Il segno di venere, recensione

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Agnese e Cesira (Sophia Loren e Franca Valeri) sono due cugine che vivono insieme a Roma in casa del padre di Agnese (Virgilio  Riento) e con la zia napoletana Tina (Tina Pica). Agnese originaria del meridione è una bellezza procace di quelle che non passano certo inosservate, mentre Cesira milanese doc è proprio il contrario, decisamente meno appariscente della cugina vive costantemente al’ombra di quest’ultima, inconsapevole che Agnese in realtà la invidia per la libertà di cui dispone e per il lavoro che la rende indipendente.

Cesira all’apparenza così seriosa, perfettina e ligia al lavoro in realtà ha come tutto le donne un sogno romantico nel cassetto e si affida spesso all’astrologia pensando di ricevere finalmente la notizia di uno spasimante in  arrivo, così un bel giorno gli viene confidato da una chiromante che quello che sta per attraversare è il periodo migliore per trovare l’amore e di non lasciarsi scoraggiare da un eventuale disinteresse dell’uomo che incontrerà, perchè in realtà dietro si cela una passione inespressa.

Così Cesira, che non ha nessuno intenzione di lasciarsi scappare l’occasione di una vita, si impegna al massimo per scoprire chi sarà il suo misterioso Principe azzurro e naturalmente nella ricerca incontrerà ciarlatani, artisti falliti e piccoli cialtroni che approfitteranno senza vergogna della sua speranzosa ingenuità.

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Pane, amore e fantasia: recensione

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A Sagliena, paesino del centro-italia, assisteremo alle schermaglie amorose e alle peripezie del maresciallo Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica), fascinoso ed attempato sciupafemmine in divisa che nonostante l’avanzare dell’età non rinuncia  a correre dietro a qualche gonna locale, naturalmente con la discrezione che la divisa impone.

Nel sonnolento microcosmo di provincia in cui si muove Carotenuto gravitano la sua zelante domestica Caramella (Tina Pica), la bella levatrice Annarella (Marisa Merlini) che ha attirato da subito le attenzioni del maresciallo e la sensuale e ruspante Maria (Gina Lollobrigida) soprannominata La bersagliera, che nonostante l’apparente sfacciataggine e il caratterino vivace, nasconde il suo amore per il giovane carabiniere Pietro Stelluti (Roberto Risso).

Pane, amore e fantasia e la prima di quattro pellicole che dal 1953 al 1958 racconteranno l’Italia del dopoguerra partendo dalla provincia del film di Comencini, che attraverso una serie di personaggi improntati alla simpatia e alla genuinità, un cast in stato di grazia e una trama esile esile, ma con tutti gli ingredienti giusti per coinvolgere gli spettatori, su tutti l’onnipresente peripezia amorosa, riesce nel lontano 1953 a sbancare i botteghini, dare vita ad un prolifico filone e a lanciare una splendida Gina Lollobrigida, che ritrae un personaggio che rimarrrà nell’immaginario di un’intera generazione di spettatori.

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Il Marchese del Grillo, recensione

Il marchese del grillo

Nella Roma papalina il Marchese del Grillo (Alberto Sordi) crea scompensi alla sua famigla austera ed autoritaria con un comportamento irriverente e beffardo, dedito all’ozio e ad una buona dose di vizi, il Marchese passa le sue giornate tra bevute e partite a carte in bettole e osterie, qualche incursione notturna nel letto di qualche bella popolana, nonchè l’immancabile burla quotidiana ai danni di poveri e subalterni.

Poi un bel giorno Onofrio incontra casualmente in una bettola e completamente sbronzo il carbonaio Gasperino, che si rivelerà essere un suo sosia perfetto, come resistere allo scherzo del secolo, ripulito e vestito di tutto punto l’ignaro popolano si ritroverà nel letto del Marchese pronto a sostituirlo, mentre quest’ultimo se ne starà in disparte a godersi le esilaranti situazioni che Gasperino inevitabilmente creerà in famiglia.

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Festival di Venezia 2009 mercoledì 2, Baarìa di Tornatore apre le danze

VENEZIA: VIGILIA APERTURA DELLA 65. MOSTRA

Oggi si alza finalmente il sipario sulla 66ema Mostra del Cinema di Venezia che da un paio di mesi sta tenendo banco tra stampa e tv con le anticipazioni della sua ricca programmazione, gli ospiti a sorpresa e il toto-madrina che ha visto vincitrice la splendida Maria Grazia Cucinotta.

Emozione e un pò di timore nelle dichiarazioni di ieri di Marco Muller, direttore artistico della manifestazione. insomma la vetrina è imponente e la paura di  aver selezionato film non graditi al pubblico è sempre in agguato, ma se il buongiorno si vede dal mattino la notizia che le vendite dei biglietti on-line sono raddoppiate rispetto allo scorso anno, 4.000 biglietti contro i 2.000 del 2008, sono un incipit decisamente incoraggiante.

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Il pranzo della domenica, recensione

pranzo_della_domenica []Franca (Giovanna Ralli) ha sempre avuto un’indole per il focolare domestico, insomma una donna nata per accudire figli e marito, o almeno così sembra, purtroppo quando suo marito muore, il mondo della donna sembra perdere di consistenza.

Per reazione alla perdita del coniuge, su cui la donna riversava amore ed attenzioni, diventano le sue tre figlie, Barbara (Barbara De Rossi), Sofia (Elena Sofia Ricci) e Susanna, l’oggetto di una sorta di rito familiare compensatorio, un pranzo domenicale a cui tutti membri della famiglia, le tre donne sono sposate, sono inesorabilmente costretti a partecipare.

Durante una di queste domeniche, Franca ha un incidente doimestico nel quale si frattura un femore, costretta ad una continua assistenza da parte delle sue figlie cominceranno inevitabilmente a mostrarsi i primi segni di intolleranza, e l’apparente quiete familiare mostrerà le prime increspature.

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Boccaccio ’70, recensione

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Boccaccio si fa fonte ispiratrice per una produzione firmata Carlo Ponti, le  suggestioni del famoso novellista rilette, rivisitate e utilizzate per descrivere con sarcasmo una società, quella degli anni ’60, in pieno boom economico.

Pronta ad una trasformazione dei costumi ma fondamentalmente ancora schiava della censura e di un puritanesimo condominiale che si scontra con la voglia di trasgredire e di raccontare un Italia in piena evoluzione/rivoluzione sessuale.

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Valdarno Cinema Fedic Festival 2009: cinema e documentari d’autore

Dl 21 al 25 Aprile 2009 si svolgerà il festival Valdarno Cinema Fedic, dal 1983 una manifestazione patrocinata dall’Associazione Italiana dei Cineclub, associazione riconosciuta dal Dipartimento dello spettacolo che oltre che presentare opere audiovisve si impegna anche nella produzione.

Dal 1994, la manifestazione, riservata agli iscritti all’associazione, ha aperto le iscrizioni anche a giovani autori indipendenti. Oltre a eventi speciali vi saranno nel corso della manifestazione incontri e convegni sul cinema che negli scorsi anni hanno visto intervenire testimonial del calibro di Michelangelo Antonioni, Gillo Pontecorvo e Mario Monicelli.

Tra gli eventi Cinema e scuola, che vede collaborare la manifestazione a stretto contatto con l’istituzione scolastica attraverso premiazioni ed un concorso per la realizzazione di un fotoromanzo. Segnaliamo inoltre la terza edizione di Universicorti, concorso in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Arezzo.

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E’ morto Tullio Pinelli, drammaturgo e sceneggiatore di Federico Fellini

Si è spento stamane a Roma, all’età di 100 anni uno dei più grandi sceneggiatori italiani, Tullio Pinelli. l’autore preferito del maestro Federico Fellini, sue le sceneggiature, scritte solitamente a quattro mani con il collega Enzo Flaiano di Ginger e Fred, La strada, Le notti di Cabiria, ed i capolavori I vitelloni e 8 e mezzo e La dolce vita.

Attivo nella stagione d’oro del cinema italiano si è rivelato tra i più longevi sceneggiatori italiani, gli esordi risalgono agli anni ’30 con numerosi lavori teatrali per occuparsi di cinema durante il secondo conflitto mondiale.

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Recensione: Italians

Dopo una vita passata a contrabbandare, per una ditta romana, Ferrari rubate negli Emirati Arabi, Fortunato (Sergio Castellitto) decide di ritirarsi e sceglie come suo successore il giovane ed inesperto Marcello (Riccardo Scamarcio), cercando in due giorni e due notti di istruirlo sugli usi e costumi locali, e trasmettergli qualche trucco del mestiere.

Durante il peregrinare nel deserto, i due si avvicineranno e conosceranno a fondo nonostante il poco tempo a disposizione, ed un’amicizia forte sembrerà consolidarsi, e così tra imprevisti, posti di blocco, nottate brave, e gare di Ferrari nel deserto, Fortunato avrà la possibilità di raccontarsi al giovane amico e Marcello di mettersi nei guai ed imparare qualcosa.

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I De Laurentiis, una dinasty tra passato e futuro

Se il cinema come spettacolo supera i 110 anni, la dinastia De Laurentiis viaggia ormai verso i 70, a partire dalle prime apparizioni sullo schermo dell’allievo-attore del Centro Sperimentale di Cinematografia, Agostino, classe 1919, divenuto in seguito il producer Dino, che gli americani hanno battezzato con il nome di “the Legend“.

Di poco posteriore, nell’immediato secondo dopoguerra, la discesa in campo del fratello maggiore Luigi (1917-1992), validissima spalla da subito e poi realizzatore in proprio; e l’organico familiare è completato ben presto dal fratello minore, Alfredo (1924-1981), apprezzato organizzatore generale.

Finché spunta Aurelio, figlio di Luigi; e mentre a Hollywood opera da tempo come attiva produttrice Raffaella, figlia di Dino, a Roma è già al lavoro un Luigi nipote, figlio di Aurelio, che nei voti del clan continuerà la tradizione.

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Annecy Cinema Italiano

Dal 30 Settembre all’8 Ottobre non prendete impegni: dobbiamo infatti recarci ad Annecy, all’Annecy Cinema Italiano, il festival di cinema di casa nostra che si tiene annualmente ad Annecy.

Non ci sono scuse per non parteciparvi, per molte ragioni. Per prima cosa, verrà proiettato il meglio della produzione italiana contemporanea. I film sono suddivisi in varie sezioni, che si sono sviluppate e affinate a partire dalla prima edizione, nel relativamente recente 1983.

Siamo adesso alla ventiseiesima edizione, e di cose da vedere ce ne sono parecchie; si inizia con un bel ripasso di quello che abbiamo già visto l’anno scorso; un pò per chi non l’ha visto per niente, un pò per non pedere la continuità tra un’edizione e l’altra.

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Carlo e Enrico Vanzina: fratelli del buonumore all’italiana

Fratelli di nascita, colleghi per professione. Sono Enrico e Carlo Vanzina, soprannominati i “fratelli della commedia italiana”, figli di Stefano, noto al grande pubblico come Steno, regista impegnato in prima linea negli anni d’oro della commedia all’italiana. Enrico e Carlo possiedono grazie al padre, una involontaria memoria storica che gli permette di ricordare il grande cinema in maniera privilegiata. Per i due, riportare a galla i ricordi del passato, non è solo un piacere ma addirittura un obbligo.

Andiamo a conoscere da vicino chi sono realmente i fratelli Vanzina, partendo dal primogenito di Steno, Enrico, nato a Roma il 26 marzo 1949, ottiene il “Baccalauréat” Francese al Liceo Chateaubriand di Roma nel 1966. Si laurea in Scienze politiche a Roma nel 1970, e nel 1971 ottiene una laurea in Sociologia alla Cattolica di Roma.

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