vietnam, sarà poi prete per caso nel remake di Non siamo angeli (1990) insieme a Robert De Niro e avvocato cocainomane in Carlito’s way (1993).

Il debutto dietro la macchina da presa avviene nel 1991 con l’avventuroso Lupo solitario seguito dall’accoppiata drammatica Tre giorni per la verità (1995) e La promessa (2001) entrambi con Jack Nickolson. Nel 1995 torna a recitare nel bellissimo  e controverso Dead man walking di Tim Robbins, è un detenuto condannato a morte.

Grandi registi si alternano a ruoli poco incisivi, ricordiamo Oliver Stone che lo ingaggia per U Turn-inversione di marcia (1997), David Fincher per The game (1997), e Terrence Malick per La sottile linea rossa (1999), ma sarà Woody Allen a dargli uno dei ruoli più riusciti della sua carriera. l’eccentrico chitarrista di Accordi e disaccordi (1999).

Sarà tenero e commovente in Mi chiamo Sam (2001), romantico e intenso in 21 grammi (2003), e finalmente premiato con l’Oscar per il padre disperato in cerca di vendetta del dramma Mystic river (2003) di Clint Eastwood, l’ultimo suo lavoro come regista è il bellissimo Into the wild (2007), road-movie intimista basato su una storia vera.

Dopo il poco riuscito, The assassination (2004), sarà la volta del thriller The interpreter (2005) e della biopic politica Tutti gli uomini del re (2006), uomo del popolo arriva al potere e ne viene irrimediabilmente corrotto.

Nelle sale italiane dal 23 gennaio 2009, un’altra biopic politica intensa e coinvolgente, Milk, di Gus Van Sant. In arrivo anche Crossing over dramma corale sull’immigrazione clandestina e di nuovo al lavoro con il grande regista Terrence Mallick che dopo la guerra esplora leggende e miti sull’immortalità nel mistico Tree of life.