The Young Victoria, recensione

La giovane  Principessa Victoria di Kent (Emily Blunt) è l’erede legittima al trono d’Inghilterra durante gli ultimi anni del regno di suo zio, re Guglielmo IV (Jim Broadbent), allevata in vista del suo futuro impegno in maniera piuttosto rigida sia da sua madre, la duchessa di Kent (Miranda Richardson) che da Sir John Conroy (Mark Strong), addetto all’educazione e alla preparazione di Victoria e della sua famiglia all’oneroso ruolo di famiglia reggente.

Conroy piuttosto ambizioso, in cuor suo spera che Guglielmo IV muoia mentre Victoria è ancora minorenne, così che dietro la duchessa una volta nominata reggente ci possa essere egli stesso come potere occulto a tirare le fila della nuova regina. Victoria però ha un carattere piuttosto ribelle e quando sarà il momento si rifiuterà di firmare i documenti che renderebbero Conroy suo segretario personale.

Nel frattempo in Belgio, lo zio di Victoria re Leopoldo I (Thomas Kretschmann) vuole sfruttare la parentela con i Kent garantendo così una solida alleanza tra Gran Bretagna e Belgio. Rendendosi però conto che sua sorella sta perdendo il controllo di sua nipote Victoria, sempre più ribelle e recalcitrante ai suoi doveri, decide di inviare in Inghilterra suo nipote, il principe Alberto di Sassonia (Rupert Friend) affinchè seduca la nipote.

Una fascinosa e talentuosa protagonista per un affresco storico che non rinuncia, nonostante la cura nel riportare accadimenti reali e fatti storici, a romanzare alcuni elementi che donano a The Young Victoria il fascino giusto per differenziarne quanto basta i tratti distintivi da molte pellicole similari, sin troppo ligie al nozionismo.

Il canadese Jean-Marc Vallée regista dell’intrigante C.R.A.Z.Y. non si lascia imbrigliare e non disdegna di inserire corposi, ma ben dosati inserti romance che costellano l’intera pellicola, cosa che potrà far storcere il naso ai puristi, ma che rendono il film fruibile da una platea piuttosto variegata per età e gusti, il centellinato elemento fiabesco nel rigido contesto british dona alla messinscena una certa freschezza, a completare l’opera c’è tutto il consueto repertorio sfoggiato dal genere, solido cast e scenografie e costumi all’insegna del sontuoso.

Note di produzione: nel cast anche Paul Bettany (Priest-Il prete), tra i produttori della pellicola il regista Martin Scorsese e Sarah Fergunson, il film ha ricevuto tre nomination agli Oscar vincendo una statuetta per i migliori costumi, Emily Blunt è stata nominata ai Golden Globe come miglior attrice drammatica.