Rain Man-L’uomo della pioggia, recensione

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Charlie Rabbit (Tom Cruise) commerciante di auto di lusso oltre a non avere un buon rapporto con il padre scopre dopo la sua morte che l’uomo gli ha nascosto l’esistenza di Raymond (Dustin Hoffmann), un fratello maggiore allontanato da casa quando Charlie era ancora piccolo e ricoverato in una clinica perchè autistico.

Charlie che nel frattempo si ritova in mezzo ad un disastro finanziario che potrebbe assumere proporzioni bibliche, scopre che il padre ha lasciato la maggioranza dei suoi beni proprio a Raymond e dopo l’apertura del testamento decide di prelevare il fratello dalla clinica e portarlo con lui a Los Angeles, nel tentativo di diventarne il tutore legale e prendere così il controllo dei suoi beni.

Charlie per portare Raymond dal suo avvocato sarà costretto ad intraprendere un lungo tragitto in auto perchè tra le molte fobie di Raymond ci sono anche gli aerei. Questa vicinanza con il fratello, alcune reminiscenze della sua presenza nell’infanzia di Charlie e la scoperta di abilità matematiche strabilianti di Raymond porteranno i due lungo la strada ad avvicinarsi e ritrovarsi, stabilendo a lungo andare un legame affettivo profondo e inaspettato.

Il regista Barry Levinson fa centro con un road-movie che mette in campo e a confronto l’istrionismo di un veterano come Dustin Hoffman e un talento ancora acerbo, ma in evoluzione come quello di Tom Cruise, il primo reduce dal flop della comedy  Ishtar con Warren Beatty, il secondo al suo secondo duetto con un mostro sacro dopo il sequel Il colore dei soldi con Paul Newman.

Rain Man tocca le corde giuste, furbo, ma senza eccessi emoziona e coinvolge grazie ad una regia solida, alla performance di Hoffmann e ad un Tom Cruise che nonostante le palesi limitazioni messe in mostra dalla vicinanza di un mostro sacro della recitazione, riesce a non sfigurare e a regalare una prova efficace, dimostrando di avere di fronte a se una luminosa carriera.

Note di produzione: il film rastrella 4 premi Oscar su 8 nomination, miglior film, miglior sceneggiatura, miglior regia e statuetta per il miglior attore protagonista a Dustin Hoffman. Nel cast anche Valeria Golino e un cameo per il regista Barry Levinson nei panni di un medico.