Trappola di cristallo, recensione

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John McClane (Bruce Willis) è un poliziotto di New York in trasferta natalizia in quel di Los Angeles per incontrare la moglie, donna in carriera in un’importante multinazionale giapponese e con cui cerca di ricomporre i pezzi di un matrimonio in crisi.

I dipendenti della multinazionale e la moglie di McClane, si trovano ad un party aziendale organizzato per le festività che si svolge nella sede centrale della società, l’avveniristico grattacielo Nakatomi Plaza. McClane viene prelevato all’aeroporto da una lussuosa limousine e portato al party, dove però nel frattempo la situazione è precipitata con l’incursione di un gruppo di terroristi che si è infiltrato nel grattacielo sequestrando gli occupanti, moglie di McClane compresa.

Scopo del sequestro è trattare con le autorità onde negoziare la liberazione di alcuni prigionieri politici, in realtà il fine ultimo del capo dei sedicenti terroristi europei, Hans Gruber (Alan Rickman), è un caveau dotato di avanzatissimi sistemi di sicurezza, e mentre Gruber guiderà l’assalto al caveau, McClane in solitaria comincerà la sua piccola guerra personale cercando di salvare la moglie e la pelle.

Il veterano John Mctiernan dopo i fasti del fanta-horror-action Predator, un vero gioiello del genere, bissa successo e qualità ad un anno di distanza, toccando senza alcun dubbio il top della sua carriera sfornando uno degli action più intriganti e coinvolgenti degli anni’80.

Naturalmente parte del merito va al protagonista, l’ironico ed efficace anti-eroe Bruce Willis che dopo il successo della serie tv Moonlighting, e un paio di comedy tra le quali il notevole Appuntamento al buio di Blake Edwards, viene scelto da McTiernan per impersonare un eroe per caso da antologia, trasformando l’operazione Die Hard in un grande successo e in un classico del genere, il sanguigno poliziotto di Willis sanguina, sfotte, si incazza e impreca, ma soprattutto, da buon eroe action, non molla mai.

l’ironia alla Arma Letale, l’atmosfera natalizia, le battute fulminanti, le scene action davvero notevoli e un villain di gran lusso, l’attore inglese Alan Rickman che dopo questo film inizierà una fulgida carriera abbracciando il lato oscuro, tra i molti bad guy che impersonerà ricordiano lo sceriffo di Notthingham nel Robin Hood di Kevin Reynolds e l’ambiguo professore di pozioni e Difesa contro le arti oscure Severus Piton nella saga di Harry Potter.

Trappola di cristallo rimane il film migliore della quadrilogia, nonostante lo spessore del sequel Die Hard-58 minuti per morire, e la bontà del terzo e quarto capitolo che rimangono dei discreti action ma con evidenti lacune, Die Hard-Duri a morire nasce adattandosi ad uno script ideato in origine per un capitolo di Arma Letale, mentre Die Hard-vivere o morire sposa la teoria tecno-fracassona e inverosimile di molti action di ultima generazione, restando un prodotto troppo plastificato che trasforma MacClane in un eroe da videogame.