10.000 A.C., recensione

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Una tribù di cacciatori di montagna subisce l’assalto di alcuni spietati e misteriosi guerrieri a cavallo che razziano il villaggio e  rapiscono parte della tribù, tra cui la bella Evolet (Camilla Belle) rara bellezza dagli occhi blu cresciuta nel villaggio, e di cui D’Leh (Steve Strait) giovane cacciatore è innamorato sin dall’infanzia.

D’Leh non resterà con le mani in mano e radunato un gruppo di impavidi villici si lancerà all’inseguimento dei razziatori con l’intento di riprendersi la sua bella, e liberare gli altri membri della sua tribù, ma il suo viaggio sarà lungo, difficoltoso e irto di ostacoli.

D’Leh affronterà feroci predatori come tigri dai denti a sciabola e giganteschi uccelli carnivori, scoprirà un mondo immenso ed inesplorato popolato da molte tribù a lui sconosciute, e il suo viaggio culminerà con una battaglia contro una divinità sin troppo umana, una rivolta di schiavi e la sua metamorfosi in guerriero.

Secondo passo falso per il veterano del kolossal hollywoodiano Roland Emmerich, dopo il non proprio memorabile Godzilla, ecco il disaster-movie nel senso più stretto del termine, si perche 10,000 A.C. sfiora davvero il disastro, per colpa di uno script sonnolento, ed un abuso di effetti speciali inseriti ad hoc onde vivacizzare una messiscena in cui l’emozione avventurosa latita.

10.000 A.C. è la dimostrazione palese che non bastano effetti speciali e un budget stratosferico per creare un kolossal, ma ci vuole anche un minimo di trama che coinvolga lo spettatore e una lato dinamico che non sfoggi solo grandi numeri e pixel, ma anche un impatto visivamente ed emotivamente coinvolgente, vedi l’Avatar di Cameron, tanto per fare un esempio eclatante.

Il film di Emmerich non cattura mai l’attenzione, non costruisce nessuna empatia tra spettatore e personaggi sullo schermo, a ciò si aggiungono una serie di fumettosi effetti speciali di massa che mettono in luce solo la pochezza della sceneggiatura, che dovrebbe fungere da impalcatura narrativa per le sequenze più spettacolari, forse a  mr. Emmerich è sfuggito l’Apocalypto di Mel Gibson.

10.000 A.C. nonostante la luccicante confezione, una volta scartato il paccone regalo made in Hollywood, tolti nastri, lustrini e pailette, ci si ritrova per le mani una gran bella delusione, per carità infiocchettata ad arte, ma sempre una gran delusione.