Elizabeth, recensione

1558 la corte d’Inghilterra è in subbuglio, la regina madre è morta senza lasciare eredi al trono tranne la sorellastra Elizabeth (Cate Blanchett), vista da tutti come una spina nel fianco data la sua fede protestante e un’accusa che pende sulla sua testa per cospirazione contro la corona.

Elizabeth sale al trono in un paese sofferente dandogli una religione di stato, ma l’aria che tira a corte non è delle migliori, da più parti si cerca di dare in fretta un consorte alla neo-sovrana che ne possa controllare scelte e decisioni, un sovrano di polso che possa nel contempo suggellare importanti alleanze.

Molti sono gli aspiranti che si dicono disponibili ad un matrimonio che riporti tranquillità a corte, ma il cuore di Elizabeth appartiene ad un cortigiano, il conte di Leicester (Joseph Fiennes) e la riluttanza di Elizabeth a convolare a convenienti nozze porterà la fazione cattolica, rappresentata dal duca di Norfolk (Richard Eccleston), a cospirare contro di lei fino ad attentare alla sua vita.

Il duca di Norfolk vorrebbe spodestare Elizabeth e porre sul trono sua cugina, la regina Mary di Scozia, ma la cospirazione avrà vita breve perchè Elizabeth scampata agli attentati giustizierà chiunque vi abbia preso parte, Norfolk compreso e preso coscienza che la ragion di stato e il suo cuore di donna non potranno mai trovare un compromesso, Elizabeth abbandonerà qualunque velleità femminile per diventare l’austera e risoluta sovrana che ridarà lustro e prosperità all’Inghilterra.

Non si poteva scegliere regista migliore dell’indiano Shekhar Kapur (Le quattro piume), alla sua prima regia internazionale, per allestire al meglio questa sontuosa e immersiva messinscena in costume, che drammatizzando gli eventi, tra una licenza storica e l’altra, punta su intrighi e complotti a corte, come accadrà dieci anni più tardi con il televisvo The Tudors, regalandoci una splendida e regale Cate Blanchett protagonista assoluta.

Elizabeth oltre ad essere una fastosa produzione che miscela recitazione anglosassone al formato kolossal made in Hollywood cerca di raggiungere il grande pubblico, non lasciandosi tentare dal nozionismo storico e da una formalità che spesso mina molte ricostruzioni storiche da grande schermo, il risultato è un piacevole ibrido, cetamente non immune a momenti di stanca, ma capace comunque di catturare l’attenzione anche di chi per la storia non ha gran simpatia.

Note di produzione: nonostante gli ottimi incassi del film ai botteghini dovranno passare quasi dieci anni prima che si riesca a produrre il sequel Elizabeth: The golden age, polemiche seguirono l’uscita del film che venne accusato di essere apertamente anti-cattolico e di falsare la storia, tra i riconoscimenti assegnati un Oscar per il miglior trucco e un Golden Globe come miglior attrice protagonista per Cate Blanchett.