Mamoru Oshii

In questi giorni abbiamo citato alcuni tra i personaggi più in vista del panorama artistico giapponese, almeno per quello che riguarda cinema e anime. La carrellata, ovviamente, non finisce qui. Di artisti da citare ce ne sarebbero moltissimi, lo spazio è limitato, e di conseguenza la selezione appare come un necessario mezzo di sopravvivenza.

Ma un nome come quello di Mamoru Oshii non può essere assolutamente tralasciato, e questo per vari motivi. In prima istanza, si tratta, come di consueto, di una personalità originale e poliedrica, di quelle di cui si racconta, indipendentemente da quello che ha prodotto.

In più, la produzione di Mamoru Oshii è spaventosamente bella. I suoi lavori risuonano nelle anime degli spettatori come accordi prodotti da uno strumento perfettamente accordato, raggiungendo rapidamente l’indimenticabilità.


Mamoru Oshii è fondamentalmente e ufficialmente uno scrittore e regista giapponese operante soprattutto nel campo degli anime. Si tratta di un grande appassionato di cinema e di fantascienza, le cui prime produzioni affondano le radici al tempo in cui aveva appena compiuto quindici anni.

Mamoru scriveva anche da giovanissimo, e scriveva già cose belle. Entra prestissimo a far parte della Tatsunoko di Tatsuo Yoshida, nel ruolo di assistente animatore, per la creazione di Kagaku Ninjatai Gatchaman II (La battaglia dei pianeti), per poi assumere il ruolo di regista di alcuni episodi della serie Zendaman delle Time Bokan Series.

Yoshida muore nel 1978, e Mamoru Oshii entra nello Studio Pierrot, fondato da Yuji Nunokawa e Hisayuki Toriumi, nato dalla diaspora che seguì il triste evento. Mamoru Oshii dimostra le sue abilità dirigendo svariati episodi di Urusei Yatsura (Lamù la ragazza dello spazio), tratto dal manga di Rumiko Takahashi.

Gli anni Ottanta segnanno il rapido passaggio dall’adolescenza alla maturità dell’arte di Mamoru Oshii; questi dirige infatti due lungometraggi Only You e Beautiful Dreamer, per poi partecipare alla scrittura, assieme a Hisayuki Toriumi, del primo OAV della storia degli anime, Dallos. Nello stesso periodo, Oshii scrive anche il primo manga, Todo no Tsumari.

Inzia quindi a plasmarsi e a manifestarsi una personalità inquieta, legata a tematiche più “pesanti” rispetto a quelle degli inizi. Mamoru Oshii comunica attraverso un senso gradevole di surrealtà e di anarchismo, basato sulle storie e sulle immagini dei personaggi.

Nel 1985, tramite lo Studio DEEN, Oshii produce L’Uovo dell’Angelo, una storia oscura il cui scarso successo commerciale è preludio dell’inizio si una salita destinata a non fermarsi. Dirige infatti subito dopo Jigoku no Banken: Akai Megane, primo capitolo della Kerberos Saga, che avrà altri due fortunati sequel: Kenrō Densetsu e Jigoku no Banken: Kerberos (in occidente Stray Dog).

Lavora parallelamente alla serie di Patlabor, e di numerose altre opere come Talking Head, pellicola sperimentale che alterna riprese dal vivo a sequenze animate. Dopo il congedo dalla serie Patlabor, dal soggetto originale del film Oshii viene tratto anche un romanzo pubblicato nel 1994, Tokyo War.

Il 1995 è l’anno del successo mondiale, dato che Mamoru Ohshii viene chiamato a dirigere niente meno che Ghost in the Shell, un progetto ambizioso tratto dal manga di Masamune Shirow che diviene in poco tempo un autentico cult movie cyberpunk.

Nel 1996 scrive e produce un film di fantascienza dal vivo, intitolato Remnant 6, per poi dedicarsi alla costituzione del Team Oshiicon, un gruppo da lui creato, per affrontare tutti i lavori ancora da portare a termine.

Questi anni 2000 sono caratterizzati dalla consueta, poliedrica produzione. Scrive infatti il romanzo Blood the last vampire: night of the beasts, da cui trae il soggetto per l’OAV omonimo, affidato alla regia di Hiroyuki Kitakubo. Ritorna poi alla regia di un film dal vivo con Avalon, affrontando temi simili a quelli affrontati in Ghost in the Shell; Avalon viene presentato al Festival di Cannes del 2001.

Tra le ultime fatiche, il film in Superlivemation Tachiguishi Retsuden del 2006, distribuito anche in Italia, e Sukai kurora (noto al mondo come The Sky Crawlers), lungometraggio d’animazione del 2008 in concorso alla 65ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.