Recensione: Burn after reading

 

 

L’apertura è di quelle con il botto, che riescono a catturare l’attenzione di stampa e televisioni di tutto il mondo. Apre la 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la spy story politica e demenziale degli errori e degli orrori della CIA e i (dis)Servizi Segreti: Burn After Reading. Film fuori concorso di Joel ed Ethan Coen formato da un cast stellare contemporaneo: Brad Pitt e George Clooney.

 

Nei quartieri generali della CIA ad Arlington Va. arriva l’analista Osborne Cox (John Malkovich) per un incontro top secret. Sfortunatamente per Cox il segreto è presto svelato: è stato espulso. Cox non prende la notizia particolarmente bene e ritorna a casa, a Georgetown, per dedicarsi alle sue memorie e all’alcool, non necessariamente in quest’ordine.

Abbattuta, ma non particolarmente sorpresa, è sua moglie Katie (Tilda Swinton) che sta pensando di lasciarlo per il suo amante Harry Pfarrer (George Clooney), un maresciallo federale a sua volta già sposato..

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Riddick a oltranza

Non è un mistero che The Chronicles of Riddick non abbia avuto tutto questo successo al botteghino. Tuttavia sembra che il personaggio, al quale riconosco il carisma nonchè una schiera di affezionati fan, sia destinato a tronare sul grande schermo.

La notizia arriva direttamente dalla bocca di Vin Diesel, che mostra di trovarsi a suo agio nei panni del personaggio. Costui ci assicura che non uno, ma ben due seguiti sono stati pianificati, e che sono destinati prima o poi a vedere la luce.

Sembra infatti che David Twohy, regista e sceneggiatore di The Chronichles of Riddick e del predecessore Pitch Black stia attualmente lavorando agli script.

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65ma Mostra del Cinema: trionfa il film dei Cohen e la coppia Clooney-Pitt

La 65ma Mostra del Cinema, iniziata ieri a Venezia possiede tutte le prerogative degli eventi destinati a lasciare ancora una volta il segno, le immancabili e perché no benvenute polemiche a fare da cassa di risonanza: secondo il giornale tedesco “Der Spiegel” troppi i film italiani in concorso, ma siamo in Italia no? Poi la parata di star e autorità che in serata sono sfilate sul red carpet prima della proiezione del grande protagonista della giornata odierna, dopo l’anteprima di ieri per la stampa e i vip, ovvero il film dei fratelli Coen.

Come in Non è un paese per vecchi, i due autori terribili Ethan e Joel, si cimentano in una dissacrante critica della società americana nella loro nuova opera Burn After Reading, presentata fuori concorso, dal cast di prima grandezza: Brad Pitt, George Clooney al mattino in conferenza stampa, poi nel pomeriggio a firmare autografi sul red carpet, a cui vanno aggiunti Frances McDormand anche lui a Venezia assieme a Tilda Swinton, il grande John Malkovich, Richard Jenkins, J. K. Simmons.

Una spy story divertente e dissacrante con l’immancabile, amaro fondo di verità, accolta dal fragoroso applauso del pubblico al termine della proiezione. La coppia Clooney-Pitt, quest’ultimo in particolare, non finisce mai di stupire calata in un ruolo non certo facile da interpretare: due emeriti idioti alla ricerca di denaro facile, un personal trainer e un ex bodyguard alla ricerca di quella fortuna, che la vita non gli ha mai veramente concesso.

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Kitano chi?

La prima volta che ho visto Dolls sono rimasto veramente sconvolto, ovviamente in senso positivo. Mentre le immagini del film scorono, sembra quasi di vivere una sinestesia in cui gli occhi riescono, per qualche oscuro motivo, a “sentire” le immagini che escono direttamente dalla bocca del regista.

Sembra veramente di ascoltare un racconto, una storia; Takeshi Kitano, uomo di Tokyo, classe 1947, sussurra i suoi film, modulando la sua voce creativa in modo da mantenere il nostro focus attentivo ancorato a ciò che viene trasmesso.

Attore, regista, scrittore, sceneggiatore, pittore, la sua poliedrica formazione affonda le radici nella didattca naturale multicolore giapponese, e l’espressione artistica è sempre volta alla comunicazione di qualcosa di specifico e di personale.

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Yattaman e Gatchman prendono vita nel 2009

Tutto è possibile! Quando ero piccolo, molto più di ora, la mia mente spaziava nel mondo delle possibilità, e sognavo la realizzazione fisica di un sacco di robot che passavano davanti ai miei occhi grazie alla mitica televisione e alle audaci peripezie delle migliori reti locali!

La cosa più bella era immaginarsi alla guida di Yatta-Can, accanto ai due giovani protagonisti di Yattaman, Kanchan, che combatte lo sgangherato Trio Drombo col nome di Yatta-Uno, e Janet, l’affascinante Yatta-2.

Il sogno pare divenuto realtà. Yattaman diventerà un live action, con un’uscita prevista per la primavera del 2009, grazie a Takashi Miike, con personaggi e mecha-design studiati da Katsuya Terada .

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Cinema e Videogiochi: dal joypad alla celluloide

Ormai videogiochi e celluloide sono diventati come il Gatto e La Volpe. Non si tratta ancora di un fenomeno di massa, ma fa comunque un certo effetto appoggiare il joypad, andare al cinema ed esperire un curioso senso di deja vu.
La situazione è chiara: molti personaggi dei videogiochi stanno per seguire i primi, sparuti pionieri, nel salto verso il mondo del cinema. I primi tentativi non sono andati tutti tutti a buon fine, per usare un eufemismo, sia come realizzazione, sia al botteghino. Molti di voi avranno visto, ad esempio, Doom. Il film è un live action del 2005, basato sull’omonima, celebre saga di videogiochi.
Doom è l’FPS per eccellenza, una sorta di icona sacra, e forse le aspettative erano un pò eccessive. Il film in sè è una pellicola d’azione/horror abbastanza nella norma, veramente niente di cui scrivere sil diario. Qualche mostro carino, qualche salto sulla sedia se il volume è altissimo, ma poi, a parte una pioggia di piombo, non c’è molto altro.

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65ma Mostra del Cinema di Venezia: che la festa abbia inizio!

Corredata dalla scenografia del premio Oscar, Dante Ferretti, che vede al centro tre Leoni d’Oro in volo verso il nuovo Palazzo, prende il via oggi a Venezia la 65. Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

L’edizione di quest’anno, che pone una particolare attenzione verso le produzioni di casa nostra, prevede cinque sezioni: Venezia 65, Fuori concorso, Orizzonti, Corto Cortissimo, Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946-1975). Verranno proiettati in concorso: 49 lungometraggi in prima mondiale, 3 cortometraggi in prima mondiale, 5 lungometraggi in prima internazionale.

Il cinema italiano è presente, tra le tante opere, con la pellicola in concorso di Pupi Avati: Il papà di Giovanna, con Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio, Serena Grandi, BirdWatchers – La terra degli uomini rossi, una coproduzione italo-brasiliana diretta da Marco Bechis, con Claudio Santamaria, Alicélia Batista Cabreira, Chiara Caselli, Abrisio Da Silva Pedro, il nuovo film di Ferzan Özpetek, Un giorno perfetto, interpreatato da Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo, Stefania Sandrelli e Il seme della discordia di Pappi Corsicato, con Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, Michele Venitucci, Isabella Ferrari.

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Ermanno Olmi, Leone d’Oro alla carriera a Venezia presenta La Leggenda del Santo bevitore

La 65.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Marco Muller, stasera ha dedicato la preapertura al Maestro Ermanno Olmi e al suo film, La leggenda del santo bevitore, già Leone d’Oro nel 1988 e vincitore del premio Fipresci. Tratto dall’omonimo racconto di Joseph Roth, la pellicola è stata proiettata nell’Arena di Campo San Polo con una grande festa aperta al pubblico, i cui inviti gratuiti sono andati esauriti in poche ore, cosa che, fanno notare alla Biennale, non avviene sempre per questo genere di appuntamenti

Grande affetto e partecipazione di Olmi per la Mostra di Venezia. Il regista era al Lido già nel 1958 con alcuni documentari, Venezia città moderna e Tre fili fino a Milano, realizzati per la Edison Volta. L’anno seguente, in occasione della ventesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, debutta il suo primo lungometraggio, Il tempo si è fermato, vincitore del premio San Giorgio, Fondazione “G.Cini”. Nel 1961 vince il Premio della Critica ed il premio “OCIC” della Critica cattolica con il film Il posto. Lunga vita alla signora si è aggiudica, nel 1987, il Leone d’Argento.

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I dieci film più brutti della storia del cinema: c’è anche l’italiano Troppo belli!

L’occhiata che abbiamo dato ieri alla top ten dei film più belli della storia del cinema, è stata, in realtà, una scusa per presentarvi l’articolo di oggi, ovvero lo sfacelo cinematografico catalogato da IMDb. Quella che potremmo chiamare Bottom Ten è infatti una tragica classifica dei film considerati i peggiori dagli utenti.

Spicca, tra tutti, Ben & Arthur, un film scritto, diretto e interpretato da Sam Mraovich. In questo film, una coppia gay cerca di raggiungere la felicità, lottando contro il pregiudizio della società di oggi.

La storia, a dire il vero, non ha tutti questi spunti comici, se non fosse per lo script e per un sacco di trovate che rendono la pellicola non intenzionalmente comica. Uno spasso, assolutamente da vedere, per una serata tra amici.

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I 10 film più belli della storia del cinema: Le ali della libertà mette d’accordo maschi e femmine

I giudizi sono il pane quotidiano delle persone: siamo tutti allenatori, giurati, critici, tutti amiamo mettere in fila tre o più persone, definire il vincitore di una competizione, creare un podio, il terzetto ideale o la top ten di ogni argomento.

Per quanto riguarda il cinema, IMDb, l’Internet Movie Database rappresenta non solo una fonte piena di spunti interessanti, dove poter trovare ogni elemento tecnico di un film, ma anche curiosità e classifiche, come quella dei film più belli secondo gli utenti, che sono veramente tanti. Al primo posto, un indiscusso The Shawshank Redemption de 1994, da noi conosciuto come Le Ali della Libertà, con Morgan Freeman e un fantastico Tim Robbins.

Al secondo posto si piazza The Godfather (Il Padrino, 1972), ma, se andiamo a vedere la classifica per sesso, i maschietti lo confermano come numero due indiscusso, mentre le donne lo relegano all’ottavo posto preferendogli l’ultimo Batman, Il cavaliere Oscuro, che per i maschi, e nella classifica generale, si posiziona sul gradino più basso del podio.

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Festival di Venezia dalla sessantunesima alla sessantacinquesima edizione: David Lynch e i Fratelli Coen

Il congiungersi dell’inizio con l’era odierna mi rimanda a visionni di scenari solenni, come Stonehenge in una notte in cui si effettua un rito di rinascita o cose simili. Il percorso iniziato ormai tempo fa fortunatamente non sembra destinato a finire a breve.

Rivedo, con un pò di nostalgia, tutti i volti che ho visto passare fin’ora qui, in questa magica Laguna, e l’idea di svanire tra qualche paragrafo, mi fa sentire vuoto, mi fa sentire la necessità di prendermi dei punti di riferimento, come quando ci si scambiava l’inidirizzo con gli amici conosciuti al mare.

Sento il bisogno di qualcosa che mi dia un pò di sicurezza, qualcosa che non mi faccia sentire come una pallina della roulette, lentamente destinata a fermarsi; chissà se si rende conto della fine lenta e inesorabile della sua corsa. Spero per lei che in quel momento viva in una sorta di semi-coscienza, e che davanti ai suoi occhi si spengano i volti dei divi, come

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Festival di Venezia dalla cinquantunesima alla sessantesima edizione: da Abel Ferrara a Robert Rodriguez

A un certo punto mi sono reso conto di quello che significa “progresso”. Non sono ancora del tutto convinto che si tratti di un sinonimo di evoluzione. Tuttavia in un certo senso è come cadere dal letto mentre si sta giocando col proprio padre, o fratello, e, invece di fracassarsi completamente la testa, rompersi “semplicemente” un braccio.

Spesso, quando mi aggiro per le vie di Venezia, alla ricerca di tracce del festival, mi rendo conto che la gente ha l’ombrello aperto, ma non riesco a capire se lo fa perchè piove o per ripararsi dal solo. Sono così tante le cose che confondo, con questa confusione di auto e di novità. Anche i colori sono cambiati, non c’è più la discriminabilià di un tempo, dentro e fuori le persone.

E’ come se per qualche motivo le cose si siano complicate in modo esponenziale, abbastanza all’improvviso. Il mio unico timore è quello di non poter assistere, col fiato sospeso e i violini che stridono sadici nelle mie orecchie, a scene di vendetta, in terza persona, quasi bidimensionali, in cui il sangue del riscatto schizza orizzontalmente sulla neve, colorandola in modo caotico.

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Festival di Venezia dalla quarantunesima alla cinquantesima edizione: cos’hanno in comune Francis Ford Coppola e Paolo Villaggio?

Lo scorrere del tempo è scandito dall’alternarsi di colori divesrsi, sulla laguna; il colore del cielo, il colore degli occhi dei turisti, il colore dei sentimenti che aleggiano nell’aria e che lasciano una traccia invisibile ai più, ma dura a scomparire.

Io raccolgo tutto quello che succede qui, come se fossi uno spazzino. Mi muovo furtivo, aspettando che in giro non ci sia nessuno, con un sacchetto che non cambio mai, tanto la capienza è praticamente illimitata: le emozioni non hanno un peso fisico, almeno parlando in modo tradizionale.

Mentre passo attraverso la folla di questa meravigliosa mostra, di questa ricorrenza finalmente annuale, mi rendo conto che mi piace essere circondato dalle persone, aò fine di avere l’impressione che gli sguardi mi si posino addosso, che realmente qualcuno stia cercando me, invisibile testimone, fin dalla prima edizione, di questa eccitante atmosfera.

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Festival di venezia dalla trentunesima alla quarantesima edizione: dalla vittoria di Visconti fino a I Cancelli del Cielo

Quando questi dieci anni saranno passati, di me sarà rimasto qualcosa di importante, me lo sento. Non importa se di nuovo è Agosto e le cose sembrano identiche a come erano due o tre anni fa. Scricchiolante, l’asfalto sornione in siesta intorno alla laguna si prepara a un altro decennio di festeggiamenti cinematografici.

Anche lui sa che il tempo passa,e trasforma le cose in modo da dare anche qualche possibilità di riprendersi, almeno a volte. Chiudo gli occhi e inspiro il desolato fervore, come se in qualche modo riuscissi a bucare lo spazio-tempo e a essere qui, nello stesso luogo, ma in un tempo spostato, anche di poche ore: questa sera.

Mentre Luchino Visconti si lecca le ferite per la seconda volta, mi rendo conto che a volte l’emozione mi fa dimenticare chi sono, e a volte anche cosa sono; spero solamente, visto che sono così confuso, che la mia natura sia tale da permettermi di entrare nella grande sala, dove potrò vedere proiettati, su uno schermo enorme, i sogni più belli.

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