Quando Cthulhu chiama…

Diciamocelo, fino ad ora la produzione cinematografica ispirata alla fervida e a volte perversa inventiva del grande H.P. Lovecraft non ci ha pienamente soddisfatto. Sta tuttavia per arrivare il momento della riscossa, almeno si spera.

Scritto da Grant Cogswell e diretto da Dan Gildark, è in arrivo un film in titolato proprio come la lovecraftiana, abominevole divinità: Chtulhu. Il film sta per essere distribuito, e tutti gli appassionati sono estremamente curiosi di sapere cosa ne verrà fuori.

Nel cast, insieme a Jason Cottle, Cara Buono, Scott Green e Robert Padilla, ci sarà, udite udite, Tori Spelling. Ve la immaginate, raccontata da Lovecraft?

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Recensione: Il papà di Giovanna

Lunghi applausi del pubblico accolgono il secondo dei quattro film italiani in concorso alla Biennale di Venezia; Il papà di Giovanna, di Pupi Avati che torna in laguna tre anni dopo La seconda notte di nozze, puntando su un tema ricorrente in questa 65ma mostra: la tragedia famigliare.

Bologna 1938. Michele Casali (Silvio Orlando) si trova in una situazione disperata: la sua unica figlia, Giovanna (Alba Rorhwacher), ha ucciso la propria migliore amica e compagna di scuola per gelosia. La ragazza, ancora adolescente, grazie alla testimonianza degli psichiatri viene dichiarata insana di mente e rinchiusa nel manicomio criminale di Reggio Emilia, anziché in carcere.

Durante il periodo di isolamento quasi totale cui è sottoposta, la sola persona a occuparsi di lei è il padre, a conferma del loro particolare legame dal quale la madre, Delia (Francesca Neri), era sempre rimasta esclusa. Testimone dei terribili eventi è Sergio (Ezio Greggio), ispettore di polizia e amico intimo di Michele, da anni segretamente innamorato di Delia.

Nell’inverno del 1953, in una Bologna che sta ancora cercando di riprendersi dopo i massacri della guerra, Delia incrocia lo sguardo della figlia Giovanna, ormai guarita e come sempre accompagnata dal padre, nel buio di un piccolo cinema. La madre non avrà più incertezze: proveranno a ricominciare una nuova vita, questa volta insieme.

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Mamoru Oshii

In questi giorni abbiamo citato alcuni tra i personaggi più in vista del panorama artistico giapponese, almeno per quello che riguarda cinema e anime. La carrellata, ovviamente, non finisce qui. Di artisti da citare ce ne sarebbero moltissimi, lo spazio è limitato, e di conseguenza la selezione appare come un necessario mezzo di sopravvivenza.

Ma un nome come quello di Mamoru Oshii non può essere assolutamente tralasciato, e questo per vari motivi. In prima istanza, si tratta, come di consueto, di una personalità originale e poliedrica, di quelle di cui si racconta, indipendentemente da quello che ha prodotto.

In più, la produzione di Mamoru Oshii è spaventosamente bella. I suoi lavori risuonano nelle anime degli spettatori come accordi prodotti da uno strumento perfettamente accordato, raggiungendo rapidamente l’indimenticabilità.

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65ma Mostra del Cinema: dai Birdwatchers di Marco Bechis al ferragosto di Gianni Di Gregorio

Il primo giorno di settembre coincide alla Mostra del Cinema di Venezia, con la proiezione di altre due pellicole di casa nostra entrambe in concorso: Birdwatchers: La terra degli uomini Rossi, del regista Marco Bechis e Pranzo di Ferragosto diretto da Gianni Di Gregorio. Ieri intanto abbiamo assistito ai pareri contrastanti della stampa e del pubblico circa Il papà di Giovanna di Pupi Avati, mentre unanime l’entusiasmo per la pellicola d’animazione di Myazaki, Ponyo On The Cliff By the Sea: la pesciolina rossa protagonista del film ha conquistato tutti, meritandosi applausi a scena aperta. Doveroso il tributo al maestro Dino Risi, scomparso di recente con la proiezione della versione restaurata de I Mostri realizzata dalla Cineteca Nazionale: Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione in collaborazione con Sky Cinema, con tanto di scene inedite.

Sul Lido ieri è stato anche il giorno di Natalie Portman (assolutamente snob!), che ha ricevuto il premio Diamanti per il suo impegno umanitario, il riconoscimento viene assegnato ogni anno dall’associazione Kine’o, in collaborazione con San Pellegrino, fra gli altri premiati all’Hotel Des Bains, Elio Germano, Vittoria Puccini, Violante Placido, Alessandro Gassmann, Kasia Smutniak, Micaela Ramazzotti, il regista Riccardo Faenza e il produttore Aurelio De Laurentiis. Proprio oggi il cortometraggio Eve diretto dalla Portman inaugurerà la sezione Corto Cortissimo.

Primo settembre, si diceva, dedicato agli uomini rossi di Marco Bechis, una coproduzione italo-brasiliana dal nutrito cast: Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Claudio Santamaria, Matheus Nachtergaele, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Chiara Caselli, Fabiane Pereira da Silva. La vicenda, ambientata in Brasile nel Mato Grosso do Soul, racconta la ribellione degli indios contro lo strapotere dei ricchi proprietari delle piantagioni transgeniche.

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Recensione: Un giorno perfetto

Primo film italiano a competere per il Leone d’oro a Venezia: Un giorno perfetto, di Ferzan Ozpetek, scritto con Sandro Petraglia, tratto dal romanzo di Melania Mazzucco.

Per la prima volta il regista de La finestra di fronte si misura con una storia che non porta la sua firma e con un mondo segnato dalla tragedia più estrema.

Emma e Antonio, sposati con due figli, sono separati da circa un anno. Antonio vive da solo nella casa dove abitava con la moglie, mentre Emma è tornata da sua madre, portando con sé i bambini. Poi, una notte qualunque, una volante viene chiamata nel palazzo e la polizia si accinge a fare irruzione nell’appartamento da cui qualcuno ha sentito provenire gli spari.

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65ma Mostra del Cinema: il giorno di Pupi Avati

Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno de Il papà di Giovanna, il nuovo film di Pupi Avati, con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi. Un viaggio nei meandri più reconditi dell’esistenza umana, dove la personalità di un padre viene messa in primo piano di fronte alle sciagure dell’amata figlia.

Michele è un pittore fallito il cui unico patrimonio è la figlia Giovanna, a cui dedica tutte le sue attenzioni nell’intento di crescerla con una buona educazione e istruzione. Un giorno la ragazza uccide per gelosia, la sua migliore amica, da quel momento la sua vita cambierà e sebbene riesca a evitare il carcere, si apriranno per lei le porte del manicomio essendo stata giudicata inferma di mente.

Un cast di notevole livello, con Silvio Orlando, dall’interpretazione maiuscola a cui si va ad aggiungere la piacevole sorpresa di Ezio Greggio in un ruolo diverso dai soliti, che ha saputo fare subito suo. Conferma il suo spessore artistico anche Alba Caterina Rohrwacher, astro nascente del cinema di casa nostra.

Da segnalare il grande successo di Gake no Ue no Ponyo film d’animazione di Hayao Miyazaki. Un lungo applauso di dieci minuti ha concluso la proiezione in anteprima per la stampa.

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Recensione: Doomsday

A volte ci si chiede quali siano le vie misteriose che il Signore segue per decidere quali siano i film che verranno prodotti, e quali invece rimarranno solo delle mere idee.

Sono domande a cui difficilmente possiamo dare risposta, ma il cui insorgere irrompe prepotentemente nelle menti degli spettatori dal momento in cui questi si siedono sulla poltroncina del cinema, e si trovano davanti film come Doomsday.

Doomsday è in film di cui non si riesce profondamente a cogliere la ragione d’essere. Un misterioso virus, chiamato originalmente Reaper, giustificato in venti secondi di preambolo, stile film porno, decima la popolazione della Scozia, che viene di conseguenza messa globalmente in quarantena.

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Da Lennon, passando per Guitar Hero, verso i Disaster

Senza tanti preamboli, vi dico subito che John Lennon sarà l’oggetto di una biopic la cui regia sarà affidata alla regista inglese Sam Taylor-Wood. Le vicende si svolgeranno principalmente durante la giovinezza dell’artista.

Particolare attenzione sarà dedicata alla giovinezza del cantante, e ci saranno chiari riferimenti all’influenza che hanno avuto sua madre e sua zia Mimi, sulla sua vita. Il film sarà prodotto da da Robert Bernstein e Douglas Rae della Ecosse Films, e le riprese inizieranno a marzo e si svolgeranno a Liverpool.

Rimanendo sempre in tema musicale, pensate che verrà tratto un film da Guitar Hero. Si, non fate gli stupiti, sto parlando del videogioco. Cosa verrà fuori? Chi lo sa? Qualche informazione c’è. Pare che Brett Ratner, autore del terzo capitolo della saga degli X-Men, sia estremamente interessato alla realizzazione di un film ispirato a Guitar Hero, anche se ci vorrà un pò di fantasia per inventare una storia laddove, effettivamente, non esiste.

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Recensione: The Burning Plain

The Burning Plain, che inizialmente doveva chiamarsi I Quattro Elementi, è il nuovo acclamato lavoro in concorso alla 65 Mostra del Cinema di Venezia del maestro Guillermo Arriaga, premio Oscar per Babel.

Opera drammatica che analizza il legame misterioso che unisce diversi personaggi separati nello spazio e nel tempo: Marianna (Jennifer Lawrence), una sedicenne che cerca disperatamente di rimettere assieme i cocci delle vite dei genitori in una città di confine in Messico; Sylvia (Charlize Theron), una donna di Portland che deve affrontare un’odissea emotiva per cancellare un peccato dal suo passato; Gina (Kim Basinger) e Nick (Joaquim de Almeida), una coppia alle prese con un’intensa relazione clandestina e Maria (Tessa Ia), una giovane ragazza che aiuta i genitori a trovare la redenzione, il perdono e l’amore.

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Recensione: Kung Fu Panda

Che spettacolo! Ieri sera, vedendo Kung Fu Panda, mi sono divertito veramente tanto, e la sala era tutta d’accordo con me. L’ultima creazione Dreamworks risolleva nettamente il livello, dopo un lieve calo con Shrek 3, basato quasi esclusivamente sulle citazioni.

Eh si, perchè il fatto che le citazioni ci siano va bene, ma bisogna vedere come le si usa. Per questo la prima cosa che mi ha colpito è stata che non mi sono venuti in mente, mentre guardavo Kung Fu Panda, tutti i film a cui eventualmente “punta”, tutt’altro.

La citazione del film è riferita più che altro a un’atmosfera, a un background, a qualcosa di decisamente più globale. Così si apre un’antica Cina resa magistralmente spaziosa nel clima cartoonesco creato dai maghi della DreamWorks.

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65ma Mostra del Cinema: tutti pazzi per Charlize

Come definirla? Bella, incantevole, splendida ma anche dolce, disponibile, affatto presuntuosa, insomma in una sola parola diva! Charlize Theron, ha calamitato nella giornata appena trascorsa l’attenzione dei media alla Mostra del Cinema di Venezia e della folla che la attesa a lungo e con pazienza ieri sera in occasione della premiere del film in concorso che la vede come protagonista assieme a Kim Basinger assente al Lido, The Burning Plain.

Dopo lo spumeggiante esordio della kermesse cinematografica con due grandi e belli primi della classe, quali sono Brad Pitt e George Clooney, gioia del pubblico femminile, anche quello maschile ha potuto deliziarsi della vista di Charlize Theron, presente nel duplice ruolo di attrice-produttrice esecutiva dopo l’esperienza di Monster. Alla conferenza stampa c’era anche il regista del film Guillermo Arriaga, premio Oscar per la sceneggiatura di Babel, meritevole di menzione per almeno un altro lavoro: 21 grammi, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa.

The Burning Plain è una storia complessa dove 5 storie vissute tra gli Stati Uniti e il Messico si intersecano tra di loro nell’intento manifesto da parte del regista di rappresentare i quattro elementi aria, acqua, terra, fuoco. Obiettivo raggiunto a giudicare dalla reazione del pubblico.

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Hayao Miyazaki

Scrivere di Miyazaki ha lo stesso effetto, per me, di scrivere sui genitori delle persone che amo. Autore di fumetti, animatore, sceneggiatore e produttore giapponese, Miyazaki è in effetti il padre di alcune delle cose più belle che abbia mai visto, a partire da Conan, il ragazzo del futuro (Mirai Shōnen Konan), ma andiamo con ordine.
Classe 1941, Miyazaki, è sempre stato un appassionato disegnatore, e fu immediatamente conquistato dalla scoperta dei manga e degli anime. Si laurea in Scienze Politiche ed Economia nel 1963, e senza perdere altro tempo entra a far parte dello staff dei disegnatori della Toei , facendosi subito notare per la proposta di un miglior finale per il film Gariba no uchu ryoko (1965) (in inglese Gulliver’s Travels Beyond the Moon).
Divenuto poi animatore capo e concept artist (colui che crea i personaggi e gli scenari) per Taiyo no Ōji: Horusu no daiboken (edito in Italia dapprima con il titolo La grande avventura del piccolo principe Valiant, poi con quello de Il segreto della spada del sole), film diretto da Isao Takahata, pubblica nel frattempo il manga La tribù del deserto (Sabakuno Tami), negli anni 1969-70.

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65ma Mostra del Cinema: spiccano Kitano e Pontecorvo

Dopo la cascata di immagini da quel della Cina, grazie all’evento olimpico anche la 65ma Mostra del Cinema di Venezia, si permea di fascino orientale, questa volta giapponese, grazie alla nuova pellicola in concorso Akires to kame (Achille e la tartaruga), del regista-attore di Hana-bi, Takeshi Kitano. Il film fa parte di una miniserie di tre inaugurata proprio dalla Mostra nel 2005 con Takeshis per poi proseguire l’anno scorso con Kantoku Banzai!.

Protagonista il mondo dell’arte e in particolare un pittore tal Machisu (Kitano stesso), la cui unica vera soddisfazione è riuscire a fare ciò che più gli piace, sebbene il destino non gli permetta di raggiungere il successo tanto agognato da artisti come lui, col passare del tempo e l’avvicinarsi della vecchiaia, i reiterati tentativi di vedere riconosciute le proprie opere lo porteranno a superare ogni limite. Kitano, pittore lui stesso, si diverte a commentare in maniera giocosa e dissacrante il campo artistico-pittorico, dando vita a un opera sicuramente degna di nota, non priva di risvolti drammatici.

“Volevo descrivere il mio conflitto come regista e personaggio televisivo, e stavolta volevo farlo tramite l’arte – commenta Kitano in conferenza stampa a Venezia – “Metto in scena il lavoro dell’artista e quello che lui esprime. Ho trattato il lato oscuro dell’arte, volevamo descrivere una storia davvero crudele, l’arte vista come una droga”.

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