Dredd 3D, recensione in anteprima

In un cupo futuro post-apocalittico gli Stati Uniti sono divenuti un tetro deserto radioattivo conosciuto come la Terra maledetta. Sulla costa orientale è locata Mega-City One, una gigantesca metropoli assediata dal crimine con 800 milioni di abitanti e 17.000 delitti denunciati ogni giorno. Le strade della città sono state recentemente inondate di una nuova droga sintetica nota come “Slo-Mo” capace di alterare la percezione del tempo nei consumatori riducendola sino all’1% del normale.

In città la legge e l’ordine sono in mano ad un’unica autorità, si tratta dei Giudici chiamati a ricoprire anche il ruolo di giuria e carnefice. Al Giudice Dredd (Karl Urban) uno dei giudici più temuti e rispettati viene affidato l’incarico di valutare la nuova recluta Cassandra Anderson (Olivia Thirlby), sarà con lei che Dredd si ritroverà bloccato in un edificio di 200 piani covo della spietata trafficante di droga Madeline Madrigal (Lena Headey), soprannominata “Ma-Ma“, che scoperta la presenza di Dredd e della sua partner nell’edificio gli scatenerà contro un esercito di scagnozzi armati fino ai denti.

Prima di addentrarci in questo remake o meglio reboot, vogliamo premettere che noi siamo tra gli estimatori del Dredd anni ’90 e anche se comprendiamo che molti fan del fumetto originale non hanno digerito la rivisitazione hollywoodiana del loro eroe, non possiamo non sottolineare quanto Stallone fosse perfetto nel ruolo e quanto rivisto oggi, il film di Danny Cannon non risenta affatto del trascorrere degli anni.

Premesso ciò, chi cercava un Dredd più aderente al fumetto con il nuovo film del regista sudafricano  Pete Travis (Prospettive di un delitto) sarà accontentato, via gli intriganti fronzoli hi-tech dell’originale, il nuovo Dredd è calato in un’ambientazione metropolitana tutta puntata ad un realistico degrado urbano che ci ha ricordato la Detroit del Robocop di Verhoeven, senza dubbio il budget oltremodo contenuto ha influito in questo senso, ma visto il risultato ottenuto ben vengano le ristrettezze, se come in questo caso si è capaci di farne virtù.

Il cast offre performance di alto profilo, Urban sembra nato per il ruolo, notevole la Ma-Ma della Headey, Travis compensa evidenti lacune di budget con una labirintica location ed una trama che evolve in stile The Raid (action indonesiano che trovate recensito QUI). Il nuovo Dredd oltre a fruire di un 3D nativo, grazie agli stupefacenti effetti della Slo-Mo permette di costellare il film di spettacolari e dinamiche sequenze al rallenti che ci riportano ai fasti visivi del cult Matrix.

Dredd 3D va ben oltre le aspettative, con un look iperviolento e visivamente cupissimo Travis ci regala un film alternativo al rutilante fumettone di Stallone e proprio per questo sorprendente nel suo voler fortemente tornare alle origini dark del fumetto cui si ispira, una scelta stilistica che si rivela davvero azzeccata.

Note di produzione: il film è basato sull’omonimo fumetto creato da John Wagner e Carlos Ezquerra nel 1977 e pubblicato sulla rivista britannica 2000 AD; gli effetti visivi e le spettacolari sequenze Slo-Mo sono ad opera di Jon Thum; la colonna sonora industrial è del compositore scozzese Paul Leonard-Morgan; il film ha fruito di un budget di 45 milioni di dollari.

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