Festival di Torino 2012 giorno 2: in concorso Arthur Newman, evento speciale Le streghe di Salem

Seconda giornata per il Festival di Torino 2012 e come di consueto vi segnaliamo gli odierni film in concorso e alcune delle proiezioni più interessanti in cartellone quest’oggi. Per i film in competizione oggi è il turno di Arthur Newman del regista americano Dante Ariola con Colin Firth ed Emily Blunt e di Shell dell’inglese Scott Graham.

Bisogna sottolineare come anche quest’anno il Festival di Torino dia ampio spazio al genere horror, caso più unico che raro per un evento italiano non indirizzato specificatamente al genere e oggi il ricchissimo programma evidenzia le anteprime dell’attesissimo Le streghe di Salem, ultima fatica del regista Rob Zombie e di Maniac, remake con Elijah Wood dell’omonimo slasher di culto anni ’70 oltre alla proiezione di Citadel, suggestivo thriller-horror psicologico irlandese.

Chiudiamo il programma odierno con La bicicletta verde (Wadja) della regista saudita Haifaa Al Mansour, pellicola acclamata dalla critica e transitata a Venezia 2012 nella sezione Orizzonti. Il film è presentato nella sezione TorinoFilmLab.

ARTHUR NEWMAN

Wallace Avery è stanco: divorziato e deluso dalla vita amorosa, non riesce a instaurare alcun rapporto con il figlio. Quale miglior soluzione se non crearsi una nuova identità e fuggire a Terre Haute, in Indiana? Qui, una volta divenuto Arthur Newman, potrà ricominciare da capo, dedicandosi al golf professionistico. Un piano perfetto, l’importante è saltare in macchina e fuggire via. Ma l’incontro con la bella Mike, trovata priva di sensi sul bordo di una piscina di un motel, cambierà le carte in tavola: la ragazza ci metterà poco a scoprire il suo inganno, lui un po’ di più a conquistarla.

«Colin Firth è stato il primo e unico attore a cui ho pensato per il ruolo di Arthur. È stato molto semplice. Nessuna lunga lista di nomi, solo lui. Poche settimane dopo sono volato a Londra per incontrarlo. Dopo averne discusso, ha accettato e questo è quanto. Ho il sospetto che il soggetto sia giunto al momento giusto per lui, per non parlare del fatto che gli toccava un ruolo decisamente impegnativo, cosa alla quale guarda sempre senza alcun timore».

SHELL

Shell abita con il padre Pete in una stazione di servizio nel mezzo delle Highlands scozzesi. La madre li ha abbandonati da tempo e il loro legame rappresenta l’unico contatto umano possibile nell’isolamento geografico in cui vivono, spezzato solo di tanto in tanto dai pochi automobilisti di passaggio. Ad alcuni di loro la ragazza dice che quella solitudine non le dispiace, ma ancora non sa che sarà l’ultimo inverno che passerà tra quelle montagne deserte.

«L’idea per Shell mi è venuta mentre guidavo tra Glasgow e il Nord della Scozia. Lungo la strada, oltrepassando rimesse cadenti e tavole calde, ho pensato a un personaggio vincolato emotivamente e fisicamente a un posto così isolato. C’è un vuoto nella vita di Shell alla stazione di servizio, che va al di là della strada e permea le pareti della casa che divide con il padre. Shell sembra pensare
di poter sopravvivere grazie all’amore, anche se non ne riceve da nessuno. Sebbene alla fine del film il suo futuro sia incerto, spero che la sua liberazione sia un sollievo per il pubblico come lo è per lei».

LE STREGHE DI SALEM / THE LORDS OF SALEM

La bionda Heidi Hawthorne lavora come dj per una stazione radiofonica di Salem, nel Massachusetts, nota come «la città delle streghe». Un giorno le arriva per posta una scatola di legno contenente un vinile: pensando che si tratti di una band locale in cerca di promozione, lo ascolta all’istante. Sorprendentemente, però, il disco inizia a suonare al contrario, emettendo onde ipnotiche che precipitano Heidi in uno stato confusionale, facendole rivivere un trauma del passato. Ancora più sorprendentemente il pezzo riscuote un enorme successo tra gli ascoltatori della radio. Ma in un luogo in cui la stregoneria è ancora viva, una sola una canzone può bastare ad aprire le porte dell’inferno.

«Più il film progrediva, più desideravo che l’atmosfera generale avesse un forte impatto sul pubblico, perché era questa la sensazione che ho provato con David Lynch, Cronenberg e Kubrick. Volevo far sentire gli spettatori dentro il film, come in viaggio, e non che si limitassero a guardare immagini spaventose».

TRAILER DEL FILM

MANIAC

Frank è il giovane e introverso proprietario di un negozio di manichini. Quando Anna, un’avvenente artista alle prime armi, si rivolge a lui in cerca d’aiuto per una mostra, la sua vita cambia: tra i due nasce un sentimento di amicizia che per Frank si trasforma da subito in ossessione. Ben presto il legame morboso lascerà spazio a qualcosa di diverso e inquietante, qualcosa di nascosto e radicato in profondità nella psiche del ragazzo: il bisogno di uccidere.

«Quando Alex Aja e Grégory Levasseur vennero da me con la sceneggiatura e mi chiesero se fossi interessato a portarla sullo schermo, la mia prima domanda fu: “Il mondo ha davvero bisogno di un altro film sui serial killer?” E ovviamente la risposta fu: “Sì!” Era quindi importante avere un nuovo punto di partenza e tentare di avventurarsi in ambiti in cui pochi film avevano osato spingersi, e così abbiamo deciso di raccontare la storia interamente dal punto di vista dell’assassino, una cosa che nessuna pellicola horror aveva fatto prima».

TRAILER DEL FILM

CITADEL 

Tommy sta traslocando con la moglie incinta nello squallido sobborgo di Edenstown, in Irlanda. I due vengono aggrediti da un gruppetto di ragazzini incappucciati: la sua compagna finisce in coma e lui per reazione sviluppa una forte agorafobia. Quando la moglie muore, Tommy si ritrova a dover proteggere la loro bambina dalla baby gang che li aveva attaccati, con al suo fianco un prete dai modi sbrigativi, un’infermiera e un bambino cieco. Ben presto il giovane padre capirà che l’unica possibilità di superare le sue paure e affrontare il branco assassino sarà varcare l’ingresso della costruzione dove tutto era incominciato, l’inquietante e fatiscente Citadel.

«Sono solito descrivere Citadel come se fosse per metà un horror psicologico e per metà un’autobiografia. La parte autobiografica deriva dalla mia personale battaglia contro l’agorafobia nel periodo tra la tarda adolescenza e l’inizio dei vent’anni, malattia dovuta all’attacco violento e immotivato da parte di un gruppo di ragazzi».

TRAILER DEL FILM

LA BICICLETTA VERDE / WADJDA

A dieci anni Wadjda è un po’ troppo vivace per la realtà in cui vive, un sobborgo molto conservatore di Riyadh; infatti, nonostante il divieto impostale dalla famiglia, continua a frequentare l’amico Abdullah e, proprio per batterlo in velocità, decide che deve assolutamente avere una bicicletta. La madre, temendo le reazioni della comunità, si rifiuta di comprargliela, così Wadjda si impegna a recuperare da sola il denaro, arrivando a contrastare la sua stessa natura pur di realizzare il suo desiderio.

«Sono nata in una cittadina dove vivono molte ragazze con grandi potenzialità come Wadjda: saranno loro a dare una nuova forma e a ridefinire il nostro Paese. Per me è stato importante lavorare con un cast di sauditi per raccontare questa storia con voci autentiche. Le riprese sono il frutto di una straordinaria collaborazione interculturale che ha condotto due troupe di immenso talento, una tedesca e una saudita, nel cuore di Riyadh. Mi auguro che questo film offra un ritratto unico del mio Paese e parli di temi universalmente condivisibili, come la speranza e la perseveranza».

TRAILER DEL FILM

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