Godzilla, recensione

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Dopo un incipit che ci mostra gli esperimenti nucleari del governo francese nei pressi si alcuni isolotti polinesiani, scopriremo che un gigantesco rettile figlio di quegli esperimenti, e mutazione genetica decisamente abnorme, sta seguendo un percorso che sembra portarlo dritto dritto verso la città di New York.

Sulle sue tracce un agente dei servizi segreti francesi Philippe Roachè (Jean Reno), l’esercito degli Stati Uniti e un team di scienziati tra i quali Niko Tatopoulous (Matthew Broderick) esperto di mutazioni da radiazioni, che ben presto capirà che la minaccia che ha di fronte è piu gigantesca e letale di qualsiasi cosa abbia mai studiato.

Infatti giunto a New York il nostro Godzilla, come lo ha nel frattempo soprannominato l’unico sopravvissuto ad un devastante naufragio causato dal mostro al largo delle coste giapponesi, semina distruzione e panico in quel di Manhattan, mentre l’esercito tenta invano di abbatterlo irritando ulteriormente l’animale che reagirà amplificando la devastazione.

Solo in un secondo momento Tatopoulos capirà che Godzilla sta proteggendo la sua prole pronta a nascere da alcune uova che la creatura ha deposto tra le macerie della stazione del Madison Square Garden, diventata nel fratempo un gigantesco nido, nido che verrà scovato da Roachè, Tatopoulos ed un’intraprendente giornalista televisiva, proprio nel momento in cui tutte le uova si stanno schiudendo liberando un’orda di famelici e letali mini-godzilla.

Il regista Roland Emmerich si cimenta nuovamente con il disaster-movie e dopo Independence day aggiunge alla contaminazione sci-fi anche un’icona del monster-movie made in Japan, americanizzando il mostrone giapponese Godzilla, rappresentazione nipponica degli orrori e i pericoli del nucleare. e attualizzandolo donandogli una connotazione alla Jurassic Park e sfornando un pocorn-movie all’ennesima potenza.

Il problema di fondo della pellicola di Emmerich è che dopo aver goduto nei primi minuti dei fasti della CGI con l’ennesima e catartica devastazione della Grande Mela si comincia a percepire l’eccessiva lunghezza della pellicole, causa un fastidioso ripetersi di ridondanti scene action e devastanti passeggiate notturne della creatura, che dopo un pò perdono di efficacia, problema dovuto in parte anche alla poca cura dedicata ai comprimari umani che rimangono troppo ai margini, e Broderick a parte, privi del giusto appeal.

Le lacune della pellicole si accentuano nel passaggio dal grande schermo alla visione casalinga, in cui si perde in parte l’appeal e l’impatto visivo degli effetti speciali, mostrando ulteriormente i motivi che non hanno trasformato la pellicola di Emmerich in qualcosa di memorabile, troppi i richiami ai dinosauri di Spielberg, un’indigestione di distruzione e CGI senza umorismo e attenzione ai personaggi, insomma tecnicamente ineccepibile, a tratti coinvolgente, ma senza una vera anima che lo distingua da un videogame di ultima generazione.