Dragonfly-Il segno della libellula, recensione

dragonflyIl dr. Joe Darrow (Kevin Costner) ha perso la moglie Emily ( Susanna Thompson) in un incidente avvenuto in Sud America, Emily era una dottoressa volontaria per una missione umanitaria e in attesa di un bimbo. La morte della moglie fa sprofondare Joe in una forte depressione da cui cerca pian piano di venir fuori.

Alcuni strani avvenimenti sembrano turbare la naturale elaborazione del lutto di Joe, come i racconti di alcuni piccoli pazienti di un reparto di oncologia che gli parlano di sogni in cui vedono la moglie o l’apparire di alcuni strani segni, come la reiterata comparsa di una libellula, insetto molto amato da Emily.

Segni che se per altri sarebbero mere coincidenze, diventano per Joe chiari messaggi sovrannaturali da parte di sua moglie che lo convincono a partire alla volta del Venezuela in cerca di risposte, e ne troverà di veramente inaspettate,

Terreno spinoso quello che  il regista Tom Shadyac (Patch Adams, Una settimana da Dio)  e Kevin Costner tentano di affrontare, irto di insidie narrative, comicità involontaria, e fiumi di retorica mistico-religiosa. Il sovrannaturale e l’aldilà sono oggetti narrativamente fascinosi e al contempo pericolosi, ne sa qualcosa il collega Mark Pellington ed il suo The Mothman Prophecies, intrigante, ma criptico inno al sovrannaturale con un Richard Gere giornalista e novello veggente.

Dragonfly ha la pecca di tediare lo spettatore con una sceneggiatura didascalica che finisce col sembrare pretenziosa, e con un ritmo che con l’avanzare della storia perde continuamente colpi, fino al prevedibile e sin troppo telefonato finale.

La messinscena e l’indubbia cura della parte tecnica non soppersiscono ad una certa incertezza di fondo che il regista, veterano della commedia, sembra rivelare sin dalle prime sequenze, Costner fa il suo dovere, ma non può certo miracolare uno script così prevedibile.

Dragonfly-il segno della libellula alla fine dei conti non funziona a dovere, particolarmente lento, nasconde dietro un tema fascinoso e un titolo intrigante, solo l’ennessimo copione da dimenticare, senza nerbo e che cerca di spiegare troppo anche quello che sarebbe stato meglio solo suggerire.