Le colonne sonore più inquietanti del mondo del cinema

colonne sonore più inquietanti

Di cadaveri sotto i ponti ne son passati tanti, per questo nel 2021 possiamo avere l’imbarazzo della scelta tra le colonne sonore più inquietanti del mondo del cinema. La scelta farà litigare i più, perché il gusto personale è sempre fuori discussione. Il cinema italiano, quello statunitense e anche il mondo della televisione hanno regalato perle rare di bellezza noir, a volte lasciate nella nicchia degli appassionati.

Nell’elenco che andremo a compilare ci sono un paio di cose che probabilmente stridono con il pensiero comune: la colonna sonora inquietante per eccellenza è fatta, sostanzialmente, di carillon, pianoforti, qualche nenia infantile e perché no, qualche audace giro di basso. Tutti pensiamo a Profondo Rosso e L’Esorcista, ma oltre alle gambe mozzate c’è di più.

School At Night (Profondo Rosso)

Iniziamo con la nenia infantile che l’assassino di Profondo Rosso di Dario Argento fa ascoltare alle sue vittime prima di colpirle. Sarebbe una comunissima canzone per bambini se non fosse per quella nota fuori scala, una terza minore su scala maggiore, che crea quell’effetto creepy che si trasforma in un brivido lancinante lungo la schiena. Capolavoro, questo, firmato da Giorgio Gaslini per i Goblin, band feticcio di Dario Argento per buona parte delle colonne sonore dei suoi film.

Tubular Bells (L’Esorcista)

Quando si parla delle colonne sonore più inquietanti del cinema non si può prescindere né dai Goblin di Profondo Rosso né da Tubular Bells di Mike Oldfield, opera in due tempi che fu presa in prestito dal regista William Friedkin per il capolavoro L’Esorcista. Oldfield, britannico di nascita, si trovava alla sua prima pubblicazione ed ebbe la fortuna di attirare l’attenzione di Friedkin. Grazie all’impiego della sua musica all’interno del film il disco Tubular Bells schizzò in vetta alle classifiche.

Halloween (Halloween)

Quel geniaccio di John Carpenter, nel 1978, oltre a firmare il capolavoro slasher Halloween si mise all’opera per comporre anche la colonna sonora. Il risultato è quell’insieme di tre note nel tipico canone che il cinema horror richiede (quinte minori, seste, cambi di tonalità), il tutto eseguito al pianoforte con lampi di archi che compaiono qua e là e un pulsare costante, come di una motosega. Ancora oggi Halloween è una delle colonne sonore più amate dagli appassionati del cinema horror.

Irrealtà di Suoni (Paura nella Città dei Morti Viventi)

Questo paragrafo, insieme a molti altri, è un elogio a Fabio Frizzi. Per anni ha subito l’ombra del genio di Claudio Simonetti e dei Goblin, ed è comprensibile. Bisogna riconoscergli, tuttavia, che oltre ad aver composto il famoso motivetto di Fantozzi, il fratello musico di Fabrizio Frizzi ha regalato al cinema dell’orrore colonne sonore degne di entrare nell’Olimpo dei mostri sacri. Una di queste è quella per Paura nella Città dei Morti Viventi di Lucio Fulci (1980) di cui la traccia Irrealtà di Suoni è un dignitoso esempio.

7 Note (Sette Note in Nero)

Il problema delle colonne sonore più datate è la loro reperibilità in termini di supporto fisico. La colonna sonora di Sette Note in Nero di Lucio Fulci (1977), per esempio, è uscita in formato digitale solo nel 2006 e prima di allora esisteva solo il singolo del Main Theme. Anche a questo giro Fabio Frizzi firma quelle note inquietanti. 7, per la precisione, che come racconta in un’intervista per StraCult furono composte con il supporto di una matita che interrompeva il nastro per poi riprendere la riproduzione, una sorta di loop machine ante litteram che gli consentì di individuare 7 note da inserire in un tempo di 3/4, suddivise in 3 movimenti. I primi due con 2 note, il terzo con 3.

Dead Silence (Dead Silence)

Nella libreria del compositore Charlie Clouser ci sono probabilmente tanti autori italiani. La sua colonna sonora per il film Dead Silence di James Wan (2007) è degna dei motivetti inquietanti che hanno fatto la storia. Un carillon, un pianoforte insistente e il giusto apporto di percussioni ed elettronica. Il brano si distingue per la grande presenza orchestrale, ma il tema principale sul quale si reggono fiati e ottoni è dato proprio dalla morsa di carillon e pianoforte, inquietanti quanto basta per aprire il film con il giusto brivido.

O Willow Waly (The Innocents)

“We lay my love and I, beneath the weeping willow… “, con queste parole si apre The Innocents, film di Jack Clayton del 1961. Inciso da Isla Cameron su scrittura di George AuricPaul Dehn, l’apertura di The Innocents è intonata da un bambino. La nenia mortale è una delle cose più disturbanti che il mondo del cinema ricordi, e ancora oggi c’è chi fa ricorso a O Willow Waly per spaventare il pubblico.

Lullaby (Rosemary’s Baby)

Krzysztof Komeda ha firmato la colonna sonora di Rosemary’s Baby di Roman Polanski (1968), ennesimo capolavoro del regista polacco. La nenia infantile che sentiamo nei titoli di apertura è cantata dall’attrice Mia Farrow, protagonista anche nel film nel ruolo di Rosemary Woodhouse.

Chi L’Ha Vista Morire? (Chi L’Ha Vista Morire?)

Nel 1972 Ennio Morricone firma la colonna sonora del film Chi L’Ha Vista Morire? di Aldo Lado, e regala al thriller italiano un’altra perla di inquietudine. A questo giro il Maestro si serve di una filastrocca presente nel giallo L’Enigma Dell’Alfiere (1928) dello scrittore S.S. Van Dine che a sua volta prende ispirazione dalle Filastrocche di Mamma Oca.

Strana Bambina (La Piovra 3)

Impossibile non considerare Ennio Morricone come il Re Mida del cinema. A questo giro, però, il Maestro diventa il Re Mida anche della televisione. Chi è boomer come il sottoscritto ricorda quel gran capolavoro de La Piovra come una delle più grandi opere televisive sulla mafia. Ecco, se la mafia è già inquietante per natura e per memoria storica, Strana Bambina è una delle composizioni più disturbanti del Maestro. Ascoltare per credere.

Strana Bambina è, come dire, la bonus track di questo viaggio tra le colonne sonore più inquietanti del mondo del cinema: in questo caso si tratta di televisione, ma siamo sempre in tempo per scavare più a fondo.