I magnifici sette, recensione

Alla Frontiera tra Messico e Stati Uniti un villaggio viene periodicamemte saccheggiato da una banda di fuorilegge guidati dal losco Calvera (Eli Wallach), il capo del villaggio disperato decide di non attendere inerme il ritorno della banda e si dirige in una vicina città di confine per acquistare delle armi con cui provare almeno a difendersi.

In città incontrano il pistolero Chris (Yul Brinnner) che gli consiglia di reclutare esperti pistoleri prezzolati piuttosto che investire in armi, così il capo del villaggio tenta invano di affidare allo stesso Chris il compito il quale però è piuttosto restio visto che la paga è una miseria e che ci vorrebbe di certo più di un uomo per affrontare Calvera e scagnozzi.

Chris nonostante le perplessità accetta l’incarico e riesce miracolosamente a reclutare ben sei uomini, il primo che risponde alla chiamata alle armi e il giovane e insperto Chico (Horst Buchholz) in principio scartato ma poi reclutato, poi tocca ad Harry Luck (Brad Dexter) un amico di Chris che crede che l’uomo sia in realtà a caccia di un qualche tesoro, il giocatore d’azzardo Vin (Steve McQueen), Bernardo O’Reilly (Charles Bronson) un abile pistolero messicano di origine irlandese, Britt (James Coburn), veloce e letale con il suo coltello e infine Lee (Robert Vaughn) che sembra in fuga da qualcosa o qualcuno.

I sette giunti al villaggio incontreranno qualche resistenza da una parte degli abitanti, poi una volta respinto un primo assalto di Calvera verranno festeggiati come salvatori, ma durante un’incursione notturna per porre fine una volte per tutte alle scorribande della banda, Calvera giocherà d’anticipo e i sette catturati e disarmati verranno scortati al confine, ma una volta liberi l’onore e la voglia di riscatto prenderanno il sopravvento e il gruppo coeso deciderà di tornare indietro e concludere una volta per tutte il lavoro.

L’esperto montatore John Sturges dopo Sfida all’O.K. Corral torna dietro la macchina da presa per dirigere un altro classico del genere western adattando liberamente il cult di Akira Kurosawa I sette samurai, con una versione frontiera americana del Giappone feudale proposto sei anni prima dal cineasta giapponese.

Un cast stellare, clichè del genere pienamente rispettati e una certa accortezza nel tratteggiare i numerosi protagonisti quel tanto che basta da donargli un minimo sindacale di personalità, il resto è tutto il repertorio che ha fatto la fortuna di un genere che ha appassionato intere generazioni, in questo particolare caso con l’aggiunta di una leggendaria colonna sonora composta dal veterano Elmer Bernstein, candidata al premio Oscar ed entrata di diritto insiema al film nella storia della cinema di genere.

Note di produzione: il film ebbe tre sequel, Il ritorno dei magnifici sette (1966), Le pistole dei magnifici sette (1969), I magnifici sette cavalcano ancora (1972) oltre ad un remake fantascientifico I magnifici sette nello spazio (1980) prodotto da Roger Corman e ad una serie tv piuttosto recente in onda sulla CBS per due stagioni. Il film viene citato e parodiato anche nella comedy di John Landis I tre amigos!.