Puzzole alla riscossa, recensione

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L’ennesima splendida e rigogliosa foresta viene presa di mira dal magnate di turno,  intenzionato a raderla al suolo e trasformarla nel fulcro di una futura metropoli con un oceano di cemento.

Il braccio destro del magnate in questione, in viaggio per la bucolica meta pronto a portare a termine il suo sporco lavoro, viene fatto fuori lungo la strada da un team di animaletti sul piede di guerra, guidati da un agguerrito procione che non ha nessuna intenzione che gli invasori mettano in atto il loro progetto di cementificazione selvaggia, sfrattandoli per sempre dal loro habitat.

Ma la tentacolare e avidissima società non si farà certo scoraggiare dalla dipartita di un dipendente, e quindi morto un Papa se ne elegge subito un altro, e l’ecologica patata bollente toccherà a Dean Sanders (Brendan Fraser) che con famiglia al seguito, la bella moglie Tammy (Brooke Shields) e polemico figlio adolescente Tyler (Matt Prokop), si trasferirà nei pressi della foresta e diventerà così l’oggetto della sfuriata dei vendicativi animaletti, pronti a vender cara la pelliccia pur di salvare la loro casa.

Il regista Roger Kumble, nel curriculum la comedy-romance La cosa più dolce e il prrriginoso teen-drama Cruel intentions, stavolta si cimenta con una fiaba animalista che miscela live-action e CGI in stile Babe-maialino coraggioso, sfornando però un sin troppo chiassoso family-movie sui generis, che finisce per toccare punte di demenzialità tali da diventare fruibile più che altro da un pubblico di bambini, grazie anche a degli ottimi effetti speciali che ci risparmiano almeno per una volta l’inquietante effetto Dr. Dolittle.

Puzzole alla riscossa nonostante un  volenteroso e un pò imbolsito Brendan Fraser, una splendida Brooke Shields, e una location davvero incantevole, strappa a malapena qualche risata, troppo sovraccarico per un film che punta ad un pubblico variegato che vorrebbe comprendere anche un target adulto, decisamente infantile ben oltre il ragionevole.