Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, recensione

Alfie (Anthony Hopkins) ed Helena (Gemma Jones) dopo quarant’anni di matrimonio, un figlio perduto ed una figlia sposata si lasciano, anzi per la verità è Alfie a lasciare la moglie preso da una crisi di mezz’età in cronico ritardo e con la ferma intenzione di ritrovare una giovinezza perduta e il controllo di una vita che sembra, giorno dopo giorno sfuggirgli di mano.

Così mentre Alfie cerca se stesso tra fuoriserie, palestre, qualche locale in e nuove conoscenze, la povera Helena disperata e su consiglio della figlia Sally (Naomi Watts), preoccupata per lei dopo un tentativo di suicidio, si rivolgerà ad una cartomante che con qualche previsione ad hoc sembrerà riuscire a confortare la donna dal cuore infranto.

Frattanto Helena scoprirà che il marito sta per convolare a nozze con una giovane ragazza che ha la metà dei suoi anni, la figlia Sally divorzierà dal marito Roy (Josh Brolin) scrittore in crisi creativa, che nel frattempo oltre ad essersi invaghitodi una bella dirimpettaia (Freida Pinto), ruberà il manoscritto di un amico morto in un incidente stradale spacciandolo per suo.

Ritorno in quel di Londra per Woody Allen dopo la trasferta newyorchese di Basta che funzioni, il regista con Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni torna al racconto corale  utilizzando la sua abilità nell’intrecciare storie per disquisire su amore e destino, mostrando anche stavolta un’innegabile maestria nell’affrontare con ironia le grandi tematiche amorose, capace sempre di giocare con i suoi personaggi in perenne equiilibrio tra dramma e comedy, tutti inesorabilmente sull’orlo di una crisi di nervi e in balia di un destino tanto beffardo quanto magnanimo.

Innegabile che questo ultimo lavoro di Allen si dipani su binari sin troppo rodati, che la levità della messinscena e alcune dinamiche peschino a piene mani da molto del repertorio classico dello stesso Allen, ma di fronte a dialoghi tanto brillanti e a personaggi così ben scritti non si può far altro che lasciarsi andare e godersi lo spettacolo e soprattutto un finale, che ci ricorda quanto medicamentosa possa esser per l’anima l’illusione amorosa.