Il segno di venere, recensione

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Agnese e Cesira (Sophia Loren e Franca Valeri) sono due cugine che vivono insieme a Roma in casa del padre di Agnese (Virgilio  Riento) e con la zia napoletana Tina (Tina Pica). Agnese originaria del meridione è una bellezza procace di quelle che non passano certo inosservate, mentre Cesira milanese doc è proprio il contrario, decisamente meno appariscente della cugina vive costantemente al’ombra di quest’ultima, inconsapevole che Agnese in realtà la invidia per la libertà di cui dispone e per il lavoro che la rende indipendente.

Cesira all’apparenza così seriosa, perfettina e ligia al lavoro in realtà ha come tutto le donne un sogno romantico nel cassetto e si affida spesso all’astrologia pensando di ricevere finalmente la notizia di uno spasimante in  arrivo, così un bel giorno gli viene confidato da una chiromante che quello che sta per attraversare è il periodo migliore per trovare l’amore e di non lasciarsi scoraggiare da un eventuale disinteresse dell’uomo che incontrerà, perchè in realtà dietro si cela una passione inespressa.

Così Cesira, che non ha nessuno intenzione di lasciarsi scappare l’occasione di una vita, si impegna al massimo per scoprire chi sarà il suo misterioso Principe azzurro e naturalmente nella ricerca incontrerà ciarlatani, artisti falliti e piccoli cialtroni che approfitteranno senza vergogna della sua speranzosa ingenuità.

Dino Risi prende in mano la regia di questo progetto prodotto dalla Titanus, dopo la defezione di Luigi Comencini che ha visto rimaneggiato ripetutamente il copione originale allo scopo di inserirvi una sorta di carrellata sugli attori da commedia più amati in quegli anni, siamo nel 1955, così al cast che in origine vedeva al centro della narrazione solo Franca Valeri si aggiungono Sofia Loren, Vittorio De Sica e Tina Pica che quello stesso anno gireranno con Risi Pane, Amore e…, e anche Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Raf Vallone e Maurizio Arena.

Il segno di Venere nonostante mostri poca coesione nella sceneggiatura e palesi a più riprese una certa approssimazione nella sequenza degli eventi, sfoggia dialoghi davvero irresistibili, un cast da favola e una Franca Valeri strepitosa che raggiungerà il suo massimo sette anni più tardi, nel nostalgico Parigi o cara di Vittorio Caprioli.

Note di produzione: il 1955 è l’anno di Dino Risi, girando Pane, amore e… terzo capitolo della fortunata serie lanciata da Comencini e appunto Il segno di Venere con un cast stellare, il regista porrà le basi per essere considerato negli anni a venire, insieme ai colleghi Monicelli e Comencini, uno dei padri della commedia all’italiana, Due anni dopo Il segno di venere Risi sforna un’altro grande successo girando il classico Poveri, ma belli.