Il Sospetto, recensione in anteprima

Quando si dice che i bambini sono lo specchio della verità, a volte non è così; il tema de Il Sospetto si basa proprio sulla fiducia delle persone e di cosa succede quando questa viene meno: diretto da Thomas Vinterberg, il film (The Hunt il titolo internazionale e Jagten il titolo originale) è inquietante quasi più di un horror.

Lucas (Mads Mikkelsen) è un quarantenne che affronta il divorzio dalla moglie Kristen – con cui è in lotta per l’affidamento del figlio Marcus, che vorrebbe vivere col padre; assunto come maestro d’asilo, perde improvvisamente il posto e viene imputato per abusi sui minori della scuola per l’infanzia dove prestava servizio.

Tutto per una bugia raccontata da una bambina, portata a fornire certe risposte perché indotta da domande tendenziose, intimorita dall’essere tacciata come bugiarda.

Se è vero che i bambini non dicono bugie, è ancor più vero che sono alla costante ricerca dell’approvazione degli adulti e non esistono risposte giuste o sbagliate, ma solo domande neutrali prive di pregiudizio.

Liberamente ispirato da una storia vera, Il Sospetto si basa su una serie di documenti raccolti da uno psicologo che nel 1999 si presentò alla porta di Vinterberg: all’epoca, il regista non volle leggere i documenti né tantomeno ricevere il dottore, ma dopo dieci anni ha avvertito l’esigenza di leggere le pagine che poi hanno condotto alla creazione di quest’agghiacciante storia raccontata in modo asciutto, dove il sospetto si insinua come un virus nella piccola comunità dove vive Lucas.

Il Sospetto è una storia insolita, perché tutti sono innocenti e credono di operare la scelta giusta, ma il perché della vicenda risiede nell’ipocondria che la società soffre oggigiorno; la psicologia umana applica determinate metodologie di difesa per abbattere quelle che possono essere situazioni di pericolo per sé e per gli altri.

Inoltre, il senso di frustrazione e di limite che il protagonista impone al ritmo della vicenda fa immedesimare lo spettatore che si contorce e subisce insieme a Lucas la psicosi collettiva, non dichiarando mai con fermezza e apertamente la sua innocenza dando per scontato che sia un’assurdità (ne parla con il figlio, col suo amico padrino di Marcus e prova a spiegarsi con la sua nuova compagna).

La stabilità mentale delle persone è un luogo fragile, una mera illusione costruita come un castello di sabbia che può crollare: quando si insinua un dubbio e non lo si estirpa immediatamente, si evolve in un sospetto pericoloso da cancellare; non a caso, il finale della pellicola mostra proprio la forza brutale e universale del sospetto, alimentato dall’odio e dalla paura che ogni essere vivente reprime e attende l’occasione per sfogarle in un atto liberatorio, quasi redentorio.

Note di Produzione: Thomas Vinterberg è uno degli esponenti danesi (insieme a Lars Von Trier, con cui nel 1995 firmò il manifesto Dogma 95) che ha vinto diversi Robert Award (gli Oscar danesi); Mads Mikkelsen è un attore pluripremiato di fama internazionale che ha ricevuto il premio come Miglior Attore per questo film alla 65° edizione del Festival di Cannes.