Il suo sguardo aperto sembra spaziare continuamente su uno dei tanti orizzonti che ha esplorato. Quando anche il silenzio lo circonda, i pensieri sorvolano la sua mente; le avventure del passato raccontano l’oggi, e stare seduti a sorseggiare del whisky non spegne quel rumore interno, che si traduce in voglia di avventura.
Pensando a lui, mi viene in mente il problema, generico, delle dipendenze. Mi spiego meglio. Il fatto è che quando siamo su un aereo che precipita a tutta velocità verso il suolo, proviamo emozioni differenti. C’è una sorta di mismatch tra noi: io chiuderei gli occhi, cercando un istantaneo oblio. Lui no. Anche Rick O’Donnel ha paura, ma spalanca gli occhi, e magari riesce pure a scherzarci.
La questione è che c’è chi, di certe cose, non può fare proprio a meno. La dipendenza dall’avventura non è un quadro clinico conclamato, ma nel suo caso andrebbe istituito. In una società che ti spinge in modo piuttosto insistente verso un certo tipo di vita, mi rendo conto che anche per uno come lui non sia facile lasciar esplodere sempre questa coazione a ficcarsi nei guai.