Recensione: Doomsday

A volte ci si chiede quali siano le vie misteriose che il Signore segue per decidere quali siano i film che verranno prodotti, e quali invece rimarranno solo delle mere idee.

Sono domande a cui difficilmente possiamo dare risposta, ma il cui insorgere irrompe prepotentemente nelle menti degli spettatori dal momento in cui questi si siedono sulla poltroncina del cinema, e si trovano davanti film come Doomsday.

Doomsday è in film di cui non si riesce profondamente a cogliere la ragione d’essere. Un misterioso virus, chiamato originalmente Reaper, giustificato in venti secondi di preambolo, stile film porno, decima la popolazione della Scozia, che viene di conseguenza messa globalmente in quarantena.

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Da Lennon, passando per Guitar Hero, verso i Disaster

Senza tanti preamboli, vi dico subito che John Lennon sarà l’oggetto di una biopic la cui regia sarà affidata alla regista inglese Sam Taylor-Wood. Le vicende si svolgeranno principalmente durante la giovinezza dell’artista.

Particolare attenzione sarà dedicata alla giovinezza del cantante, e ci saranno chiari riferimenti all’influenza che hanno avuto sua madre e sua zia Mimi, sulla sua vita. Il film sarà prodotto da da Robert Bernstein e Douglas Rae della Ecosse Films, e le riprese inizieranno a marzo e si svolgeranno a Liverpool.

Rimanendo sempre in tema musicale, pensate che verrà tratto un film da Guitar Hero. Si, non fate gli stupiti, sto parlando del videogioco. Cosa verrà fuori? Chi lo sa? Qualche informazione c’è. Pare che Brett Ratner, autore del terzo capitolo della saga degli X-Men, sia estremamente interessato alla realizzazione di un film ispirato a Guitar Hero, anche se ci vorrà un pò di fantasia per inventare una storia laddove, effettivamente, non esiste.

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Recensione: The Burning Plain

The Burning Plain, che inizialmente doveva chiamarsi I Quattro Elementi, è il nuovo acclamato lavoro in concorso alla 65 Mostra del Cinema di Venezia del maestro Guillermo Arriaga, premio Oscar per Babel.

Opera drammatica che analizza il legame misterioso che unisce diversi personaggi separati nello spazio e nel tempo: Marianna (Jennifer Lawrence), una sedicenne che cerca disperatamente di rimettere assieme i cocci delle vite dei genitori in una città di confine in Messico; Sylvia (Charlize Theron), una donna di Portland che deve affrontare un’odissea emotiva per cancellare un peccato dal suo passato; Gina (Kim Basinger) e Nick (Joaquim de Almeida), una coppia alle prese con un’intensa relazione clandestina e Maria (Tessa Ia), una giovane ragazza che aiuta i genitori a trovare la redenzione, il perdono e l’amore.

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Recensione: Kung Fu Panda

Che spettacolo! Ieri sera, vedendo Kung Fu Panda, mi sono divertito veramente tanto, e la sala era tutta d’accordo con me. L’ultima creazione Dreamworks risolleva nettamente il livello, dopo un lieve calo con Shrek 3, basato quasi esclusivamente sulle citazioni.

Eh si, perchè il fatto che le citazioni ci siano va bene, ma bisogna vedere come le si usa. Per questo la prima cosa che mi ha colpito è stata che non mi sono venuti in mente, mentre guardavo Kung Fu Panda, tutti i film a cui eventualmente “punta”, tutt’altro.

La citazione del film è riferita più che altro a un’atmosfera, a un background, a qualcosa di decisamente più globale. Così si apre un’antica Cina resa magistralmente spaziosa nel clima cartoonesco creato dai maghi della DreamWorks.

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65ma Mostra del Cinema: tutti pazzi per Charlize

Come definirla? Bella, incantevole, splendida ma anche dolce, disponibile, affatto presuntuosa, insomma in una sola parola diva! Charlize Theron, ha calamitato nella giornata appena trascorsa l’attenzione dei media alla Mostra del Cinema di Venezia e della folla che la attesa a lungo e con pazienza ieri sera in occasione della premiere del film in concorso che la vede come protagonista assieme a Kim Basinger assente al Lido, The Burning Plain.

Dopo lo spumeggiante esordio della kermesse cinematografica con due grandi e belli primi della classe, quali sono Brad Pitt e George Clooney, gioia del pubblico femminile, anche quello maschile ha potuto deliziarsi della vista di Charlize Theron, presente nel duplice ruolo di attrice-produttrice esecutiva dopo l’esperienza di Monster. Alla conferenza stampa c’era anche il regista del film Guillermo Arriaga, premio Oscar per la sceneggiatura di Babel, meritevole di menzione per almeno un altro lavoro: 21 grammi, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa.

The Burning Plain è una storia complessa dove 5 storie vissute tra gli Stati Uniti e il Messico si intersecano tra di loro nell’intento manifesto da parte del regista di rappresentare i quattro elementi aria, acqua, terra, fuoco. Obiettivo raggiunto a giudicare dalla reazione del pubblico.

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Hayao Miyazaki

Scrivere di Miyazaki ha lo stesso effetto, per me, di scrivere sui genitori delle persone che amo. Autore di fumetti, animatore, sceneggiatore e produttore giapponese, Miyazaki è in effetti il padre di alcune delle cose più belle che abbia mai visto, a partire da Conan, il ragazzo del futuro (Mirai Shōnen Konan), ma andiamo con ordine.
Classe 1941, Miyazaki, è sempre stato un appassionato disegnatore, e fu immediatamente conquistato dalla scoperta dei manga e degli anime. Si laurea in Scienze Politiche ed Economia nel 1963, e senza perdere altro tempo entra a far parte dello staff dei disegnatori della Toei , facendosi subito notare per la proposta di un miglior finale per il film Gariba no uchu ryoko (1965) (in inglese Gulliver’s Travels Beyond the Moon).
Divenuto poi animatore capo e concept artist (colui che crea i personaggi e gli scenari) per Taiyo no Ōji: Horusu no daiboken (edito in Italia dapprima con il titolo La grande avventura del piccolo principe Valiant, poi con quello de Il segreto della spada del sole), film diretto da Isao Takahata, pubblica nel frattempo il manga La tribù del deserto (Sabakuno Tami), negli anni 1969-70.

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65ma Mostra del Cinema: spiccano Kitano e Pontecorvo

Dopo la cascata di immagini da quel della Cina, grazie all’evento olimpico anche la 65ma Mostra del Cinema di Venezia, si permea di fascino orientale, questa volta giapponese, grazie alla nuova pellicola in concorso Akires to kame (Achille e la tartaruga), del regista-attore di Hana-bi, Takeshi Kitano. Il film fa parte di una miniserie di tre inaugurata proprio dalla Mostra nel 2005 con Takeshis per poi proseguire l’anno scorso con Kantoku Banzai!.

Protagonista il mondo dell’arte e in particolare un pittore tal Machisu (Kitano stesso), la cui unica vera soddisfazione è riuscire a fare ciò che più gli piace, sebbene il destino non gli permetta di raggiungere il successo tanto agognato da artisti come lui, col passare del tempo e l’avvicinarsi della vecchiaia, i reiterati tentativi di vedere riconosciute le proprie opere lo porteranno a superare ogni limite. Kitano, pittore lui stesso, si diverte a commentare in maniera giocosa e dissacrante il campo artistico-pittorico, dando vita a un opera sicuramente degna di nota, non priva di risvolti drammatici.

“Volevo descrivere il mio conflitto come regista e personaggio televisivo, e stavolta volevo farlo tramite l’arte – commenta Kitano in conferenza stampa a Venezia – “Metto in scena il lavoro dell’artista e quello che lui esprime. Ho trattato il lato oscuro dell’arte, volevamo descrivere una storia davvero crudele, l’arte vista come una droga”.

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Recensione: Burn after reading

 

 

L’apertura è di quelle con il botto, che riescono a catturare l’attenzione di stampa e televisioni di tutto il mondo. Apre la 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la spy story politica e demenziale degli errori e degli orrori della CIA e i (dis)Servizi Segreti: Burn After Reading. Film fuori concorso di Joel ed Ethan Coen formato da un cast stellare contemporaneo: Brad Pitt e George Clooney.

 

Nei quartieri generali della CIA ad Arlington Va. arriva l’analista Osborne Cox (John Malkovich) per un incontro top secret. Sfortunatamente per Cox il segreto è presto svelato: è stato espulso. Cox non prende la notizia particolarmente bene e ritorna a casa, a Georgetown, per dedicarsi alle sue memorie e all’alcool, non necessariamente in quest’ordine.

Abbattuta, ma non particolarmente sorpresa, è sua moglie Katie (Tilda Swinton) che sta pensando di lasciarlo per il suo amante Harry Pfarrer (George Clooney), un maresciallo federale a sua volta già sposato..

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Riddick a oltranza

Non è un mistero che The Chronicles of Riddick non abbia avuto tutto questo successo al botteghino. Tuttavia sembra che il personaggio, al quale riconosco il carisma nonchè una schiera di affezionati fan, sia destinato a tronare sul grande schermo.

La notizia arriva direttamente dalla bocca di Vin Diesel, che mostra di trovarsi a suo agio nei panni del personaggio. Costui ci assicura che non uno, ma ben due seguiti sono stati pianificati, e che sono destinati prima o poi a vedere la luce.

Sembra infatti che David Twohy, regista e sceneggiatore di The Chronichles of Riddick e del predecessore Pitch Black stia attualmente lavorando agli script.

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65ma Mostra del Cinema: trionfa il film dei Cohen e la coppia Clooney-Pitt

La 65ma Mostra del Cinema, iniziata ieri a Venezia possiede tutte le prerogative degli eventi destinati a lasciare ancora una volta il segno, le immancabili e perché no benvenute polemiche a fare da cassa di risonanza: secondo il giornale tedesco “Der Spiegel” troppi i film italiani in concorso, ma siamo in Italia no? Poi la parata di star e autorità che in serata sono sfilate sul red carpet prima della proiezione del grande protagonista della giornata odierna, dopo l’anteprima di ieri per la stampa e i vip, ovvero il film dei fratelli Coen.

Come in Non è un paese per vecchi, i due autori terribili Ethan e Joel, si cimentano in una dissacrante critica della società americana nella loro nuova opera Burn After Reading, presentata fuori concorso, dal cast di prima grandezza: Brad Pitt, George Clooney al mattino in conferenza stampa, poi nel pomeriggio a firmare autografi sul red carpet, a cui vanno aggiunti Frances McDormand anche lui a Venezia assieme a Tilda Swinton, il grande John Malkovich, Richard Jenkins, J. K. Simmons.

Una spy story divertente e dissacrante con l’immancabile, amaro fondo di verità, accolta dal fragoroso applauso del pubblico al termine della proiezione. La coppia Clooney-Pitt, quest’ultimo in particolare, non finisce mai di stupire calata in un ruolo non certo facile da interpretare: due emeriti idioti alla ricerca di denaro facile, un personal trainer e un ex bodyguard alla ricerca di quella fortuna, che la vita non gli ha mai veramente concesso.

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Kitano chi?

La prima volta che ho visto Dolls sono rimasto veramente sconvolto, ovviamente in senso positivo. Mentre le immagini del film scorono, sembra quasi di vivere una sinestesia in cui gli occhi riescono, per qualche oscuro motivo, a “sentire” le immagini che escono direttamente dalla bocca del regista.

Sembra veramente di ascoltare un racconto, una storia; Takeshi Kitano, uomo di Tokyo, classe 1947, sussurra i suoi film, modulando la sua voce creativa in modo da mantenere il nostro focus attentivo ancorato a ciò che viene trasmesso.

Attore, regista, scrittore, sceneggiatore, pittore, la sua poliedrica formazione affonda le radici nella didattca naturale multicolore giapponese, e l’espressione artistica è sempre volta alla comunicazione di qualcosa di specifico e di personale.

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Yattaman e Gatchman prendono vita nel 2009

Tutto è possibile! Quando ero piccolo, molto più di ora, la mia mente spaziava nel mondo delle possibilità, e sognavo la realizzazione fisica di un sacco di robot che passavano davanti ai miei occhi grazie alla mitica televisione e alle audaci peripezie delle migliori reti locali!

La cosa più bella era immaginarsi alla guida di Yatta-Can, accanto ai due giovani protagonisti di Yattaman, Kanchan, che combatte lo sgangherato Trio Drombo col nome di Yatta-Uno, e Janet, l’affascinante Yatta-2.

Il sogno pare divenuto realtà. Yattaman diventerà un live action, con un’uscita prevista per la primavera del 2009, grazie a Takashi Miike, con personaggi e mecha-design studiati da Katsuya Terada .

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Cinema e Videogiochi: dal joypad alla celluloide

Ormai videogiochi e celluloide sono diventati come il Gatto e La Volpe. Non si tratta ancora di un fenomeno di massa, ma fa comunque un certo effetto appoggiare il joypad, andare al cinema ed esperire un curioso senso di deja vu.
La situazione è chiara: molti personaggi dei videogiochi stanno per seguire i primi, sparuti pionieri, nel salto verso il mondo del cinema. I primi tentativi non sono andati tutti tutti a buon fine, per usare un eufemismo, sia come realizzazione, sia al botteghino. Molti di voi avranno visto, ad esempio, Doom. Il film è un live action del 2005, basato sull’omonima, celebre saga di videogiochi.
Doom è l’FPS per eccellenza, una sorta di icona sacra, e forse le aspettative erano un pò eccessive. Il film in sè è una pellicola d’azione/horror abbastanza nella norma, veramente niente di cui scrivere sil diario. Qualche mostro carino, qualche salto sulla sedia se il volume è altissimo, ma poi, a parte una pioggia di piombo, non c’è molto altro.

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