Red Room: tra sogni e delirio

Un uomo in una stanza, una luce rossa ne inonda l’angusto spazio, allucinazioni, visioni, voci e rumori indistinti, noi spettatori sbirciamo da una sorta di buco della serratura, assistiamo al lento disfacimento sensoriale dell’uomo…

Red Room è un cortometraggio diretto da Sebastiano Cantalupo per la Sing Wolf Film Italia, cromaticamente saturo, questo film tenta un approccio visivo drastico ed eccessivamente criptico che spiazza non poco chi guarda, se fin dalla frase d’esordio una voce fuoricampo ci avvisa che quello a cui stiamo per assistere è la fine di un viaggio, o forse l’inizio, il tutto rimane troppo accennato per trarne una qualunque soddisfazione.

Questo corto sembra un mero esercizio di stile a tratti eccessivamente pretenzioso, va bene lo sperimentare, il montaggio che alterna frenesia a staticità, l’utilizzo di sonorità cupe e martellanti, che aumentano l’effetto straniante, tutto ciò è interessante, ma inficia il significato o comunque il messaggio che si voleva trasmettere con le immagini, il tutto è visivamente troppo aggressivo e manca di un concetto che passi nitido, di qualcosa che rimanga dopo i pochi minuti di visione.

Comunque questo cortometraggio rimane un’interessante esperimento, che soffre purtroppo di un eccesso di leziosità visiva, che ci lascia non poco insoddisfatti, visti anche i pochi, ma intriganti sprazzi di racconto che ogni tanto emergono dal caotico dipanarsi della pellicola.

Tecnicamente interessante, narrativamente troppo ostico, un mix che ben poche volte, e non è questo il caso, riesce a fare centro.