Tutti i Nostri desideri, recensione in anteprima

Tutti i Nostri Desideri (dal titolo originale Toutes Nos Envies, tratto dal romanzo Emmanuel Carrère dal titolo Vite che non sono la mia edito in Italia per Einaudi), nei cinema dall’11 Maggio, è la storia di Claire (Marie Gillain), una giovane magistrato del tribunale di Lione: la sua vita è composta da lavoro e vita privata, con due figli piccoli e un marito innamorato; un evento inatteso come la scoperta di un tumore cerebrale incurabile sovverte la serenità della giovane donna, che decide di non rivelare a nessuno il suo stato di salute.

Nel poco tempo rimasto, Claire si trova ad affrontare un caso in tribunale che coinvolge la madre di una compagna di scuola di uno dei figli: un istituto di credito agguerrito vuole che la donna, di nome Céline (Amandine Dewasmes), saldi il debito gonfiato con interessi esorbitanti; grazie alla collaborazione del collega Stéphane (Vincent Lindon), determinato come lei ma più disincantato, cercherà -finché il fisico non ceda alla malattia- di aiutare una vittima del sistema creditizio.

La relazione tra Claire e Stéphane, colleghi di lavoro portati a interagire dapprima professionalmente e poi personalmente, diventa il motore emozionale della pellicola, alimentata solo in apparenza da una serenità matrimoniale che corrisponde a un equilibrio stabile e tendente sempre più verso un certo piattume di circostanza; quando poi Stéphane scopre delle condizioni estreme di Claire, inizia a legarsi sempre più nel profondo della scelta della donna, rispettando la libertà dell’essere umano che richiede rispetto e comprensione.

Il regista Philippe Lioret torna dopo un film acclamato come Welcome per trattare un tema sociale molto complesso come quello della precarietà dell’esistenza, laddove sia riconducibile alle aggressioni da parte di famelici terzi senza scrupoli, come dalla vita che pone di fronte agli individui situazioni inaccettabili come una morte prematura; in altre parole, una certa ingiustizia divina colpisce Céline come Claire e, purtroppo per il giudice, nella vita a tutto c’è rimedio tranne che alla morte e se la causa potrà avere risvolti inaspettati, non sarà altrettanto per lei.

Infatti, la battaglia che strappa rapidamente Claire alla vita si conclude senza diritto di appello, senza possibilità di difesa alcuna, affidando alle tante scene in esterno, in automobile per raggiungere l’ospedale, la ricerca di aria da concedere all’impossibilità, ossigeno che possa decomprimere la pressione tumorale che minaccia la donna con un fulmineo distacco dal mondo delle possibilità, della sofferenza e dell’amore. Dei desideri, dei sogni.

È ingiusto per una donna che ama la giustizia dover accettare tutto questo, queste le parole affidate al personaggio interpretato dalla bella e brava Marie Gillain che, insieme a un folgorante Vincent Lindon, evita di eccedere e pone realtà e concretezza su un personaggio che avrebbe potuto facilmente trasmettere stereotipi stucchevoli, banali; per fortuna, non c’è alcun effetto dejà vu.

Al contrario, Tutti i Nostri Desideri si distacca in modo crudo e poco compassionevole verso la scelta quasi anarchica di una donna che come mestiere ha scelto di far rispettare le leggi e la libertà di tutti in egual modo.