Devil, recensione

Il suicidio di un uomo, che dopo una caduta finisce sul tetto di un furgone, porterà il detective Bowden (Chris Messina), ex-alcolista a cui un pirata della strada ha ucciso moglie e figlio, in un grattacielo che presto diverrà sede di inquietanti accadimenti.

Infatti nel palazzo all’interno di uno degli ascensori bloccato per un guasto, cinque persone scopriranno di non essere sole e uno dopo l’altro cominceranno a morire, scatenando così all’interno dell’angusta location crisi di paranoia che culmineranno in un bagno di sangue con tanto di demoniaca rivelazione.

Il detective Bowden. come peraltro gli occupanti dell’ascensore, pensa che l’omicida si celi tra di loro, inconsapevole che tutto ciò che sta accadendo, compresa la sua presenza nell’edificio, è il frutto in realtà di un piano diabolico nel senso stretto del termine, perchè è proprio il diavolo in persona a caccia di anime da dannare che muove le pedine di questo efferato e claustrobico gioco al massacro.

John Erick Dowdle respondabile dell’istant-remake Quarantine dirige questo thriller-sovrannaturale basato su una storia di M. Night Shyamalan, il regista de Il sesto senso qui anche in veste di produttore di quello che sembra sarà il primo capitolo di una trilogia.

Devil è un film che lascia decisamente interdetti e dimostra la repentina involuzione che sta subendo il thriller-horror mainstream americano, che dagli ultimi prodotti sembra puntare ad un target di teenager con brividi low-cost e script inesistenti, vedi il recente Paranormal activity 2 con l’inquietante pulisci-piscina posseduto, piuttosto che il sopravvalutato Buried-sepolto acclamato oltre l’accettabile scomodando oltreoceano addirittura un maestro come Hitchcock.

Non basta la mania compulsiva da remake e quella da reality/mockumentary, adesso sembra che anche l’originalità di Shyamalan stia pesantemente scemando e la prova certa ne è questa brutta copia di un racconto di Stephen King che vorrebbe miscelare thriller-sovrannaturale, horror e filone demoniaco in una confezione senza dubbio tecnicamente ineccepibile, ma dallo script ridondante e infarcito di assurdità, con tanto di pistolotto mistico-moralistico finale che ha senza dubbio il potere di far accapponare la pelle.

Devil scivola letteralmente via nella più assoluta prevedibilità, tale da far diventare un qualsiasi episodio di Ai confini della realtà o una miniserie tratta da King dei veri gioielli, per non parlare di un personaggio risibile come il sorvegliante  messicano Ramirez che tra un’Ave Maria ed un toast-test che dovrebbe rivelare la presenza del maligno, prende le sembianze in maniera inquietante dell’incompresa e silurata tata-esorcista del già citato Paranormal actrivity 2.

Naturalmente stendiamo un ulteriore velo pietoso sul finale  per promuovere senz’altro la regia, Dowdle è un cineasta che indubbiamente conosce il mezzo, ma la storia potrebbe forse inquietare un dodicenne e chissà lo stesso Shyamalan, che dopo Il sesto senso, quelli si che erano brividi, pare abbia inesorabilmente, film dopo film, perso di efficacia.

Note di produzione: sembra che Shyamalan per scrivere la storia si sia ispirato al saccheggiatissimo Dieci piccoli indiani di Agata Christie, il film a fronte di un budget di 10 milioni di dollari ne ha incassati worlwide oltre 47.