Il distinto gentiluomo, recensione

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Thomas Jefferson Johnson (Eddiie Murphy) è un truffatore di professione, niente di particolarmente  impegnativo, ma il ragazzo sa fare decisamente il suo lavoro attraverso truffe elaborate che vedono coinvolto più di qualche complice, insomma un vero attore nel senso meno artistico del termine.

Visto che a Jefferson viene data l’occasione di candidarsi alle elezioni per una poltrona al Congresso, la fortuna vuole che il suo nome sia è molto simile a quello di un candidato appena deceduto e molto amato, ecco l’uomo e la sua squdra di truffaldini assistenti cogliere al volo l’occasione e ritrovarsi in quel di Washington con tanto di ufficio e segretaria.

Insediatosi Jefferson ha l’intenzione di accumulare più soldi possibili per poi darsi come di consueto alla macchia, così dopo essere riuscito ad entrare in una delle commissioni più ambite si lascia betamente inondare da ingenti donazioni che le lobby elargiscono ai senatori per conquistarsi i loro favori e qualche voto sicuro quando si tratterà di votare qualche legge impopolare.

Purtroppo per lui Jeffeson si scopre tenero di cuore e con più scrupoli di quel che pernsava, così quando una bella avvocatessa gli chiede di aprire un’inchiesta che coinvolgerà alcune potenti lobby, lui acceterà mettendosi contro magnati dell’energia, finanziatori, e soprattutto il corrotto capo della commissione senatoriale Dick Dodge (Lane Smith) che comicerà a scavare nel suo passato in cerca di macchie, e per sua fortuna ne troverà a iosa.

Il regista Jonathan Lynn, suoi il classico Signori, il delitto è servito e lo spassoso Mio cugino Vincenzo, sforna una divertente comedy che ironizza sulla politica e le ingerenze delle lobby industriali, regalandoci un Eddie Murphy più contenuto del consueto, reduce dal flop di Harlem Nights e in un’interpretazione più vicina per intenzioni e sfumature alla performance di Una poltrona per due.

Il film oltre che ben confezionato intrattiene con efficacia, e anche se verrà superato in verve, eleganza e umorismo dall’ottimo Dave presidente per un giorno di Landis, ci mostra un modo di fare comedy che sembra oggi decisamente lontano e che coniugava una bella confezione con umorismo e satira politica, in una maniera molto consona al family-movie, ma non per questo meno efficace e coinvolgente.