B-cult: Classe 1999

Oggi per i B-movie da rivalutare abbiamo scelto Classe 1999, del regista Mark L. Lester, veterano degli action annI ’80 suoi Commando con Arnold Schwarzenegger e Resa dei conti a Little Tokio, nonchè sua anche una delle prime trasposizioni su pellicola di Stephen King, Fenomeni pararnormali incontrollabili con una giovanissima Drew Barrymore.

Qualcuno ha definito rozzo e reazionario lo stile di Lester, noi preferiamo definirlo viscerale ed efficace, Lester usa la violenza in modo iperrealistico smorzandone alla fine il lato voyeuristico con una sottile ironia, poco percettibile, ma sempre presente in ogni suo lavoro, cataste di cadaveri, sparatorie ed esplosioni sempre sul filo del nonsense.

Con Classe 1999, il regista omaggia il cinema action-fantascientifico anni ’80, il film è una sorta di summa di citazioni ed omaggi a chiusura di un decennio, il film è del 1989, che ci ha regalato cult come 1997-fuga da New York di John Carpenter e Terminator di James Cameron e sono proprio questi due film che sono la maggior fonte di ispirazione per il film di Lester.

In un futuro dove le scuole sono diventate fonte di violenza e degradazione, in quartieri ghetto dove gang rivali si scontrano quotidianamente, un liceo ormai fuori controllo  viene utilizzato per testare degli insegnanti molto particolari, una sorta di zelanti professori cibernetici che se all’inizio sembrano funzionare a dovere e riportare un pò di disciplina, una volta fuori controllo si rivelano devastanti e inarrestabili terminator.

Sequel ideale di Classe 1984 sempre di Lester, Classe 1999 funziona e diverte, low-budget per tanta azione ed effetti speciali molto splatter ed eccessivi, da segnalare nel ruolo di uno degli insegnanti  Pam Grier, ritornata in auge in questi ultimi anni in B-movie di lusso come Jackie Brown di Tarantino e Fantasmi da Marte di Carpenter e nel cast anche Malcolm MacDowell indimenticabile protagonista del cult di Kubrick Arancia meccanica. Il film ha avuto anche un sequel il poco memorabile Classe 1999 part 2: the substitute.

Da rivalutare perchè: per tornare un pò indietro nel tempo e fare una divertente e nostalgica full-immersion nei mitici anni ’80.