Fighting: recensione in anteprima

la-locandina-di-fighting-107134New York, Sean MacArthur (Channing Tatum) sbarca il lunario vendendo per strada quallo che capita, libri, dvd contraffatti, biglietti per eventi e merce varia, non è certo una bella vita, ma questo passa il convento, purtroppo la strada è dura e i marciapiedi sono una giungla e spesso si combatte tra poveri per un pezzettino d’asfalto.

Un bel giorno Shawn viene coinvolto in una rissa, si difende e anche bene, non sapendo che ha appena partecipato ad un provino organizzato da Harvey Boarden (Terrence Howard) un reclutatore di combattenti per incontri clandestini.

Lo scoprirà presto e  la sua vita cambierà radicalmente non appena comincerà a scalare la classifica virtuale che lo porterà incontro dopo incontro a scoprire un mondo sotterraneo tanto fascinoso quanto pericoloso, a battersi in un devastante e violento combattimento finale con il  temibile campione dei campioni e tra un una contusione e l’altra ad innamorarsi.

Fighting è molto lontano dallo sfarzo action del Lionheart di Jean-claude Van Damme o del più cool Never Back Down, qui siamo dalle parti de I gladiatori della strada con una strizzatina d’occhio a due classici con Sylvester Stallone Taverna Paradiso e il cult Rocky.

Il gigante buono di Step up, Channing Tatum è un mix del fascino fanciullesco del fratellone buono e letale dell’esordio registico di Stallone e la determinazione e ingenuità del Rocky di Avildsen.

Quello che più convince è la scelta di un regista indipendente e dallo sguardo autorale come Dito Montiel (Guida per riconoscere i tuoi santi), che punta sui personaggi più che sui combattimenti e sulla descrizione di una New York stropicciata e suburbana di indubbio fascino sporcando ad arte il look del film e rendendo gli incontri asciutti, violenti e senza troppi fronzoli o ammiccanti virtuosismi orientaleggianti.

Il film non manca di difetti, la parte romance poco incisiva, il giovane protagonista che manca della gamma espressiva necessaria e ancora in cerca di un’identità, questo però non toglie che l’intrigante aspetto street della pellicola che snobba il modaiolo e ammiccante stile videoclipparo per dedicarsi, colonna sonora compresa, al contenuto più che alla confezione mette, pur non entusismando, Fighting una spanna sopra alle più recenti pellicole del genere.