Rocky 2, recensione

Il film riprende le fila dall’ultimo sofferto round in cui Rocky (Sylvester Stallone) si trova di fronte alla furia del campione in carica Apollo Creed (Carl Weathers), ma Rocky ha deciso che finirà l’incontro in piedi e così sarà, al suono del gong finale i due pugili stremati si ripromettono che non ci sarà rivincita.

In realtà l’orgoglio ferito di Creed e una serie di lettere di fan infuriati e delusi lo spingeranno a chiedere una rivincita che però Rocky rifiuta, spinto da Adriana (Talia Shire) ad appendere ufficialmente i guantoni al chiodo, Rocky si gode la borsa vinta, accettando le offerte da vari sponsor che lo vogliono come testimonial per alcuni spot pubblicitari.

Rocky nonostante il matrimonio con Adriana e un figlio in arrivo è insofferente alla vita lontano dal ring, la fuoriserie sportiva, la casa nuova, nulla di tutto ciò gli toglie dalla testa la boxe, a questo si aggiunge una campagna denigratoria mezzo stampa messa in piedi da Creed e il suo staff, per costringerlo a tornare sul ring per una rivincita da milioni di dollari.

Rocky comincia ad avere delle difficoltà economiche, però ha premesso ad Adriana che non tornerà sul ring e quindi trova un lavoro e continua frustrato a subire le provocazioni di Creed, nel frattempo Paulie visto l’amico in difficoltà discute con la sorella che ha un malore e finisce in ospedale, dopo un parto d’urgenza Adriana entra in coma e Rocky rischia di perdere la cosa più importante della sua vita, ma passato il pericolo sarà la stessa Adriana a chiedere a Rocky di tornare sul ring.

Dopo il successo stratosferico del primo Rocky e gli Oscar ricevuti impossibile non provare a bissare il successo, così a tre anni dal primo film Stallone torna a scrivere una seconda puntata che stavolta lo vedrà anche dietro la macchina da presa dopo il debutto alla regia avvenuto nel 1978 con Taverna Paradiso.

Chiaramente il film è una fotocopia del precedente successo con la variante del Rocky e famiglia, la prima parte stenta un pochino, ma questo fa parte del gioco, il personaggio deve subire qualche provocazione, sentirsi frustrato e trovarsi di fronte alla possibilità di mettere a fuoco le priorità della vita, poi scatta l’attesa rivalsa, il training con muscoli, marcetta e grinta in bella mostra e l’atteso incontro, piatto forte della pellicola sempre molto curato e coinvolgente.

Rocky 2 precede la fase videoclippara e patinata dei due successivi capitoli decisamente meno genuini e più furbi ed ammiccanti del consueto, anche se il personaggio ormai è un’icona che vive di vita propria a prescindere da copioni e recitazione.

Note di produzione: inutile dire che il film costato quasi 2 milioni di dollari sbanca i botteghini incassandone oltre 200, il neonato che appare nel film è Seargeoh Seth Stallone il vero primogenito dell’attore, durante gli allenamenti per il film Stallone si lesionò il muscolo pettorale, ferita che richiese oltre 100 punti di sutura.