Il solista, recensione in anteprima

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Il giornalista del Los Angeles Times Steve Lopez (Robert Downeyy Jr.) durante una passeggiata ascolta un uomo suonare un violino con solo due corde, l’uomo è Nathaniel Ayers (Jamie Foxx) un senzatetto che soffre di schizofrenia e attacchi di paranoia, ma non sembra violento, parlando con lui scopre che ha frequentato la prestigiosa scuola d’arte Juilliard di New York e che all’epoca suonava il violoncello.

Il fiuto di Lopez non sbaglia, quella che poteva essere una fandonia costruita dalla mente disturbata di Ayers si rivela invece un fatto reale, l’uomo all’epoca della Juillard era un talento in crescendo, sino a che l’inesorabile evolversi della sua malattia e l’acutizzarsi dei sintomi lo costringeranno prima a lasciare la scuola e poi a fuggire di casa.

Lopez comincia a dedicare la sua colonna sul quotidiano alla storia di Ayers, i lettori sembrano apprezzare il racconto di questo genio perduto che vive in strada, a tal punto che un’anziana violoncellista afflitta da artrite e commossa dalla storia non decide di regalare il suo violoncello all’uomo, sarà Lopez a consegnarglielo e di li in poi inizierà per i due un’amicizia che attraverserà alti e bassi, ma che che alla fine gioverà ad entrambi.

Il regista inglese Joe Wright che ci aveva incantato con il suo Orgoglio e pregiudizio e convinto con il successivo Espiazione, adatta un romanzo autobiografico del giornalista Steve Lopez, cogliendo l’occasione per mostrare una Los Angeles lontana anni luce dalla scintillante Hollywood e dallo sfarzo della pacchiana Beverly Hills, esplorando un terrificante limbo dove tossici, senzatetto e disagiati mentali popolano vicoli e parchi.

Robert Downey Jr. e Jamie Foxx tornano per la seconda volta ad un ruolo familiare, il primo interpreta un giornalista come in Zodiac, mentre Foxx torna ad interpretare un genio della musica come nella biopic musicale Ray, ruolo che gli valse nel 2005 un Oscar come miglior attore protagoinsita.

Nonostante l’appeal della storia vera e alcune suggestive sequenze decisamente azzeccate Wright sembra poco a suo agio con il cemento e il traffico della Città degli angeli, il suo stile tanto elegante quanto formale non riesce a bucare lo schermo come potrebbe e dovrebbe visto il materiale umano a disposizione.

Downey è efficace, Foxx bravissimo, ma quando il protagonista imbraccia il violoncello e le immagini dovrebbero trasmetterci poesia, Wright non riesce a coinvolgere pienamente, gli eleganti movimenti di macchina, le inquadrature ricercate che avevano così ben funzionato nei due film precedenti con picchi di eccelenza nella trasposizione tratta dalla Austen, qui stridono con il contesto metropolitano trasmettendo un fastidioso senso di distacco.

Detto ciò Il solista resta comunque una gran prova d’attori, in scena una coppia di quelle che è una fortuna poter vedere insieme e che nonostante le limitazioni riscontrate nella messinscena, riesce con talento e dedizione ad arrivare al cuore dello spettatore.

Note di produzione: Jamie Foxx che suona già il piano ha preso lezioni di violoncello appositamente per il film, nel cast anche la Catherine Keener nominata agli Oscar per Essere John malkovich e Truman Capote-A sangue freddo.