La regola del sospetto, recensione

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James Clayton (Colin Farrell) è un brillante studente d’informatica in procinto di intraprendere una luminosa carriera, la sua abilità con la tecnologia non passa inosservata, e fa si che la CIA lo ritenga papabile per un posto nell’Agenzia, così una sera mentre Clayton è al lavoro in un bar viene avvicinato da Walter Burke (Al Pacino) agente reclutatore e veterano dell’Agenzia.

Naturalmente Clayton in principio non è molto incline in primis a credere a Burke e alla sua identità, e poi ad entrare in un mondo che non conosce e che per quanto possa affascinarlo non ha certo una gran fama. Burke però sa il fatti suo, il suo lavoro consiste proprio nel saper coinvolgere giovani come Clayton, e così il ragazzo si ritrova in men che non si dica nella Fattoria, segretissimo centro di addestramento per reclute e futuri agenti operativi.

L’addestramento dopo un promettente inizio però non senbra andare a buon fine,Clayton cade su uno dei test più importanti e la sua avventura nell’Agenzia finisce prima del tempo. Almeno in apparenza, perchè una volta fuori il ragazzo  con sua grande sorpresa si trova contattato da Burke per una missione di sorveglianza sotto copertura all’interno di un centro dati. Sembra che una dipendente, Layla Moore (Bridget Moynahan), una ragazza che Clayton ha conosciuto alla Fattoria venda al miglior offerente informazioni top secret. La missione sarà contattarla ed infiltrarsi nel centro, onde scoprire come Lyla trafuga e porta all’esterno le informazioni riservate.

Il veterano Roger Donaldson (Il Bounty, Dante’s Peak-la furia della montagna) mette in scena un thriller che sicuramente non si può definre ne meemorabile, ne tantomeno sorprendente, ma senza alcun dubbio sopra la media di molti prodotti  analoghi, e con l’indubbio pregio di mettere a confronto due attori che trovano immediatamente l’alchimia giusta per coinvolgere lo spettatore in un intrigante gioco delle parti, che se pur convenzionale nel suo sviluppo, e a tratti sin troppo prevedibile, diverte e coinvolge.

Ne La regola del sospetto lo script gioca e punta con astuzia sull’indiscutibile carisma dei due protagonisti, mellifluo, paterno e tentatore Pacino, ingenuo ma non troppo Farrell, nel mezzo un classico intrigo con tutti che spiano tutti e nessuno che è quel che dice di essere, insomma il plot è da manuale e se si riesce ad accettare la mancanza di una reale originalità, senza alcun dubbio si riuscirà a godere di una buona prova d’attori e di una messinscena più che dignitosa.