Gioco a due, recensione

thomas_crown_affair []Il milardario Thomas Crown (pierce Brosnan) sembra molto annoiato dalla routine del suo lavoro e dalla vita in generale. Qulacuno potrebbe definirla crisi di mezz’età, ma è chiaro che Crown cerca qualche brivido che la sua vita agiata e senza mordente gli ha inesorabilmente tolto.

Crown si improvvisa così ladro per un giorno e pianifica il furto di un Monet dal Metropolitan Museum di New York. Il quadro viene rubato in pieno orario d’apertura davanti ai sorveglianti, ma non solo, una volta recuperata la preziosa refurtiva Crown contribuisce a far arrestare i suoi complici.

Questo gesto plateale e il fatto che Crown sia un miliardario lo fa immediatamente depennare dalla lista dei sospetti della polizia, ma la bella investigatrice Catherine Banning (Rene Russo), a cui la società di assicurazioni che rischia di sborsare la notevole cifra di cento milioni di dollari ha affidato  il caso, non è d’accordo, e punta  l’affascinante miliardario con la ferma intenzione di incastrarlo.

Tra i due comincerà un sottile gioco di studio e seduzione che sfocierà inevitabilmente in una passionale relazione, relazione che nel momento della verità diventerà una gran bella complicazione per entrambi.

Questo dignitoso remake di un classico del 1968 con Steve McQueen e Faye Dunaway, vede alla regia il veterano John McTiernan (Predator, Caccia a Ottobre Rosso), maestro dell’action ed esperto dei meccanismi del thriller, qui alle prese anche con un bel romance e due affascinanti protagonisti che ce la mettono davvero tutta per coinvolgere lo spettatore.

Sicuramente avere un solido predecessore ha aiutato molto McTiernan nel suo lavoro, questo mix di generi non è esattamente nelle sue corde, ma quello che sorprende è l’indubbia classe della messinscena e il carisma dei due protagonisti che nobilitano un’operazione che altrimenti sarebbe stata alquanto anonima se non aggiornata in una chiave più dinamica.

Gioco a due risulta gradevole, a tratti un pò spento, ma in generale molto intrigante, quello che stupisce di piu è lo stile di McTiernan che riesce a non essere invasivo, rispettare l’originale e comunque dare una sua personale versione della storia, il che alla fine dei conti non è poco.