Chiedimi se sono felice, recensione

Chiedimi Se Sono Felice []

Dopo un incipit in cui Giacomo (Giacomo Poretti) e Giovanni (Giovanni Storti) dopo una furibonda lite avvenuta qualche anno prima si rincontrano per  intraprendere un viaggio in Sicilia, per raggiungere l’amico Aldo (Aldo Baglio) in fin di vita, attraverso alcuni flashback scopriremo la motivazione che ha portato i due amici ad intraprendere strade diverse.

Aldo, Giovanni e Giacomo hanno da sempre la passione della recitazione, il terzetto sbarca il lunario con qualche lavoretto nel mondo dello spettacolo, Aldo fa la comparsa in opere liriche, Giacomo rumorista in sala doppiaggio, Giovanni statua vivente in un grande magazzino.

Lavoretti che li aiutano a realizzare il loro sogno più grande, allestire il Cyrano de Bergerac a teatro. Tutto sembra filare liscio, l’allestimento prosegue, l’entusiasmo è tanto, purtroppo l’arrivo di Marina (Marina Massironi), ragazza conosciuta per una serie di equivoci, rompe l’equilbrio tra i tre amici ed è fonte di equivoci e rivalità che porteranno alla lite e al naufragio dello spettacolo.

Sicuramente uno dei miglior lavori di Aldo, Giovanni e Giacomo, Chiedimi se sono felice miscela con una certa naturalezza, poesia e comicità senza mai sconfinare nel volgare, e aggiungendo un tocco di leggerezza al tutto grazie all’utilizzo di personaggi che non solo portano gli stessi nomi degli interpreti, ma ne rispecchiano peculiarità caratteriali ed espressive.

Il cinema sbircia nel teatro, la commedia della vita messa in scena con arguzia, l’amicizia virrile e un rapporto che va oltre lo schermo si miscelano, tra fiction e realtà, giocando con i piani temporali ed una regia, curata dal trio con l’ausilio di Massimo Venier, sempre attenta alle invasioni di campo.

Chiedimi se sono felice abbandona le macchiette televisive, porta a termine  l’evoluzione da grande schermo accennata in Così è la vita, purtroppo il successivo La leggenda di Al, John e Jack perseguirà lo stesso obiettivo con ben altri risultati, e ci mostra un lato più surreale ed intimista del trio, ricco di sfaccettature e incline ad una certa malinconica poesia, che purtroppo andrà perduta nei loro successivi lavori.