Il momento di uccidere, recensione

Nelle zone rurali del Mississippi Billy (Nicky Katt) e James (Doug Hutchison), due membri della Supremazia bianca, rapiscono e stuprano Tonya (Rae’Ven Larrymore Kelly) una ragazzina di colore di dieci anni.

Dopo la brutale violenza i due tentano di impiccare la ragazzina che però riesce a sopravvivere portando all’arresto dei due criminali, purtroppo visto il razzismo strisciante che tocca anche i vertici della giustizia c’è la possibilità che i due stupratori la facciano franca, così Carl Lee Hailey (Samuel L. Jackson), il padre di Tonya, si rivolge a Jake Brigance (Matthew McConaughey), un avvocato bianco e moderato confessandogli le sue preoccupazioni sull’esito del processo.

Brigance ammette la possibilità che i due se la possano cavare, così Hailey lasciato l’ufficio del legale si reca in un negozio di armi e acquista un fucile, va al palazzo di giustizia della contea e apre il fuoco, uccidendo i due stupratori e ferendo involontariamente il vice-sceriffo Looney (Chris Cooper).

Hailey si lascia arrestare senza opporre alcuna resistenza e il procuratore distrettuale Rufus Buckley (Kevin Spacey) deciderà di chiedere per lui la pena di morte. Nel frattempo Brigance si impegnerà a fornire la difesa ad Hailey per una parcella al minimo sindacale rispetto a quella che richiederebbe un processo di tale portata, mettendo al corrente il suo cliente che intende supportare in aula la sua non colpevolezza fornendo come causa una temporanea infermità mentale.

Nel frattempo lo stupro e la successiva sanguinosa vendetta hanno attirato  l’attenzione dei media nazionali e purtroppo anche del Ku Klux Klan che inizierà ad organizzare delle manifestazioni nella zona guidate da Dan Scott, il fratello di uno degli stupratori uccisi e Freddie Lee Cobb (Kiefer Sutherland) che cominceranno anche minacciare di morte Brigance e la famiglia di Hailey.

Il regista Joel Schumacher dopo il mediocre adattamento de Il cliente si cimenta con un altro best seller dello scrittore ed ex-avvocato John Grisham, re incontrastato del legal-thriller statunitense, confezionando un corposo dramma giudziario non privo di eccessi all’insegna della retorica e momenti decisamente sopra le righe, ma capace di arrivare allo spettatore in maniera viscerale, toccando corde emotive che di certo consentono un facile ritorno emotivo, ma che indiscutibilmente creano empatia con i personaggi e situazioni che transitano su schermo.

Mettiamoci anche che il cast è davvero sontuoso, oltre a McConaughey che interpreta uno dei migliori ruoli della sua carriera, troviamo Samuel L. Jackson, Sandra Bullock, Kevin Spacey, Oliver Platt, Ashley Judd, Donald e Kiefer Sutherland, insomma c’è abbastanza materia prima made in Hollywood da garantire un buon livello di intrattenimento e stavolta Schumacher ha per le mani abbastanza materiale umano ed emotivo su cui poter contare.

Note di produzione: il film fu co-prodotto e supervisionato dallo stesso Grisham e lo script affidato al futuro premio Oscar per A beautiful mind Akiva Goldsman, Grisham è particolarmente legato a questo libro e lo considera uno dei suoi lavori più riusciti.