Zodiac, recensione

Stati Uniti 14 aprile 1969, una seconda coppia viene aggredita da quella che sembra la medesima mano di un serial-killer in evoluzione, la donna sopravvive, mentre l’uomo muore per le ferite riportate. Un mese dopo l’aggressione presso la redazione del San Francisco Chronicle, dove lavorano il giornalista di cronaca nera Paul Avery (Robert Downey, Jr.) e il vignettista politico Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal), arriva la prima di una serie di missive crittografate che riporta alcuni dettagli sugli omicidi seriali perpetrati negli ultimi mesi, ma vista la natura ambigua delle lettere, la redazione del giornale le archivierà  come opera di un mitomane.

Tutti sembrano concordi sul fatto che lettere siano dei falsi, tranne Graysmith che cerca un alleato in Avery, ma la sua occupazione di vignettista non gli da il giusto credito per portare avanti la sua tesi, così Graysmith decide di concentrarsi sul contenuto crittografato delle missive e una volta riuscito a decifrarlo, anche Avery comincerà a dare un minimo di credito all’ipotesi che questo famigerato Killer dello zodiaco possa essere davvero l’autore delle lettere.

La collaborazione tra Graysmith ed Avery si consoliderà quando un’altra coppia subirà un’aggressione con il medesimo brutale modus operandi, stavolta è l’uomo a sopravvivere e la donna ad avere la peggio e quello che potrebbe essere il killer a misfatto compiuto comincerà a telefonare e conversare con il celebre avvocato Melvin Belli (Brian Cox). Nel frattempo con l’opinione pubblica in subbuglio, i cittadini terrrorizzati e le autorità che brancolano nel buio, al caso vengono assegnati i detective della polizia di San Francisco Dave Toschi (Mark Ruffalo) e Bill Armstrong (Anthony Edwards).

A dodici anni dal cult Seven il regista David Fincher torna a narrare di serial-killer stavolta pescando dalla cronaca nera, narrando del duello a distanza tra il famigerato Killer dello Zodiaco, tutt’oggi ancora senza un nome e un paio di giornalisti che mettono a repentaglio la propria vita e carriera per inseguire un’ombra che semina indizi e cadaveri sfidando apertamente le autorità.

Fincher con Zodiac stupisce e spiazza ancora una volta non ripetendosi in un’altra cupa messinscena da serial-thriller, ma distaccandosi con forza dalle efferate atmosfere di Seven per esplorare i territori dell’ossessione e della follia che invade il quotidiano,  attraverso una narrazione che non ha paura di puntare all’investigativo soffermandosi sui dettagli, di sfrutttare appieno un paio di virtuosi della recitazione come Downey  Jr. e Gyllenhaal e lasciando che Mark Ruffalo si ritagli una delle migliori interpretazioni della sua carriera.

Attenzione a chi pensa di trovarsi di fronte ad un ideale sequel di Seven, qui siamo su altri territori non solo narrativi, il film di Fincher è pregno di dialoghi, fatti e indizi e di Seven mantiene solo una frammentata, disturbante e distorta prospettiva omicida e un finale nichilista che stavolta non è solo espressione di una società che sta inesorabilmente divorando se stessa, ma la testimonianza di un quotidiano da incubo che racconta di mostri della porta accanto.

Note di produzione: il film ispirato a fatti realmente accaduti è transitato al sessantesimo Festival di Cannes, nel film Ispettore Callaghan: Il caso Scorpio è tuo il personaggio di Eastwood da la caccia ad un omicida seriale ispirato proprio al famigerato serial-killer di San Francisco. Fincher ha prodotto girato sufficiente per due film, un primo montaggio della pellicola superava le tre ore ridotte in seguito a due ore e mezza. (fonte Wikipedia)